Musica d'Africa #3/7
Musicisti della Guinea, dello Zaire, del Senegal, dello Zimbabwe, del Camerun, della Nigeria, del Sudafrica, hanno cominciato a farsi conoscere dal giovane pubblico del rock e del pop. Si parla di "musica africana", ma il termine è davvero troppo generico per poter definire un insieme di suoni, stili, generi, enormemente diversificato, con stili che variano da regione a regione. Musica che getta un ideale ponte tra tradizione e modernità, savane e grattacieli, tra nuova comunicazione elettronica e ritmo ancestrale.
E' la chitarra elettrica il principale strumento che ha giocato un ruolo vitale nel modellare la musica urbana in tutto il mondo e, soprattutto, in Africa. L'arrivo degli strumenti elettrici ha creato nella musicale "Madre Africa", una vera e propria esplosione di creatività, di vitalità e di tecnica che ha impressionato il mondo intero.
Il percorso della "nuova ondata" africana che ha pian piano invaso l'occidente, è iniziato alla fine degli anni Sessanta, quando, prima con Tom Hark e poi soprattutto con Miriam Makeba e Hugh Masekela, le canzoni e i ritmi della nuova Africa hanno cominciato a scalare le classifiche di vendita. Il rock viene rapidamente affascinato dalla giovane musica dell'Africa, come testimoniano i primi "viaggi" di personaggi come Ginger Baker dei Cream o Brian Jones dei Rolling Stones, che realizzano dischi con musicisti africani. Ma sono personaggi come Manu Dibango con Soul Makossa e i ghaniani Osibisa, che mettono insieme armonie africane, ritmi e atmosfere del jazz, del soul, della canzone e del pop, seguiti a breve distanza dal "black president" Fela Kuti. La grande esplosione dell' "african pop" è comunque avvenuta negli anni Ottanta, in parte dovuta al grande successo ottenuto da Bob Marley e dal reggae. (suggerimenti di G. Castaldo)(continua)
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