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Visualizzazione dei post da luglio, 2024

Terry Riley - Rainbow In Curved Air (1969)

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di Silvano Bottaro La musica di Terry Riley sfugge a una precisa classificazione, tra i vari termini che gli sono stati coniati quello forse più appropriato è di "musica minimalista". Il primo disco di Riley è "In C" composizione destinata a fare scuola. In C (titolo derivato dalla persistente pulsazione in Do del pianoforte che ne guida lo svolgimento) è del 1964. Questa suite che lo ha fatto conoscere in tutto il mondo è certamente il suo lavoro meno accessibile. Gli strumenti partono uno dopo l'altro fino ad accavallarsi, seguendo ognuno singolarmente uno schema assai semplice, in modo che i musicisti possano suonando esprimere e trasmettere dei sentimenti, delle emozioni primordiali. Cinque anni dopo nel '69 esce questo "A Rainbow In A Curved Air", in Italia esce nel '74, ben cinque anni dopo la sua pubblicazione. L'opera che molti considerano il suo capolavoro, e anche il disco che maggiormente ha influenzato altri musicisti

Bassekou Kouyate & Ngoni Ba - Jama Ko // Rokia Traore – Beautiful Africa

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di Andrea Hawkes Il fascino che la musica del Mali esercita sulle nuove e vecchie leve del rock anglo americano è difficilmente quantificabile, ma è sicuramente una delle trame più interessanti nella narrazione trasversale della nostra musica preferita. I vecchi rocker come Robert Plant, che ben si ricordano dell’impatto che il blues ebbe sulle loro vite, hanno scoperto nella musica dei Tuareg una nuova fonte incontaminata simile al blues, ma con caratteristiche inimmaginabili fino a qualche anno fa. Una forma di blues aliena. Chitarristi come Ry Cooder hanno scoperto con gioia che il loro strumento non aveva ancora detto tutto e che era possibile uno stile fresco e nuovo, allo stesso tempo arcaico e accessibile, ma dall’impatto travolgente. I musicisti d’avanguardia e quelli indie, con Damon Albarn in prima fila, sono attratti dai ritmi contagiosi e dall’elemento di ribellione che è molto più autentico che in qualsiasi genere musicale del nord tecnologico del mondo. La musica de

Ballaké Sissoko & Derek Gripper - Omonimo (2024)

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 di Alessio Surian Nella storia discografica del Mali e della kora c’è un disco cardine che fotografa nel 1970 l’incontro fra Djelimadi Sissoko e Sidiki Diabaté con l’album “Ancient Strings”. Quasi trent’anni dopo Ballaké Sissoko e suo cugino Toumani Diabaté registrarono in duo “New Ancient Strings”. Da allora, Sissoko e Diabaté non hanno più registrato insieme da allora. Entrambi hanno continuato a coltivare l’arte del dialogo con altri strumenti a corse, nel caso di Sissoko particolarmente riuscita insieme al violoncellista francese Vincent Ségal. Nel frattempo, il chitarrista classico Derek Gripper, specialista di Bach, ha intrapreso un viaggio dalla sua Città del Capo verso il cuore della musica dell'Africa occidentale accostandosi all’arte della kora. Come adattare la musica che scaturisce dalle ventuno corde della kora alle dinamiche sonore della chitarra classica a sei corde? L'intento di Gripper va oltre il semplice adattamento per esplorare possibili innovazioni e rein

Teresa De Sio

Il raffinato crossover tra sperimentazione musicale e linguistica e il recupero dell'ancestrale patrimonio della canzone popolare del Sud ha imposto Teresa De Sio (1955) come una delle autrici e interpreti più originali della musica italiana degli ultimi decenni. Nata a Cava dei Tirreni, sorella maggiore dell'attrice Giuliana, esordisce sul palco giovanissima insieme a Eugenio Bennato e al collettivo folk Musicanova. Discografia e Wikipedia

Stairway To Heaven - Led Zeppelin (1971)

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Cosa si può aggiungere a una canzone che ha segnato la storia del rock? Niente. I Led Zeppelin hanno divelto il concetto di rock song, legando allo scheletro del blues la più succosa carne che si possa immaginare. Non c'è alcun intellettualismo nella loro miscela (cosa che invece si può intravedere nelle canzoni dei Cream, anche loro precursori dell'hard rock e del connubio tra blues e rock), solo adrenalina e furore, l'urlo di Robert Plant che attraversa i muri, la chitarra di Jimmy Page che sega il legno in due, la batteria di Bonzo che comanda il tempo. Il passaporto per l'eternità arriva, splendido paradosso che colpisce a ripetizione le band hard rock, tramite una ballata: Stairway to Heaven è un cerchio di Giotto, Plant mi ha detto che mentre la scriveva aveva la chiara sensazione che si stesse scrivendo da sola.  (M. Cotto - da Rock Therapy)    

Family - Music In A Doll's House (1968)

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L'edificio della copertina del disco di oggi è una casa. Ma di quelle delle bambole. È anche, come per una vera casa, un susseguirsi di ambienti legati, di storie. Il disco di oggi è, unanimemente, uno dei più particolari e preziosi dischi degli anni '60 e, aggiungo io, uno dei miei preferiti in assoluto. Tutto inizia a Leicester, inizio anni '60. Roger Chapman, che già ha qualche esperienza in piccoli gruppi, forma i Farinas, con suoi amici del Leicester Art College: Charlie Whitney, che suona la chitarra, Jim King che suona il sassofono, Harry Overnall e Tim Kirchin, quest'ultimo poi sostituito da Ric Grech. Registrano un primo singolo, per la Fontana, dal titolo You'd Better Stp / I Like It Like That del 1964, che ha un piccolissimo successo. Cambiano nome in Roaring Sixties e pubblicano un nuovo singolo, We Love The Pirates, nel 1966. A questo punto cambiano nome in Family, per l'abitudine di fare tutto insieme, e quando Rob Townsend sostituisce Overnall van

Alter Bridge - Fortress (2013)

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Le scelte musicali di Maggio avranno come filo rosso la presenza di un edificio in copertina. Mi rendo conto che la scelta dell'elemento in comune è di per sé poco discriminante, perché la lista sarebbe lunghissima. Tuttavia con un percorso che ho immaginato a scorrimento di grandezza dell’edificio ne uscirà, spero di non deludervi, una bella selezione. Poi è sempre una buona occasione per scoprire altri dischi rispetto a quelli che ho scelto io. La copertina che inizia questo piccolo viaggio è una casa abbandonata in un deserto, che in maniera piuttosto ironica è stata scelta per descrivere la Fortezza del titolo. Fortress è il quarto album in studio degli Alter Bridge, uscito nel 2013. Gli Alter Bridge nascono agli inzi degli anni 2000, quando si unirono ex componenti di due band, i Creed e i Mayfield Four: dal primo provenivano Il chitarrista Mark Tremonti, il bassista Brian Marshall ed il batterista Scott Phillips facevano già parte dei Creed, insieme al cantante Scott Stapp, f

David Byrne - Rei Momo (1989)

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di Silvano Bottaro Effervescente, vivace, gioiosa è l'aria che ci fa respirare il sound, le note di questo Rei Momo . Ancora una volta il musicista scozzese tira fuori dal suo cappello a cilindro la sua grande creatività. David Byrne dopo essersi allontanato dal progetto Talking Heads , si getta nei suoni dell'America latina, e più precisamente del Brasile. Questo suo primo disco solista dell'89, è un disco carico di musicalità, pieno di idee, di ironia e di feeling. La prima cosa che più risalta alle orecchie è il divertimento che riesce a trasmettere, la gioia nell'aver composto questa serie di canzoni e di avercele donate. Divertimento dovuto anche alla carica vitale dei musicisti brasiliani presenti, che lo hanno aiutato e sostenuto in questa prova. Byrne da ottimo artista, musicista, riesce a prendere gli elementi che compongono il carattere della musica brasiliana e dei paesi dell'America Latina e a modo suo trasforma e reinventa un sound ren

Devotchka - A Mad & Faithfull Telling (2008)

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Il mese di Aprile ha visto come protagonisti dei dischi sulla cui copertina ci sono una o più mani (l’avevate capito, lo so). Aggiungo che sono dischi di musica indipendente degli anni 2000, definizione che accompagna lavori prodotti e distribuiti da piccole etichette musicali che non fanno parte di grandi agglomerati di industria multimediale. È stato un viaggio che mi ha fatto scoprire molte band che conoscevo poco o non conoscevo affatto, ed è sempre una bellissima esperienza lo scoprire. Concludiamo questo percorso con una band che si forma a Denver, verso la fine degli anni ’90, con due caratteristiche peculiari: suonano un punk gitano ricchissimo di richiami alla cultura gipsy europea (e non solo), l’altro è la scelta del nome. Si chiamano infatti DeVotchKa, traslitterazione nel nostro alfabeto di девочка, che in russo vuol dire ragazza. La band è formata da ottimi polistrumentisti: Nick Urata, che canta e suona il theremin, la chitarra, il bouzouki, spesso il pianoforte e occasi

Spoon - Kill The Moonlight (2002)

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Alla cabina del mixer di The Stage Names dei Okkervil River c'era un ragazzo musicista, un batterista per la precisione: Jim Eno. Che all'uscita di quel disco era una sorta di celebrità della musica indie per via del gruppo che aveva fondato, circa dieci anni prima, con il cantante e chitarrista Britt Daniel. Ad Austin infatti agli inzi degli anni '90 fondano un gruppo che prende nome da una canzone dei leggendari Can, il famoso gruppo tedesco della Kosmik Music degli anni '70, che si chiama Spoon (da quel disco meraviglioso che fu Ege Bamyasi del 1972) e che faceva parte della colonna sonora di un film amato dai due ragazzi, Doppio Taglio (Jagged Edge), del 1985. Nel 1994 come duo con musicisti sessionisti incidono le prime canzoni: vanno in un EP, Nefarious (1994) e poi, assodati dalla etichetta Matador, in un LP, del 1996, Telephono, che vende poco ma viene notato da una certa critica come qualcosa di molto interessante. Nel 1997 un nuovo EP, Soft Effects, mostra l&#

Francesco de Gregori

Autore di alcuni tra i testi più poetici nella storia della nostra canzone d'autore, artista raffinato e personaggio tanto rigoroso da apparire spesso scostante (non a caso è definito "il principe" della musica italiana), Francesco de Gregori nasce a Roma il 4 aprile del 1951, ma trascorre l'infanzia a Pescara. Discografia e Wikipedia

Venus In Furs - The Velvet Underground (1967)

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Come il Baudelaire di Canzone di pomeriggio («Io metto tutta la mia gioia / il mio genio, il mio destino e la mia anima / sotto le tue scarpe di raso / sotto i tuoi piedi di seta affascinanti, / perché tu così mi guarisci, / tu, mia luce e mio colore»), come il romanzo omonimo di Leopold von Sacher-Masoch da cui prende il titolo («se vi schiaccerò sotto i piedi, dovrete, senza lamentarvi, baciare il piede che vi schiaccia»), Venus in Furs porta esplicitamente in scena, per la prima volta nella musica rock, il rapporto tra padrona e schiavo: «Bacia lo stivale di pelle lucida / cuoio lucido nell'oscurità / lecca le cinghie, il laccio che ti attende / colpisci, diletta Padrona, e cura il suo cuore». Il bordone di viola elettrica di John Cale, il suono primitivo di Maureen Tucker, il cantato di Lou Reed che flirta con il talkin' e la sua ostrich guitar accordata su una sola nota sono i quattro angoli retti di questo film in bianco e nero cupo e agghiacciante, ma, a dispetto di que

Okkervil River - The Stage Names (2007)

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Fino a 15 giorni fa non conoscevo questo gruppo, e la sua storia variegata e spassosa. Non conoscevo ovviamente nemmeno il loro modo di fare musica, che mi ha colpito davvero tanto. Will Sheff, voce e chitarra, Zach Thomas al basso e al mandolino e Seth Warren alla batteria sono tre amici sin dal tempo del liceo, e vivono nel New Hampshire. Si trasferiscono dopo il college ad Austin, in Texas, e mettono su una band: prendono nome dal titolo di un racconto di Tat'jana Nikitična Tolstaja (che discende da un ramo minore dei Tolstoj), contenuto nella raccolta Sotto Il Portico Dorato, che si intitola Sul Fiume Okkervil, che è un breve fiume che passa per San Pietroburgo: Okkervil River. Siamo a fine anni '90 del '900 e i nostri registrarono un album autoprodotto composto da sette canzoni intitolato Stars Too Small To Use. Iniziano a fare concerti, la band si allarga (Jonathan Meiburg alla fisarmonica e poi all'organo). Nel 2002 la famosa etichetta indipendente Jagjaguwar li

Arcade Fire - Funeral (2004)

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La caratteristica comune dei dischi di Aprile è arrivata per caso, e mi ha fatto scoprire delle cose bellissime che non conoscevo. Sono per questo molto felice di presentarvi le mie scelte ma stavolta la caratteristica comune la tengo segreta per questo primo appuntamento, si capirà in seguito e vi invito anzi, per giocare insieme, a ipotizzare quale sia. Inizio raccontandovi di una band, e un disco, che hanno davvero segnato la storia della musica indipendente internazionale, facendo il successo di una formazione di rock canadese che nel corso degli anni ha continuato a stupire. Il nucleo originale del gruppo prende vita a Boston, dove si conoscono Win Butler e Josh Deu, che formano gli Arcade Fire. Passano poche settimane e si trasferiscono nel paese natio, precisamente a Montreal, dove fanno i primi concerti in piccole location, a feste private e persino nelle gallerie d'arte. A Montreal Win Butler incontra Régine Chassagne, che prima diventerà cantante e poi futura sua sposa, p

Eddie Vedder - Into The Wild (2007)

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di Silvano Bottaro Into The Wild , primo album solista per Eddie Vedder , cantante e leader dei Pearl Jam , è anche colonna sonora del nuovo film scritto e diretto da Sean Penn dal titolo omonimo. Del film, tratto dal libro che racconta la storia di Christopher McCandless , un giovane studente atleta, che come scelta di vita abbandona tutto e si mette in viaggio nelle zone selvagge degli Usa, da dove non tornerà più, l’unica cosa che vi e mi consiglio è quella di andarlo a vedere, del disco invece non ho dubbi, ascoltatelo. A differenza dei dischi dei P.J. , Eddie in questo disco è assai più acustico. Quasi tutti i brani sono da lui composti ed eseguiti, seguendo una strada più intima e cantautorale . Non per questo il disco manca di energia e di vitalità, anzi l’intensità e l’emozione a volte sono veramente forti e cariche di trasporto. Le canzoni sono semplici piccoli gioielli in formato folk, anche perchè l'uso della voce e degli arpeggi delle chitarre, hanno la

Black Country Communion - Black Country Communion (2010)

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Il mese delle storia degli album delle band con "black" nel nome si conclude oggi. Vorrei ringraziare i suggerimenti, alcuni davvero interessanti, come Federica che mi ha suggerito i Beast Of Black (un gruppo heavy metal scandinavo che ama inserire le tastiere stile anni '80 nelle loro canzoni, e fa cover di qualsiasi cosa, persino di Michael Jackson e non solo dei Manowar), ma ho scelto per chiudere questa carrellata, necessariamente parziale e soprattutto cercando di andare oltre le scelte più ovvie (i Black Sabbath, già protagonisti di questa rubrica, o i Black Keys) un gruppo che ritengo estremamente interessante. L'ultima storia riguarda un supergruppo, che i più attenti hanno già percepito essere un'altra di quelle piccole passioni musicali personali. Questo è uno dei più recenti, e soprattutto uno tra i meglio amalgamati e capace di cose, a mio avviso, davvero notevoli. Tutto nasce quando, per una serie di concerti, Glen Hughes e Joe Bonamassa iniziano a su

Black Widow - Sacrifice (1970)

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Nella scelta di raccontare gruppi che hanno black nel nome, non si poteva non toccare il lato esoterico della musica: c'è tutto un filone metal, detto black metal, che porterà all'estremo queste tematiche, con un gusto quasi parossistico dell'orrido diventeranno una sorta di clichè. Il gruppo capostipite furono i leggendari Black Sabbath, ma qualche mese prima un altro gruppo che aveva black nel nome partorì un disco che se musicalmente si allacciava alle nascenti sonorità folk-prog nelle tematiche iniziava, in maniera tanto elegante quanto esplicita, l'anima nera della musica rock. Il gruppo in questione si chiama Black Widow. All'inizio erano un sestetto, che si chiamava, nel 1966, Pesky Gee. Ne facevano parte: Kay Garret (voce), Kip Trevor (voce, chitarra e armonica), Jess "Zoot" Taylor (pianoforte e organo), Jim Gannon (chitarra e voce), Clive Jones (sassofono e flauto), Bob Bond (basso) e Clive Box (batteria), e con questa formazione pubblicano un alb

Fabrizio De Andrè

Figura di importanza capitale nella musica e nella cultura italiana del dopoguerra, Fabrizio De André (1940 - 1999), ha rivoluzionato il linguaggio della canzone d'autore, imponendo quasi come un archetipo il suo stile personalissimo, nel quale confluivano molteplici influenze, riflette sulla base di una sensibilità lirica senza paragoni: dagli chansonniers francesi a Bob Dylan e Leonard Cohen. Discografia e Wikipedia

You Follow Me Down - Skunk Anansie (1999)

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Fin dall'inizio, gli Skunk Anansie sembravano alieni caduti sulla terra, guidati da una cantatrice calva (la più famosa al mondo, con Sinéad O'Connor) e con un nome con il quale manifestavano un gusto fuori dalla norma: «Skunk» è infatti slang per definire una persona sgradevole, ma anche una qualità di marijuana potente, mentre «Anansie» indica in Giamaica (terra d'origine di Skin) un ragno velenoso. Coniugavano fierezza lesbo (clit-rock è stata la prima, bizzarra e approssimativa etichetta) e androgine ambiguità, miserie punk e novità dub, dividendo la luce e l'ombra senza mai sostare nel chiaroscuro. Cambiavano ritmo anche all'interno delle singole canzoni, librandosi spesso in volo con le farfalle per poi trasformarsi in bombardieri. I testi erano estremi e aggressivi, terribili e duri. Poi hanno concesso qualcosa al pop, o forse hanno semplicemente accusato qualche colpo a vuoto. (M. Cotto - da Rock Therapy)    

X - Under The Big Black Sun (1982)

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Le due voci di oggi, nel percorso mensile di scoperta dei gruppi in cui la voce leader è maschile e femminile, rappresentano il duo più spettacolare, più estremo e più stupefacente (in molti sensi). Furono agli inizi degli anni ’80 la nuova sensazione della musica punk americana (che ricordo aveva caratteristiche molto diverse da quello europeo, musicali si, ma soprattutto ideologiche). La storia parte con John Nommensen Duchac, un musicista statunitense cresciuto nei dintorni di Los Angeles. Nel 1978 in piena stagione punk insieme ad un chitarrista rockabilly che collaborò con Gene Vincent (quello di Be-Bop-A-Lula) e Etta James, Billy Zoom, e un batterista che ama il country e il blues, D.J. Bonebrake, inizia a suonare nei locali alternativi di Los Angeles. Nel 1979 l’incontro con una poetessa beat (definizione sua) Christene Lee Cervenka, che viene convinta a cantare. Lei cambia il nome in Exene Cervenka, John in John Doe, che è il nome usato negli USA per indicare un uomo la cui rea

Fleetwood Mac - Rumours (1977)

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Di solito un duetto tra una voce maschile e una femminile è si presente in molti dischi, ma in modo episodico. Sembra strano, ma i gruppi in cui le voci principali sono state una maschile e una femminile sono molto più rari di quello che all’apparenza potrebbe pensare. Partendo da questa osservazione, i dischi di ottobre saranno dedicati appunto a casi del genere: ho cercato di unire cose molto note e significative ad altre meno, come è nello spirito di questa rubrica. Si parte oggi, nella prima domenica di ottobre, con uno dei dischi più belli, di successo e imitati di tutti i tempi. Eppure tutta questa gloria non era né scontata né, soprattutto, immaginabile dato che il capolavoro nacque proprio quando tutto sembrava irrimediabilmente compromesso, in un periodo di tensione altissima tra i membri della band che ne fu autrice. I Fleetwood Mac nascono come gruppo brit-blues sotto l’egida di Mick Fleetwood (batteria) Peter Green (chitarra) e John McVie (basso) che lasciano i Bluesbreaker

E T I C H E T T E

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