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Visualizzazione dei post da luglio, 2024

Neil Young & Pearl Jam - Mirror Ball (1995)

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di Silvano Bottaro La grandezza di un musicista e in questo caso di Neil Young sta nel non fossilizzarsi in stereotipi musicali. Mirror Ball è il disco che conferma questa regola. L’immagine ancora saldamente radicata nella mente di molti è quella del cantautore triste e solitario di “Harvest” (1972), del cantautore pacato di “Comes a time” (1978), o del vecchio bisonte che combatte la ruggine di “Rust Never Sleeps” (1979). Anche se tuttavia già nel corso degli anni ’70 Young aveva ripetutamente cercato di ridefinire il proprio ruolo e la propria statura umana e artistica attraverso scelte radicali ed estreme, a volte tutt’altro che popolari. Non bisogna dimenticare che all’epoca l’uscita di dischi ora osannati come “Times Fades Away”, “On The Beach”, e soprattutto “Tonight’s The Night” furono salutati come dei funerali artistici del canadese. Negli anni ’80 e successivamente, il compito è stato quello di demolire riuscendoci quella popolarità che gli derivava da un passato cos

The Rolling Stones - Beggars Banquet (1968)

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Ciò che unirà i dischi di Luglio sarà una caratteristica simpatica: hanno avuto tutti le copertine censurate, tanto che ne pubblicherò spesso due, quella che sostituì l’idea originale e l’originale, che in molti casi verrà rispolverata e pubblicata in occasione di rimasterizzazioni, anniversari o cambi di formati. Il disco che inizia la piccola antologia di copertina controversie ne aveva una geniale, ma uscì con quella che vedete in alto: un bigliettino di invito, con tanto di Répondez s’il vous plaît in basso a sinistra. Un invito che la più irriverente rock band del mondo, proiettata già nel 1969 a detenere un ruolo fondamentale nella storia del rock, dava a tutti i suoi fans. Si giocò sull’idea del banquet del titolo per quest’idea, anche delicata, ma nulla aveva a che fare con la prima copertina, per me leggendaria e tra le più belle di tutti i tempi: Secondo la leggenda, la foto originale fu scattata nel bagno di un concessionario di auto tedesche della California, a cui furono a

Joni Mitchell - Mingus (1979)

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Quando nel 1972 George Wein, celebre organizzatore del Festival di Newport, presentò Charles Mingus all’ora governatore della George, Jimmy Carter, futuro presidente degli Stati Uniti d’America, stava già su una sedia a rotelle, in una fase terribile della malattia di Gehring. Ma fu presentato come “il più grande jazzista vivente”. Qualche anno prima, non invitato dallo stesso Wein al Festival di Newport, organizzò un controfestival, con esibizioni notevolissime, girando in macchina con un megafono proprio nella stessa Newport, attirando non poche persone. Mingus negli anni ‘70 era appena tornato sulle scene, dopo il tracollo mentale dello sfratto e le cure psichiatriche. Eppure proprio in questi anni ci fu una riscoperta totale dei suoi dischi, anche perchè come sempre lui ci mise lo zampino: si mise in testa di poter far soldi con la Candid Records, una piccola casa discografica fondata nel 1960 dal critico e produttore Nat Hentoft e da Archie Bleyer, proprietario della casa discogra

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