Ballaké Sissoko & Derek Gripper - Omonimo (2024)

 di Alessio Surian

Nella storia discografica del Mali e della kora c’è un disco cardine che fotografa nel 1970 l’incontro fra Djelimadi Sissoko e Sidiki Diabaté con l’album “Ancient Strings”. Quasi trent’anni dopo Ballaké Sissoko e suo cugino Toumani Diabaté registrarono in duo “New Ancient Strings”. Da allora, Sissoko e Diabaté non hanno più registrato insieme da allora. Entrambi hanno continuato a coltivare l’arte del dialogo con altri strumenti a corse, nel caso di Sissoko particolarmente riuscita insieme al violoncellista francese Vincent Ségal. Nel frattempo, il chitarrista classico Derek Gripper, specialista di Bach, ha intrapreso un viaggio dalla sua Città del Capo verso il cuore della musica dell'Africa occidentale accostandosi all’arte della kora. Come adattare la musica che scaturisce dalle ventuno corde della kora alle dinamiche sonore della chitarra classica a sei corde? L'intento di Gripper va oltre il semplice adattamento per esplorare possibili innovazioni e reinterpretazioni: da un lato rende omaggio all’immenso patrimonio culturale della kora; dall’altro si confronta con il ventaglio di risorse a disposizione della chitarra classica e lo amplia, sollecitando, al tempo stesso, notevoli e fertili scambi culturali. Il percorso non è stato né rapido, né semplice: spesso ha dovuto ascoltare le registrazioni della kora a velocità rallentata per essere in grado di decifrare ogni singola nota; è stato necessario trovare nuove accordature per la chitarra che riuscissero a catturare o almeno ad evocare le risonanze della kora; insomma, si è inventato un'“arpa a sei corde”. 

Nel 2012 ha registrato “One Night on Earth”, un intero album dedicato alle melodie della kora arrangiate per chitarra sola che gli valse poi la collaborazione con Toumani Diabaté e la Symmetric Orchestra all’Acoustik Festival a Bamako e il concerto alla Carnegie Hall con il Trio da Kali nel 2016, l’anno in cui ha pubblicato “Libraries on Fire”, seguito da “A Year of Swimming” (2020), “Billy Goes to Durban,” (2021) e “Sleep Songs for My Daughter” (2022). A novembre 2022, negli studi Platoon di Londra, Sissoko e Gripper hanno trascorso insieme tre ore in cui Taylor Pollock ha registrato i sette brani del loro album omonimo pubblicato a maggio. Gripper ha poi ricordato: “Lui parla bambara e francese, io non parlo francese e lui non parla inglese”. Google Translate ha risolto le questioni pratiche, ma per la loro musica non sono servite le parole. “Non discutiamo di nulla... È tutto centrato sul feedback che avviene nella musica”. “Musicalmente ci siamo messi alla prova a vicenda”, dice Sissoko, spiegando che l'aspetto più magico del loro incontro iniziale è stata la spontaneità del tutto. "Abbiamo la padronanza dei nostri strumenti, la tecnica e un buon orecchio. Derek è molto curioso, questo è molto importante". Di lui Gripper dice che “È un ottimo ascoltatore. Non è importante cosa suona, ma come lo suona. 

È un interprete straordinario, un maestro del timbro". Ad aprire l’album è “Ninkoy”, una delle tre composizioni condivise, con passaggi che rimandano alle tradizionali “Djaraby” e “Alla L'aa Ke”, melodie che sollecitano variazioni per poi tornare ad essere proposte dalla chitarra ed offrire nuove cellule ritmiche a sostegno delle improvvisazioni di Sissoko. Segue il brano più esteso, uno dei tre composti da Gripper: “Koortjie” offre una melodia veloce e ostinata, ottima per segnalare l’abilità di Sissoko nel giocare con le note acute, mentre “Koyé Yé Yan” (composta a quattro mani) è aperta con solennità dalla kora ed è capace anche di proporre contrasti, quarti di tono e atmosfere cupe. Al centro della scaletta, “Maimouna” ci fa tornare all'album “At Peace” (2012) di Sissoko che qui è protagonista con Gripper abile a punteggiare il percorso ritmico per poi aprire con un arpeggio reminiscente del flamenco la sua “Moss on the Mountain”, fertile base per il dialogo, specie nella seconda parte. In chiusura, “Daraka” esplora le gamme basse prima che Sissoko aggiunga ampiezza e al ventaglio sonoro. “Basilea” si appoggia ai ricordi svizzeri di Gripper e offre un approdo di pacata fluidità e sereno equilibrio fra tutti gli elementi in gioco. 

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