Kula Shaker - K (1996)

La storia del disco di oggi, che ha titolo con una sola lettera, racchiude anche degli archetipi della musica rock: un successo travolgente all'esordio, un momento di crisi dovuto a delle dichiarazioni e il relativo oblio. La storia di oggi inizia negli anni '90 in Gran Bretagna, quando sta per arrivare la grande onda del brit pop. Cripian Mills è un giovane musicista proveniente da una famiglia di artisti molto famosi in patria: suo nonno John e sua madre Hayley sono stati infatti attori di grande successo negli anni '50 e '60. Suona la chitarra in un piccolo gruppo, gli Objects Of Desire, che suonavano per lo più agli spettacolo della pista di ghiaccio di Richmond. Mills parte per un viaggio in India, che sarà decisivo per gli sviluppi futuri, e quando torna, nel 1993 scoglie gli Objects Of Desire e fonda i The Kays insieme a Alonza Bevan al basso e Paul Winterhart alla batteria (che erano con lui anche nel gruppo precedente) e al cugino Saul Dismont, che canta. L'inizio è di quelli da sogno: sono una delle band emergenti che aprono i concerti delle grandi star al mitico Festival Rock di Glastonbury del 1993. Eppure Dismont abbandona, dedicandosi totalmente al club londinese che ha aperto, The Blow Up, e viene sostituito da Jay Darlington, tastierista e organista, con MIlls che decide di diventare anche cantante, non prima di dare la svolta alla band: cambia il nome infatti, memore delle sua avventura indiane, in Kula Shaker, per assonanza con il nome del principe del 9° secolo Kulaśekhara, uno dei dodici āḻvār, quei poeti e mistici hindū, di etnia tamiḻ, itineranti di tempio in tempio nell'India meridionale. Scoperto che il nome è anche un porta fortuna, imprime anche una svolta musicale: un power pop che si rifà alla psichedelia degli anni '60 (che già allora in Europa introdusse speziati suoni indiani) e l'utilizzo di alcuni strumenti tradizionali, come il sitar, la tambora, la tabla.

La loro musica in quei periodi era molto frizzante e decisamente differente dalle band del momento, cosa che all'inizio non fu del tutto apprezzata: messi sotto contratto con la Columbia, insieme ad un'altra band che avrà grande successo di lì a poco, i Placebo di Brian Molko, esordiscono con il singolo Tattva, nel gennaio del 1996. Ispirata alla filosofia del Viṣṇuismo gauḍīya nel ritornello ha un verso in sanscrito, Tattva, acintya bheda abheda Tattva, che racchiude in modo particolare alcune teoria della dottrina, tanto che mi colpisce che uno dei possibili significati potrebbe essere "Verità, Mistero, differenza non-differenza Verità". Il singolo passa quasi inosservato, ma ha più fortuna il secondo, Grateful When You're Dead, omaggio alla leggendaria band californiana dei Grateful Dead, che nel suo stile alla Jimi Hendrix e i suoni acidi e potenti ha molto successo, tanto che la Columbia ripropone Tattva, che stavolta sale addirittura al quarto posto in classifica. È tutto pronto per il disco di debutto.

K esce nei negozi nel Settembre del 1996. La copertina, bellissima, è opera del celebre disegnatore inglese Dave Gibbons e porta in copertina i volti di personaggi che hanno nel nome o nel cognome una K: si riconoscono tra gli Karl Marx, Martin Luther King, Kareem Abdul Jabbar, King Kong, John F. Kennedy, il Kaiser, Grace Kelly.  Prodotto dal maestro John Leckie (già produttore dei The Stone Roses e dei Cast), K è un disco davvero bello e vibrante; genera potenti groove verticali di power-pop, come in Knight On The Town, e espande in maniera decisiva il concetto dell'influenza musicale e , direi, mistica, orientale. Non mancano esempi di pura psichedelia degli anni d'oro, come nella splendida Temple Of The Everlasting Light,un brano che ha un uso particolare dell'organo Hammond in stile orientale bruciante, sontuoso e traballante. Un mix irrestistibile è Govinda, dall'incedere in stile Zeppelin, ma che ha il testo in sanscrito, un mantra che dice "Govinda jaya jaya" (cioè Gloria Gloria a Khrishna il coronato) che fu usato, con lo stesso titolo ma con musica diversa, da George Harrison per una canzone nel 1970. Nel brano la band usa in maniera importante gli strumenti tradizionali indiani affiancati alla chitarra elettrica, al basso e alle tastiere. Hey Dude, che apre il disco, rassicura nel veloce e muscoloso hard rock, ma la band ha un mix di cose elaboratissimo: Start All Over e Hollow Man sono un mix incredibile tra Faces e Black Crowes, Grateful When You're Dead si allunga in un jam con Jerry Was There, elegia al grande Garcia leader dei Dead, Hollows Pt. 1 & 2 dura 19 minuti, ma in realtà dopo i 6:14 di canzone seguono 13 minuti di silenzio, dopo cui si può sentire una registrazione di Bhaktivedanta Swami Prabhupada, il fondatore della ISKCON, che parla del suo guru: cioè l'Associazione internazionale per la coscienza di Krishna e il guru sull'insegnamento del mistico bengalese Caitanya (1486 - 1533).

Il disco è un successo clamoroso: vende oltre centomila copie nella prima settimana. La band è lanciatissima e con la cover di Hush, già successo dei Deep Purple, arriva numero uno in classifica. Sembra tutto perfetto. Ma nel 1997 in una intervista al New Musical Express, Crispian Mills inciampa sulla svastica, cioè viene mal interpretato una sua dichiarazione sul significato mistico del simbolo orientale, poi diventato emblema nazista. Nascono dicerie sul fatto che i suoi parenti facciano parte di gruppi antisemiti inglesi. Per mitigare le critiche, vanno negli Stati Uniti, dove hanno un discreto successo. Nel 1999 ritornano con Peasant, Pigs & Astronauts, prodotto da Bob Ezrin, bello ma non frizzante e di successo come il primo. Dopo pochi mesi dall'uscita, MIlls dichiara disciolto il gruppo, per intraprendere una carriera solista che avrà poco successo con una band di support, The Jeevas. Si riformeranno nel 2004, e continuano ancora a suonare la loro musica speziata e interessante.

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