Tutti Frutti - Little Richard (1957)

 La prova lampante che la ribellione del rock 'n era nella performance e non nella canzone, nei coinvolgimento e non nelle parole. «Wop-bop-a-loom-a-boom-bam-boom tootitrootie...» è il nonsense più carico di significato degli anni cinquanta. Little Richard, unendo sacro e profano, rhythm and blues e gospel, boogie e soul, omelie e crudi riferimenti sessuali, am. biguità e audacia, offrì all'America puritana di allora uno degli spettacoli più coinvolgenti e sconvolgenti del dopoguerra.
Ci arrivò dopo anni di fatica. Little Richard non riusciva a catturare su disco, a trasferire su vinile, quella forza incredibile che riusciva a sprigionare nelle esibizioni dal vivo. Il suo discografico, Robert Bumps Blackwell, era disperato e pronto a gettare la spugna.
Dopo l'ennesima session incolore, comunica a Little Richard che il tempo a sua disposizione sta scadendo.
Se non produce qualcosa di geniale, inarrestabile e anarchico e pari alle aspettative che l'etichetta ripone in lui, è finita. Blackwell chiama la pausa pranzo. Mentre aspettano che arrivi da mangiare, Little Richard si lancia sul piano e, con tutta la rabbia che ha in corpo, canta un brano che era solito eseguire nei locali gay del Sud degli Stati Uniti. S'intitola Tutti Frutti, termine che indica l'omosessuale. Arriva il pollo, ma Blackwell dice a tutti che può anche diventare freddo come il ghiaccio, perché ha trovato finalmente quello che cercava.

(M. Cotto - da Rock Therapy)

Commenti

E T I C H E T T E

Mostra di più