Ovlov – Tru (2018)

di Cristiano Gruppi

Sono una band particolare gli Ovlov: composti da due fratelli più due loro amici, nonostante non li conosca praticamente nessuno hanno uno zoccolo duro di fan davvero irriducibili, alcuni dei quali, si narra, si sono persino tatuati il nome della band. In giro da poco meno di 10 anni, per loro ‘TRU‘ è solamente il loro secondo LP, dopo ‘am‘ del 2013. Vero, hanno pubblicato anche un po’ di singoli ed EP, ma la particolarità di sciogliersi a ogni calo di tensione interno al gruppo non aiuta certo a incrementare la discografia. Se, tra un disco e un altro, i componenti di una band se ne stanno solitamente tranquilli in famiglia o ricaricano le pile occupandosi di progetti paralleli, per gli Ovlov sembra sopraggiungere periodicamente il bisogno di diffondere un comunicato stampa che ne sancisca la separazione.

I quattro ragazzi del Connecticut, però, sono tra di loro molto legati (il frontman Steve Hartlett e il batterista Theo Hartlett sono – per l’appunto – fratelli) e non ci mettono molto a riunirsi e a registrare un disco nuovo. E’ quanto accaduto per questo sophomore, per il quale sono andati a ripescare nel vecchio repertorio mai reso pubblico, arricchendolo con la scrittura di nuovi brani. Nonostante le differenti tempistiche creative, ‘TRU‘ appare un disco molto coeso, la cui caratteristica peculiare è l’utilizzo del rumore creato con le chitarre, tra shoegaze e noise-rock. A questo, Steve Hartlett ci aggiunge melodie al cui cospetto è difficile rimanere indifferenti. Si va dunque a ripensare a band che riuscivano ottimamente a coniugare distorsioni e orecchiabilità, come Dinosaur Jr. (‘Short Morgan‘), Sebadoh (‘Tru Punk‘) e Built To Spill (‘Spright‘), di cui gli Ovlov sono degni eredi. Insomma, se ci si chiede perché una band che ha appena 8700 like su Facebook possa essere considerata un culto, la risposta la si trova ascoltandone le canzoni, per le quali ‘TRU‘ è vetrina limpidissima.

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