Charley Crockett - $10 Cowboy (2024)
di Gianfranco Callieri Diceva il semiologo russo Vladimir Propp che "i popoli si capiscono a vicenda attraverso le favole". Anche se il quarantenne Charley Crockett da San Benito, Texas, non deve aver mai letto, a occhio e croce, una sola riga dei libri dello studioso di San Pietroburgo, senz’altro non gli manca la consapevolezza di come certe stereotipie - personaggi tipici, scenari ricorrenti, finalità educative o ammonitrici - siano non solo d’uso comune ma addirittura, talvolta, necessarie. A cosa? A mettere preventivamente a proprio agio il pubblico al quale ci si rivolge, a rassicurarlo circa gli stati d’animo, gli ambienti e le finestre percettive in procinto d’essere attraversate durante la visione di un film, la lettura d’un libro o, appunto, l’ascolto di un disco. Non sappiamo né sapremo mai, infatti, quanto della biografia di Crockett- dall’infanzia trascorsa con fratelli e madre nubile in un sudicio parcheggio per camper alle turbolenze dell’adolescenza, dagli a