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Charles Mingus - The Black Saint And The Sinner Lady (1963)

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Jimmy Knepper è stato uno dei più grandi trombonisti del jazz. Dopo una straordinaria “gavetta” nei locali più famosi di tutti gli stati uniti negli anni ‘40, suonando nelle più prestigiose orchestre, a metà anni ‘50 ha l’incontro della sua vita, quello con Charles Mingus. Mingus lo scrittura per moltissimi lavori ma, come si è già detto nella storia precedente, Mingus aveva un rapporto quantomeno singolare con i suoi collaboratori: non rare erano le urla durante i concerti perchè non suonavano come voleva lui, le liti, le mani addosso. Ma con Knepper successe qualcosa di inaudito. Inizio anni ‘60, dopo il grande successo di Mingus Ah Um, il grande contrabbassista suona prima con il suo mito Duke Ellington in Money Jungles (1960, immenso capolavoro anche con la collaborazione di Max Roach) e poi inizia una proficua collaborazione con Eric Dolphy, con cui c’era anche una sorta di amicizia spirituale, non nuova nelle relazioni di Mingus ma sempre piuttosto movimentate: faranno insieme un

De Gregori canta Bob Dylan. Un lavoro riuscito

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Né omaggio né tributo ma semplice traduzione (in realtà non così semplice). Con questo album Il Principe "fa sue" alcune canzoni del maestro. Le scelte non sono per niente scontate. E l'operazione non delude, anzi... di Riccardo Bertoncelli  Innamorato di Bob Dylan fin da quand’era ragazzo, Francesco De Gregori non aveva mai pensato di dedicarsi specificamente al maestro, con un album di sue canzoni tradotte. Lo fa adesso, in un momento felice della carriera, e la sorpresa di chi ascolta è anche la sua, del protagonista: non era in programma, è venuto quasi per caso, per la voglia di non rimanere con le mani in mano dopo un lungo tour che a quel punto poteva bastare. Né omaggio né tributo ma semplice traduzione (in realtà non così semplice). Amore e furto è un diorama dylaniano largo cinquant’anni, dalle spine elettriche di Subterranean Homesick Blues alle voluttuose ombre di Not Dark Yet, dal gospel di Gotta Serve Somebody ai buffoneschi enigmi di Tweedle Dee and Tweedle

Daniel Lanois - Acadie (1989)

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di Silvano Bottaro "Volevo un disco di canzoni popolari ma anche di musiche insolite, misteriose, di istantanee e brani minori, e qualche strumentale psichedelico che portasse in viaggio chi ascolta. Trovo che sia bello quando si riesce a elevare lo spirito del prossimo, e tanto ho voluto fare, fornendo uno sfogo per l'immaginazione". Esiste dentro il suo DNA, il produrre musica. Daniel Lanois, giovane e affermato produttore di gruppi variegati provenienti dalla sua terra fredda chiamata Canada. Viene scoperto dal tam tam sonoro che circola nell'emisfero musicale, da Brian Eno, che a sua volta lo apre e lo esporta in terre più calde e internazionali. Ci mette poco a farsi conoscere, a breve produce: “The Unforgettable Fire” e "Joshua Tree" degli U2, "Birdy" e "So" di Peter Gabriel, "Robbie Robertson" dell’omonimo leader della Band, "Yellow Moon" dei Neville Brothers, tantissimi dischi di Brian Eno, "O

Charles Mingus - Mingus Ah Um (1959)

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Le storie di giugno nascono dalla lettura di uno dei libri più belli sulla musica scritto da un non esperto musicale, Natura Morta Con Custodia Di Sax, che Geoff Dyer, sublime scrittore britannico, dedica a storie di jazz. In questo bellissimo saggio, che pesca da fonti storiche, un po’ inventa, un po’ sogna, Dyer scrive storie di alcuni tra i più grandi interpreti di questa musica particolare, creativa, magmatica, pilastro della cultura mondiale da cent’anni. Per mia indiretta colpa, in tutte queste storie di musica non mi era mai capitato di raccontare del personaggio che ho scelto, e uno dei protagonisti del libro, per un mese monografico anche piuttosto particolare: Charles Mingus. Contrabbassista, genio e sregolatezza, uno dei musicisti più importanti del jazz. Arrabbiato, per via di una infanzia passata a cercare di combattere quel sentirsi minoranza di una minoranza (pur essendo di famiglia piccolo borghese, soffriva terribilmente le sue origini meticce, tra genitori con discend

Rosali - Bite Down (2024)

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di Lino Brunetti Anche se già autrice di tre album prima di Bite Down, non mi pare che, quantomeno dalle nostre parti, la cantautrice di Philadelphia Rosali Middleman abbia raccolto consensi quanto altre sue colleghe, pur senza essere inferiore sia dal punto di vista musicale che del songwriting. Alcuni di voi potrebbero averla incrociata in apertura dei concerti della Rose City Band l'anno scorso, in una serie di show nei quali il gruppo di Ripley Johnson le faceva da backing band. lo ero venuto a conoscenza della sua musica col suo secondo album, che già la segnalava musicista dal piglio mediamente più rock, rispetto a quanto fatto dalla maggior parte delle cantautrici contemporanee. La cosa è confermata da Bite Down, esordio per un'etichetta più in vista delle precedenti quale Merge, cosa che potrebbe finalmente farla conoscere di più, che arriva dopo il trasferimento dalla natia Philadelphia al North Carolina e consolida la collaborazione con i Mowed Sound - David Nance (ba

Vinicio Capossela

Vinicio Capossela nasce ad Hannover, Sassonia, il 14 dicembre 1965, da genitori di origine pugliese emigrati in Germania all'inizio degli anni '60. Tornato poco dopo in Italia con la famiglia, a Reggio Emilia, si iscrive senza successo al conservatorio e terminati gli studi, dopo alcune parentesi poco significative in gruppi rock, nella seconda metà degli anni '80 si dedica al pianoforte. Discografia e Wikipedia

Mr. Bojangles - Jerry Jeff Walker (1968)

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Jerry Jeff Walker era finito dentro. Niente di grave, si era semplicemente messo a ballare sul tavolo di un bar, completamente ubriaco. Il mattino seguente si risvegliò in cella con altri vagabondi e musicisti di strada. Anche loro non avevano commesso niente di che, ma la polizia, subito dopo l'omicidio di un pezzo grosso della città, non sapendo che pesci pigliare, aveva fatto il gesto eclatante di arrestare chiunque si trovasse per le strade di New Orleans e non a casa sua. Uno di loro faceva il ballerino e si presentò come "Mr. Bojangles", in ricordo di Bill Bojangles Robinson, grande ballerino di tip tap. Il compagno di cella di Walker, in gioventù, era stato quasi altrettanto bravo del maestro da cui aveva preso il nome. Viaggiava da una città all'altra, spostandosi sui vagoni merci alla maniera degli hobos , in compagnia del suo cane. Poi, il suo fedele amico era morto e lui aveva cominciato a bere, perché a volte si impazzisce di dolore anche per un animale. D

AA.VV. - Pretty In Pink (o.s.t.) (1986)

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John Hughes non suona famosissimo oggi, ma per 15 anni, dal 1980 al 1995 è stato una sorta di gallina dalle uova d’oro per un genere cinematografico, i film per i ragazzi, collezionando successi che ancora oggi ricordiamo: basta dire che è lo sceneggiatore di Mamma Ho Perso L’Aereo e Beethoven. Ma prima ancora fu anche regista, a metà degli anni ‘80, di una serie di film sugli adolescenti che hanno segnato un certo tipo di immaginario, come Una Pazza Giornata Di Vacanza del 1986 (che la Biblioteca del Congresso USA ha deciso di inserire nella lista dei film da preservare per i valore artistico, culturale o estetico del lavoro) e una serie di film con protagonista una giovane attrice, Molly Ringwald, che con i suoi capelli rossi e il broncio naturale fece innamorare una generazione intera di ragazzi. Tra i film, Sixteen Candles - Un compleanno da ricordare del 1984, The Breakfast Club del 1985 (un culto, anch’esso nel Registro di conservazione della Biblioteca del Congresso) e il film d

Francesco Guccini. Come non scoppiò la Seconda Guerra Avvelenata (compreso lieto fine)

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Omaggio di Riccardo Bertoncelli a Francesco Guccini e a “Se io avessi previsto tutto questo – Gli amici, la strada, le canzoni” di Riccardo Bertoncelli  La storia dell’Avvelenata la conoscono tutti e io stesso l’ho raccontata più volte, con dovizia di particolari – quindi salto il giro. Forse non tutti invece sanno che rischiò di arrivarmi tra capo e collo una seconda freccia al curaro sempre scagliata dalla cerbottana del Guccini, allora appostato nella boscaglia di via Paolo Fabbri, quartiere Libia, Bologna. Per fortuna la schivai e anni dopo ebbi la soddisfazione di veder riconosciute le mie ragioni, come ora in breve dirò. Fatemi cominciare dalla fine. È un freddo giorno del dicembre 2012, Francesco Guccini presenta alla stampa il suo disco finale, L’ultima Thule, e annuncia il ritiro dalle scene. Per farlo, ha scelto un incredibile posto degno di un “dizionario delle case perdute”, nel cuore di Milano, a due passi da Porta Venezia. Siamo sotto Natale, corso Buenos Aires splende di

Mavis Staples - We'll never turn back (2007)

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di Silvano Bottaro E’ un doppio filo quello che percorre questo ottimo disco. Il primo è quello di Mavis Staples: il gospel, il soul, la lotta, Dr. King (Martin Luther King) e la sua splendida voce. Il secondo è quello di Ry Cooder: la produzione, il suo talento, la sua musica e il suo essere straordinario. L’unione di questi due “fili” che tra loro si intrecciano, come la trama e l’ordito, formano un tappeto sonoro unico e inimitabile. Questo “tappeto sonoro” provoca e trasmette dei segnali che vanno a stimolare anche quelle “zone” più latenti del nostro cervello, creando così nuove sensazioni, nuove emozioni, che credevamo perdute. Mavis Staples è una cantante di colore di 67 anni, è una leggenda del gospel. Possiede una delle voci più belle della musica soul, una delle voci più preziose della musica contemporanea. E’ stata cantante solista per tantissimi anni negli Staple Singer assieme al padre Roebuck Pops. Incide questo, che probabilmente, è il più bel disco della sua

E T I C H E T T E

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