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Francesco De Gregori - Rimmel (1975)

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di Silvano Bottaro Alla metà degli anni settanta, la nuova canzone italiana, e non solo quella, stava cercando un’identità appropriata alle nuove forme di espressione della realtà. Francesco De Gregori con Rimmel disse la sua, in maniera splendida, in un disco che rimane ancora oggi avvincente. Fu il risultato di uno “stato di grazia”, di un momento di irripetibile ispirazione creativa e soprattutto un attestato di amore nei confronti delle possibilità offerte dallo “strumento canzone”. La cosa che più colpisce è la ricchezza delle idee, ogni canzone di quel disco è un capitolo a sé. Pablo, uno slogan politico con una bella estensione vocale, Buonanotte fiorellino, classico ermetismo “De Gregoriano”, Rimmel, relazione amorosa in forma letteraria, Piano bar, svagata e pungente (la leggenda vuole dedicata a A. Venditti), Quattro cani, brano di lunare solitudine, Piccola mela, classico “italianfolk”, Pezzi di vetro, se fosse un film sarebbe “il mistero fuggente”. Molte di queste ca...

Archive.org ha realizzato una raccolta di 36.000 vinili ascoltabili liberamente

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Fondata nel 1996, Archive.org sta diventando sempre di più un tassello fondamentale per la storia di internet. Si tratta di un’associazione non profit della Internet Archive che ha come scopo creare una memoria di internet. Visto che i siti si evolvono nel tempo, Archive.org conserva delle foto di questi siti. Inoltre questa biblioteca digitale si occupa di molti progetti, come l’emulazione di vecchi software ormai superati e, di recente, anche dei vinili. Il Great 78 Project ha come obiettivo evitare che i dischi in vinile si perdano nella storia. Per questo motivo l’associazione vuole raccogliere la maggior parte dei 78 giri, prodotti tra il 1898 e il 1950, per evitare che vengano persi. In totale si stima siano stati creati 3 milioni di brani. Nel sito preposto ci sono oltre 36.000 vinili da ascoltare liberamente. Ogni disco contiene i brani associati. Si può notare il famoso rumore gracchiante della puntina di sottofondo. Archive.org

Sam Amidon - Salt River (2025)

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di Gianfranco Marmoro Sam Amidon è un cantautore che nella sua lunga carriera ha sempre sottolineato il proprio legame con la tradizione, senza restare avulso da quella contaminazione che offre alla musica folk l'opportunità di rinnovarsi. Per lui reinventare e rileggere il passato è l'unico modo per onorare una tradizione che da orale è ormai diventata fisica, tangibile. Il violinista prodigio, nato e cresciuto nel Vermont e ora di stanza a Londra, con il nuovo album "Salt River" sfida ulteriormente canoni e dettami, rivolgendosi al produttore e jazzista Sam Gendel e a Philippe Melanson (autentici comprimari del progetto), per mettere a punto un album eclettico e avventuroso. Il cambio di etichetta - dalla Nonesuch alla River Lea, ovvero la sezione folk della Rough Trade - corrisponde all'opera più stravagante dell'artista americano, che attraversa ben quattro secoli di musica (dal 1700 al 2000) con una scelta di brani alquanto diversi tra loro. Ornette Colem...

Mimmo Locasciulli

Originario di Penne, in Abruzzo, dove nasce nel 1949, Domenico "Mimmo" Locasciulli si trasferisce a Roma all'inizio degli anni '70. Qui entra in contatto con l'ambiente del FolkStudio, il locale famoso per aver dato i natali artistici a Francesco De Gregori e Antonello Venditti. L'impatto non è dei più confortanti: il suo primo concerto conta solo quattro spettatori paganti, di cui tre sono suoi amici. Discografia e Wikipedia

Don't Let Me Be Misunderstood - Nina Simone (1964)

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Potete scegliere la versione disco dei Santa Esmeralda, se proprio avete voglia di ballare. Potete scegliere la rilettura rhythm and blues degli Animals, che aggiunsero assoli di chitarra elettrica e organo e accelerarono il ritmo, come se avessero paura di perdere il treno. Potete scegliere la raucedine di Joe Cocker, certo. ma se scegliete Nina Simone, beh avete fatto bingo. Perché nessuno come lei ha colorato di chiaroscuro questo capolavoro, che ha interpretato per prima. (M. Cotto - da Rock Therapy)  

Bridget Hayden And The Apparitions - Cold Blows The Wind (2025)

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 di Gianfranco Marmoro Un’apparizione, una visione. “Cold Blows The Rain” è un’autentica epifania, un prodigioso album che sposta nuovamente le lancette dell’orologio verso una dimensione sonora senza tempo. La musica di Bridget Hayden profuma di tradizione folk rivisitata con la solennità di una novella Nico, la sacralità di un apostata gruppo gospel e la desolante malinconia di Anne Briggs e Shirley Collins. Tutto questo con un bagaglio artistico e sperimentale dove drone music e riverberi blues scivolano come il soffio gelido delle notti d’inverno. Todmorden, West Yorkshire, una settimana d’estate dell’anno 2022. Una scarna e suggestiva cornice strumentale (violoncello, armonium, banjo, violino e sintetizzatore), una voce immobile ed evocativa al pari di un fiore che sboccia all’improvviso senza far rumore, cacofonie scheletriche eppur frementi e vitali: tutto qui. Immaginare che tutto questo è stato registrato in piena calma e libertà tra le mura di un municipio è sorprendente....

Significato del termine musica #2/7

Musica come suono : Una delle più comuni definizioni di musica è quella di arte del suono organizzato, o - più specificamente - di arte del produrre significati e sensazioni, più o meno complessi - e comunque di natura volontaria - organizzando suoni e silenzio. Questi suoni hanno, a loro volta, un’organizzazione interna data dalla correlazione aritmetica delle frequenze che li compongono (armonici) a partire da quella più bassa (primo armonico), detta frequenza fondamentale: questi suoni sono comunemente chiamati note. Simili definizioni - comunemente accettate - sono state ampiamente adottate sin dal Diciannovesimo secolo, quando si iniziò a studiare scientificamente la relazione tra il suono e la percezione. (Wikipedia)

Artisti Vari - No Nukes (1979)

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di Silvano Bottaro La storica "cinque giorni" di New York contro il nucleare, tenutasi nel settembre del '79, divenne un triplo album live con straordinarie esibizioni. La festa al Madison Square Garden dal 19 al 23 settembre, fu una festa di suoni di canzoni senza frontiere, di jam sessions e di speranza per un futuro in cui, come disse Stephen Stills, " sia possibile costruire un'industria sulla forza benefica del sole. E per far questo partiamo da una chitarra". La cinque giorni di No Nukes fu una Woodstock "per una causa", per l'altra generazione, quella dell'impegno degli anni Settanta, meno ottimista, ma altrettanto carica di motivazioni. La organizzarono quelli del Muse (Musicians United for Safe Energy), un gruppo di musicisti animati dal sano desiderio di cambiare prima l'America e poi il mondo. Capeggiati da Jackson Browne e Graham Nash, allestirono la più grande festa musicale dei nostri anni (e anche l'ultima di ...

I locali che hanno fatto la storia della musica Rock

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Dai Fillmore di Bill Graham al CBGB. Dal Max’s al Whisky a Go Go, i templi del rock dove sarebbe stato bello trovarsi… Quante volte abbiamo sognato di vivere in un’epoca diversa e di poter assistere dal vivo ad alcune esibizioni, ad alcuni concerti? Quante volte avremmo voluto trovarci sotto al palco per sentire quelli che erano gruppi emergenti e che poi sono diventati leggenda? Fare la fila fuori i locali più cool per poi riuscire ad entrare? Molti di quei luoghi hanno fatto da cornice agli esordi di importanti artisti della musica rock: Patti Smith, Iggy Pop, Lou Reed, Rolling Stones, The Doors, e tanti tantissimi altri. Ma quali erano i locali più famosi, qual è stata la loro storia? Io avrei tanto voluto trovarmi lì… Avrei voluto essere a San Francisco quando nel Fillmore Auditorium di Bill Graham si esibivano i Jefferson Airplane, The Grateful Dead, Jimi Hendrix, i Doors o Frank Zappa. Quando i vignettisti più importanti dell’epoca (Moscoso, Griffin, ...

Bonnie “Prince” Billy - The Purple Bird (2025)

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di Stefano Solventi Sono più di trent’anni che Oldham pubblica dischi (iniziò a nome Palace nei primi anni ‘90). Il moniker del Principe Billy è quello che ha utilizzato di più, col quale cioè ha messo a referto oltre venti album, non pochi dei quali frutto di collaborazioni, ad esempio coi Tortoise, Mariee Sioux, Matt Sweeney e Bill Callahan tra gli altri. Nel complesso, parliamo di una discografia corposa che si è sviluppata con una certa regolarità, senza grossi cali né interruzioni (a parte i tre anni di vuoto tra What the Brothers Sang del 2013 e Best Troubador del 2017). In tutto questo c’è però un grande “ma”: dov’è finito il cantautore che impastava foschie, tremori e fuochi fatui nell’ossario della cultura USA (anzi, Americana), accucciato in un crepuscolo emotivo apparentemente senza inizio né fine, hobo spiegazzato sempre sul confine tra la comfort zone del folk(country)-rock “tradizionale” e un alt-country sottoposto all’apnea strutturale del post-rock? Non è facile rispond...

E T I C H E T T E

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