Sun Ra And His Arkestra - Jazz In Silhouette (1959)
Per un mese di dischi “cosmici”, non potevo non parlare di questo musicista, per molti uno dei più grandi misteri della storia della musica occidentale, per altri ancora un pagliaccio, per la parte restante un genio. Effettivamente era complicato avvicinarsi ad un uomo che sosteneva di non essere nato sulla terra, ma di essere figlio dello Spazio, osteggiando questa sua idea non fornendo mai dati e conferme sulla sua identità. Fatto sta che Sun Ra, pseudonimo di Herman Poole Blount, dal 1952 Le Sony'r Ra, è uno dei personaggi più intriganti del jazz. La sua era un eccentricità che per molti versi fu perfino organizzata in una sorta di pensiero filosofico, l’Afrofuturismo, di cui è considerato uno dei padri spirituali, un movimento pacifista e multiculturale, che sosteneva la provenienza della gente afro-americana da un altro mondo e mischiava in dosi eccentriche la Cabala, i Rosacroce, il simbolismo egiziano e i nascenti movimenti di liberazione afro-americani. Ma nonostante tutto fu la musica il suo centro di attività. A partire dagli anni Cinquanta, si fa chiamare Sun Ra, Sun come sole e Ra come la divinità solare egizia. Fonda un gruppo orchestrale, The Arkestra, partendo dal binomio palindromico Ar - Ra, ma che in realtà era la pronuncia slang di come gli afroamericani sui amici pronunciavano la parola “orchestra”. In questa ensemble, non c’erano solo musicisti, ma anche comici, ballerini, cantanti e addirittura vestali, che nel periodo di massima eccentricità si vestivano con costumi di ispirazione faraonica. La carriera musicale di Sun Ra è facilmente divisibile in tre percorsi: il primo, per tutti gli anni ‘50, a Chicago, dove dopo aver fatto il pianista per Fletcher Henderson, grande jazzista ma con la fama di essere un eterno “numero due”, inizia a suonare come band leader, anche grazie ad una primitiva tastiera elettronica, che lui modifica per dargli delle sonorità vicine alle Onde di Martenot (il primo sintetizzatore analogico monofonico inventato da Maurice Martenot e presentato al pubblico nel 1928). Sempre in quegli anni, fonda la sua etichetta musicale, El Saturn, un omaggio a Saturno da cui diceva provenisse. La seconda fase, degli anni ‘60, avviene con il suo passaggio a New York: fu il primo ad avere un Moog, e la musica elettronica fu la chiave di volta del suo jazz che si pone all’estremo del movimento Free-Jazz (etichetta che tra l’altro non condivise mai), e i suoi dischi di quel periodo, aiutato da una serie di musicisti fenomenale che comparvero nelle fila della sua Arkestra (ricordo Ahmed Abdullah, Pharoah Sanders, Alan Silva tra gli altri), sono un magico viaggio cosmico nel “new thing”. La terza fase, con il definitivo spostamento a Philadelphia negli anni ‘70, lo riporta sul solco delle tradizioni delle big band, nel segno di Duke Ellingston e Count Basie, i suoi due fari musicali. La Arkestra continua ancora oggi a suonare i suoi classici, a oltre trenta anni dalla sua morte, avvenuta nel 1993. Il disco di oggi, scelto dalla sua sterminata discografia (oltre 120 incisioni per la El Saturn, senza contare ristampe, compilation e partecipazioni) è considerato uno dei suoi migliori, ed è del primo periodo, quello di Chicago. C’è da fare una premessa: siccome la sua fama di personaggio eccentrico finì per decenni per oscurare la sua fama di artista (a ciò contribuirono pure le scenografie dei suoi concerti, le interviste strambe, le foto conciato come una comparsa in b-movie sui Faraoni), la sua musica è stata spesso sottovalutata. Tuttavia la sua produzione, soprattutto anni ‘50 - primi ‘60 ha delle qualità eccelse, secondo me condensate nel disco di oggi, Jazz In Silhouette, del 1959. L'apertura di Enlightenment ha un accompagnamento al pianoforte tagliente di Ra e un finale ritmico cubano, ed è qui evidente il ricordo di Duke Ellington: diventerà uno dei brani di Sun Ra più famosi ed uno dei cavalli di battaglia della Arkestra, con gli anni vi fu aggiunta anche una parte cantata. Blues At Midnight è un brano bop ritmato con assoli eccezionali di tutti i membri degli Arkestra. Il disco sorprende per le parti musicali anche complesse, come nella splendida Saturn, ma spesso si rifugia nel blues, come in Horoscope. Questo fu un Album spartiacque dato che esprime al meglio le qualità dello stile che Ra ebbe nel primo periodo e quelle che avrebbe sviluppato negli anni successivi. In particolare, significative sono le lunghe esplorazioni d'insieme di Ancient Aethopia, uno dei brani più suggestivi del disco e che sono intrise di percussioni tribali, flauto e temi simili a canti. Questo album è un'introduzione eccellente e accessibile alla musica di Sun Ra, ideale per coloro che potrebbero essere intimiditi dal lavoro successivo più impegnativo di Ra. Segnalato nella prestigiosa, e mia personale Bibbia del Jazz, Penguin Guide come uno dei “core album”, gli album essenziali del jazz, ha un’ultima particolarità: essendo la El Saturn una etichetta piccolissima e artigianale, la prima edizione del disco (che tra l'altro per anni non si seppe nemmeno quando fu ufficialmente registrata nel 1958 o nel 1959) aveva in copertina una serigrafia bianca, rossa e nera, accreditata a tale HP Corbissero, in realtà lo stesso Ra che faceva pure il grafico. Quando fu ristampato sin dagli anni ‘60, vista anche la successiva discografica di Sun Ra, ebbe la stupenda copertina di oggi, con donne astronauta che si teletrasportano su una delle lune di Saturno, che nelle note della versione Impulse! che ho io è accreditato a “Evans”: non so se anche stavolta ci sia lo zampino del tizio che viene da Saturno, ma non mi meraviglierei più di tanto, data la sua straordinarietà, eccentricità e genialità.
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