Todd Rundgren - Something/Anything? (1972)

Le storie di musiche di Aprile hanno avuto il tratto comune di copertine con i fiori. I garofani stilizzati poco rappresentano un disco che, per mantenerci nella metafora, ha la qualità, la quantità e la bellezza di un grandioso orto botanico. Protagonista assoluto di questo capolavoro è Todd Rundgren. È una di quelle figure che in uno studio di registrazione sa fare di tutto: musicista, compositore, arrangiatore, produttore, a cui si aggiungono le magie di tecnico del suono, alcune pioneristiche che faranno scuola, appassionato anche di tecniche di registrazione video, il tutto sublimato in un carattere giocoso e bizzarro, che si rifletterà anche nelle sue scelte musicali e artistiche. È giovanissimo quando entra nel primo gruppo, i Nazz, quartetto rock pop che si rifaceva nel suono al beat inglese degli inizi degli anni ‘60. Nel 1969 i Nazz si separano. Rundgren è già un fiume in piena e pubblica a cavallo tra 1970 e 1971 due dischi, Runt (soprannome che gli ha dato Patti Smith) che ha il primo hit nel singolo We Gotta Get You A Woman, il secondo inaugura la fortunata collaborazione con la casa editrice Bearsville, fondata dal manager di Bob Dylan, Albert Grossman. La casa editrice aveva un meraviglioso studio di registrazione vicino Woodstock, nei pressi dove anche Dylan aveva una graziosa villa di campagna, e lì Rundgren sperimenterà tutta la sua creatività. In primis, come produttore: tra gli altri produrrà Paul Butterfiled, i Badfingers, la band di Robbie Robertson ma soprattutto i Grand Funk Railroad e Bat Out Of Hell di Meat Loaf nel 1977, con cui avrà successi commerciali giganteschi. Tutta la sua passione per la musica si esprime al meglio in questo doppio disco che esce nel 1972: 4 facciate che sono un inno d’amore alla musica, soprattutto la grande stagione del Brill Buildings, della canzone d’autore americana ma dove i spazia verso il rock, il proto punk, le sperimentazioni. Rundgren le prime tre facciate, ed è clamoroso, le suona, le arrangia e le produce tutto da solo: suonando tutti gli strumenti e cantando in tutti i brani. La quarta facciata, pensata come un mini musical concept, lo vede affiancato da un gruppo di grandi artisti tra cui Rick Derringer alla chitarra, Michael Brecker ai fiati, alcuni musicisti della Paul Butterfield Band. La parte personale la registra a Los Angeles, utilizzando anche tecniche rivoluzionarie all’epoca, come un sintetizzatore VSC3, uno dei primi utilizzati (e ci sono dei piccoli frammenti vocali nel disco dove Rundgren ne descrive l’utilizzo, si ascolti la bellezza strumentale di Breathless, che sembra 10 anni avanti il 1972), il resto a Woodstock. Le melodie orecchiabili che nelle note di copertina sono descritte in verità sono un’amalgama disumana di bravura e di passione, sebbene siano chiari i fari di ispirazioni per Rundgren. In scaletta pezzi che diventeranno hit come I Saw The Light, ispirata al suono dei Beatles, It Wouldn't Have Made Any Difference, altra hit, in stile Motown, The Night The Carousel Burnt Down, canzone da night club, cristallina e deliziosa. Sperimenta di tutto: i ritmi latini in One More Day (No World), sonda il blues in I Went To The Mirror, è cupo e dannato nella gotica Black Maria, satura di feedback chitarristici, omaggia persino Hendrix nella bellissima Little Red Lights. Saving Grace inizia con la voce distorta dal sintetizzatore ma continua come una grande ballad alla Bacharach, con degli arrangiamenti perfetti per tutto il disco. Se proprio si vuole concentrare in un brano la varietà di questo lavoro direi che basta Slut, che chiude l’ultima facciata: blues, boogie, rock'and roll urlato sguaiatamente, cori femminili, un vortice che prende spunto dal Wall of Sound spectoriano e che sale di potenza fino alla fine. Una prova magistrale, che lo impone come uno dei maestri della musica, per la sua eclettica grandezza. Il disco vende benissimo, e Rundgren ci prende gusto e ci riprova l’anno dopo con l’ancora più ambizioso A Wizard A True Star (titolo enfatico su come si sente lui stesso nel panorama musicale), dove il suo stile fantasioso raggiunge il massimo, e avrà un singolo in classifica in International Feel e nella rilettura del brano Never Never Land dal cartone animato di Peter Pan. Il trittico si conclude nel ‘74 con un altro doppio, Todd, anche stavolta realizzato quasi tutti da solo. Nello stesso anno, nascono gli Utopia, che lo accompagneranno per il resto della sua carriera, alternando dischi a nome solista a dischi a nome Utopia. Resta il fatto che Something/Anything? rimane una delle più memorabili espressioni di capacità musicali di un singolo musicista, e forse il più grande album “enciclopedico” di power pop. È stabilmente in tutte le classifiche dei più grandi dischi della storia, come esempio anche di eccessiva autostima, che però scivola via subito ascoltando la bellezza delle sue composizioni.

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