Tangerine Dream - Alpha Centauri (1971)

Le storie di musica sulle copertine cosmiche mi hanno spinto a creare una appendice, poiché uno dei più importanti movimenti musicali europei aveva a che fare con una dimensione cosmica. Dirò di più: quello che da fine anni ‘60 a fine anni ‘70 (per i filologi della storia rock, 1967-1977) movimento la musica rock tedesca è stato il più grandioso e interessante movimento musicale non anglofono, sia per la nazionalità sia per i riferimenti concettuali e culturali, della musica occidentale. Tanto che il Melody Maker nel 1972, nell’anno successivo alla sua “esplosione”, lo definì in maniera alquanto denigratoria krautrock. In verità, è con l'espressione tedesca Kosmische Musik che il produttore musicale e scrittore tedesco Rolf-Ulrich Kaiser nella sua Das buch der neuen Pop-Musik, del 1969, prima enciclopedia della musica pop mai scritta (pubblicato per la prima volta nel 1971 dalla Arnoldo Mondadori Editore con il titolo Guida alla Musica Pop) definì il fermento musico-culturale di quegli anni. Perchè cosmica? In fondo, perchè affascinati dalle spedizioni spaziali, dalla fantascienza scritta e cinematografica, gli artisti e i gruppi del kosmic rock immaginarono degli spazi musicali dilatati e infinti, alternando, o a volte del tutto eliminando, i classici strumenti del rock, per un uso intensivo e suggestivo delle prime apparecchiature elettroniche, ispirandosi alla musica concreta e agli insegnamenti che Karlheinz Stockhausen aveva dato sulle avanguardie, la musica aleatoria e quella elettronica. Nella definizione entrano gruppi leggendari: i Faust, probabilmente il gruppo più sperimentatore di tutti, la magnificenza del suono dei Can, dei Neu! o dei Kraftwerk, che ebbero influenze fondamentali sulle musiche future (cito solo Bowie che va a Berlino per la sua leggendaria Trilogia di metà anni ‘70 e la New Wave), i Cluster, le contaminazioni mistiche dei meravigliosi lavori degli Ash Ra Tempel e dei Popol Vuh, il rock apocalittico degli Amon Düül I e II, fino alle improvvisazioni freak dei Cosmic Jokers. Iniziamo però da uno dei dischi che apre la stagione della kosmik music, di uno dei gruppi pilastro dell’intero movimento. Tutto inizia nel 1967. quando Edgar Froese, fondatore della band e uno dei più profilici musicisti di sempre (all’attivo nella sua quarantennale carriera oltre 100 dischi pubblicati) mette insieme un primo trio, con Conrad Schnitzler e Klaus Schulze, due che poco fonderanno rispettivamente i Cluster e il Ash Ra Tempel con Manuel Göttsching. Mandano dei demo alla Ohr grazie all’interessamento dello stesso Kaiser, e vengono scritturati: il trio mette insieme le prime idee in Electronic Meditation (1970), che in una pregnante definizione dell’epoca era “una sorta di spettacolo alla Jimi Hendrix in versione elettro-lisergico-tronica”. Il trio regge solo un disco, e Froese lo ricompone con il tastierista Steve Schroyder, che suonava con Froese nei The Ones agli inizi della sua carriera e il batterista Christopher Franke, ex membro degli Agitation Free: Franke era rampollo di una ricca famiglia industriale, e disponeva di uno studio di registrazione privato casalingo per sperimentare con l'elettronica; era soprattutto incentrato ad adoperare i sintetizzatori e i sequencer per la creazione di linee portanti di percussioni e bassi sintetico-elettronici ed era il felice possessore di un sintetizzatore personale, un EMS VCS3 di fabbricazione inglese, che gli permetteva di sperimentare, partendo dalla sua formazione jazz, i limiti del suono. È la svolta. Le nuove registrazioni si portano ai confini del suono. Fu Kaiser a suggerire loro un concept sull’esplorazione spaziale, e da lì nacque Alpha Centauri (1971): in scaletta 3 brani, mixati tra l’altro l’uno all’altro, per un tappeto sonoro infinito e misterioso. Sunrise In The Third System abbina gli strumenti elettronici a quello di un un organo e di una chitarra psichedelica, e si lega ai 19, imponenti, minuti di Fly And Collision Of Comas Sola dove nasce la musica dei sintetizzatori, spiegando come meglio non si potrebbe l’idea di musica cosmica, in lunghi e intensi minuti stellari, dove non manca un’intermezzo furioso di batteria di Chris Franke prima della supernova finale. In Alpha Centauri la predominanza dell'organo, con effetti di riverbero, è clamorosa, e davvero sembra di essere in 2001: Odissea Nello Spazio, nella lunga sequenza del viaggio interstellare per galassie al di là del tempo e dello spazio: si aggiungono ai tre il flauto e il VCS3 degli ospiti Udo Dennebourg e Roland Paulick. Il finale, con il recitato di Dennebourg quasi in tono marziale, rende ancora più forte l’idea dell’ispirazione cinematografica, regalando allo stesso tempo una inquietudine quasi da Apocalisse imminente. Nelle edizioni ristampate si aggiungono dei brani registrati in contemporanea con il successivo, e ancora più estremo, Zeit (1972). Segnalo la meravigliosa Ultima Thule (Part 1) che è molto più rock di tutto il resto, con fenonamel assolo di Froese alla chitarra elettrica, prima che la musica diventi più liquida e sognante grazie al nuovo arrivo Peter Baumann, che prenderà il posto di Schroyder. La loro avventura musicale continuerà per decenni, con picchi assoluti di bellezza in Phaedra (1974), di successo in Rubycon (1975, primo nelle classifiche di mezzo mondo), di maturità in Force Majeure (1979, che in piena iconoclastia punk dà nuovo slancio alla musica ambient che dà loro ebbe inizio). Un disco da ascoltare in meditazione, liberando la mente per un grandioso viaggio spazio-temporale.

Commenti

E T I C H E T T E

Mostra di più