Eloy - Ocean (1977)
L’ho scritto più volte che ci sono stati dei periodi musicali fiorentissimi, ricchissimi di gemme discografiche che sono poco conosciute rispetto alla loro qualità. Alcuni miei amici mi hanno mandato, quasi in contemporanea, delle segnalazioni e dei dischi che valgono la pena di essere raccontate. Il periodo d’oro del rock progressive, 1968-1973, portò alla ribalta gruppi entrati nell’immaginario rock, grazie anche alla meraviglia della loro musica (per citarne qualcuno, King Crimson, Genesis, Pink Floyd, Yes, Van Der Graaf Generator, Gentle Giant, la PFM, il Banco Del Mutuo Soccorso e così via) segnando la musica, soprattutto europea. Dalla metà degli anni 70 altri stili, come l’hard rock e il nascente punk, che tra gli obiettivi si prefiggeva di sgombrare il tecnicismo del prog per una musica più diretta e aperta a tutti (qui si potrebbe aprire un grande dibattito, dato che più che approccio diretto in molti casi era davvero tecnica approssimativa, per essere eufemistici) finirono per mettere un po’ da parte il mondo prog, che tuttavia continuò a sfornare grande musica. Il disco di oggi infatti esce nell’anno sacro del punk, il 1977: è il sesto disco degli Eloy, una delle band più rappresentative del prog rock tedesco. Fondati da Frank Bornemann, abilissimo chitarrista ad Hannover, presero il nome dal popolo degli Eloi nel libro La Macchina Del Tempo di H. G. Wells, cambiando solo la “i” in “y”. Vincono un concorso per giovani band nel 1970 con cui hanno un contratto con la Philips, che pubblica, prodotto da Conny Plank, il disco di debutto Eloy (1971): più rock che prog, è un discreto debutto. La band ha numerosi cambi di formazione, nel 1973 pubblicano Insider per la Harvest (che cercava gruppi europei da affiancare a colossi come Pink Floyd e Deep Purple), ma il successo è ancora scarso, tanto che nel 1975 dopo l’uscita di Power And Passion (1975, che è un disco molto più ambient che rock) Bornemann scioglie definitivamente il gruppo. Ma forte di un contratto con la EMI, riforma gli Eloy: nuova formazione con Detlev Schmidtchen alle tastiere, Jürgen Rosenthal (ex Scorpions) alla batteria, Klaus-Peter Matziol al basso. Il suono riprende quello dei primi dischi con idee e suggestioni dei grandi gruppi inglesi del prog, e il successo cambia marcia: Dawn del 1976 è il primo disco in classifica, un concept sulla storia di un uomo che si risveglia fantasma e cerca spiegazioni a tutto ciò. Nel 1977 pubblicano a dicembre, dopo due mesi passati negli studi Sound-N-Studio di Colonia, il loro disco più ambizioso: Ocean. Ispirato al mito di Atlantide, è un disco che nasconde un messaggio profondo di attenzione all’ambiente e di avvertimento sulle conseguenze del dominio umano sulle acque. Disco composto da sole 4 tracce, due lunghissime e meravigliose e due più brevi, che raccontano la creazione, l’apoteosi e il crollo di Atlantide. Poseidon’s Creation trasmette la magica atmosfera di incanto e di emozione che la costruzione della città di oricalco (una particolare lega di bronzo, così Platone racconta fosse costruita Atlantide) da parte del Dio del Mare. Il disco ha tessiture meravigliose di sintetizzatori e di moog, riprese nella bellissima Incarnation Of Logos, che mantiene la tradizione filosofica della creazione del logos per esprimere l’einai (l’essere), capacità che contraddistingue l’uomo. Ma questa è un’arma profondamente problematica, e l’abuso della parola può spazzare via la via segnata delle divinità, tanto che segna la fine dell’armonia (la drammatica Decay Of Logos). E arriva conseguentemente la punizione divina: Atlantis’ Agony At June 5th – 8498, 13 P.M. Gregorian Earthtime trasmette in musica la collera di Poseidone e la distruzione della citta di oricalco, in un crescendo di atmosfere elettroniche che suscitano tensione e pathos. Il disco è un successo clamoroso, in Germania sale alle più alte vette della classifica e vende più di Queen e Genesis quell’anno. Diventa così un classico del genere e il disco più famoso del gruppo, che continuerà a scrivere musica (due scioglimenti con successive due reunion, un breve periodo di interesse in Gran Bretagna a metà anni ‘80, ma ancora oggi fanno concerti). Due curiosità: la splendida copertina, in pieno stile prog, fu opera di un disegnatore polacco naturalizzato francese, Wojtek Siudmak, che disegnò altre loro cover e che diventò famoso per aver disegnato la prima versione a fumetti di Dune di Frank Herbert in polacco; sul mito di Atlantide nel 1972 anche la band italiana dei The Trip scrisse un meraviglioso disco, Atlantide, che si può scovare insieme a questo, magnifico, di qualche anno più tardi.
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