Focus - Moving Waves (1971)

Il viaggio tra il progressive minore oggi ci porta nei Paesi Bassi, a fine anni ‘60. Sulla spinta del successo che i primi gruppi prog inglesi stavano avendo in tutta Europa, un gruppo di giovani musicisti olandesi si mette insieme per creare un gruppo: Thijs van Leer e Jan Akkerman sono due giovani polistrumentisti, il primo anche cantante e flautista, il secondo asso della chitarra, e insieme al bassista Martin Dresden e il batterista Hans Cleuver formano una band. Si nominano Focus e vanno a Londra dove prima suonano per locali e poi registrano, nel Gennaio del 1970, un disco  tutto di brani propri dal titolo Focus Plays Focus, che esce nel settembre dello stesso anno: è un misto di hard rock, folk e di alcune trovate musicali niente male, per un gruppo la cui musica si basa sui pirotecnici duelli tra van Leer e Akkermman. Il successo è discreto solo a casa loro, e la band si scioglie. Ma Akkermann è convinto di avere ancora qualcosa da dire: richiama van Leer e due nuovi musicisti, Cyriel Havermans (basso, voce) e Pierre Van Der Linden (batteria). I Focus rinascono e vanno in studio con Mike Vernon, produttore dei Bluesbreakers di John Mayall, di Bowie, dei Savoy Brown. Ed è tutto un’altra musica, ispirati dal lavoro che alcuni gruppi prog, come i Colosseum o i leggendari Emerson, Lake & Palmer, che nei loro show riarrangiavano musica classica (è del 1971 lo storico Pictures At An Exhibistion del trio, un concerto dal vivo a Newcastle dove si metteva in rock l'omonima opera del pianista russo Modest Petrovič Musorgskij). I Focus infatti partono da idee barocche, musica giocata su delicate partiture di piano e chitarra, con innesti di poderosi assoli di chitarra o mellotron. Moving Waves viene pubblicato in Olanda con il titolo Focus II nel 1971, ma le successive ristampe riunificano il titolo al primo: è un disco meraviglioso per strutture musicali, armonie e delicatezza. Infatti dei 6 brani che lo compongono, 5 sono caratterizzati dai soffici arpeggi di chitarre acustiche di Akkermann (Le Clochard), con echi di Genesis, da delizie che rimandano a musiche barocche (Janis, con il flauto di van Leer), la bellissima title track Moving Waves con il mellotron che dipinge un tappeto sonoro onirico e struggente, Focus II è un altro strumentale dove il pilastro ritmico batteria - basso si contrappone a taglienti riff di chitarra. Ma due brani passeranno alla storia: Eruption è una lunga suite di 23 minuti che si rifà alla composizione del musicista italiano del XVI secolo Jacopo Peri, Orfeo e Euridice: è l’occasione per virtuosismi, passaggi musicali stratosferici, per una composizione, in parte anche cantata, che è uno dei pezzi forti del prog europeo del periodo. Negli ultimi giorni di registrazione, la band si accorse che in fondo il disco era dominato da atmosfere poco “potenti” e decise di rimediare con un brano, una della gemme della musica prog: su un potentissimo riff chitarristico degno delle grandi band hard rock, van Leer ha l’idea geniale di alternare dei brevissimi intermezzi di prog jodel, di scat singing, di eefing (che è una tecnica vocale tipica dei Monti Appalachi che influenzerà l’hillibilly); nasce così Hocus Pocus, il loro brano più famoso, che diventerà uno dei momenti clou dei loro concerti, che nella versione in studio dura 6 minuti e mezzo di straordinaria e folle magia musicale. Il successo stavolta è grandioso: numero 2 in Gran Bretagna, numero 4 nei Paesi Bassi e addirittura numero 8 negli Stati Uniti; Hocus Pocus fu realizzato come singolo nel 1973 e arriverà nella top ten di Billboard. Sulla scia del successo di Moving Waves, anche il primo disco fu ristampato con il nuovo titolo di In And Out Of Focus, con scaletta diversa e nuovi brani, tra cui l’ottimo singolo House Of The King. Nel 1972 un nuovo cambio di formazione porta Bert Ruiter al basso, e Focus III è un nuovo grande disco, addirittura doppio, alto in classifica e con un nuovo bellissimo singolo, Sylvia. Nel 1974 van Leer se ne va, la band virerà più al jazz rock, per il malumore di Akkermann, e si scioglierà nel 1975. Seguendo l’andamento dell’interesse del prog (molto basso da fine anni 70 a metà anni 80, in rialzo prima a metà anni 90, poi negli anni 2000), la band si riunirà più volte, ma senza risultati di rilievo, con un cero seguito solo in patria. Rimane la fama legata a questo periodo dei primi ‘70, dove furono senza dubbio una delle più funamboliche e interessanti realtà del prog europeo.

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