Storia della musica #40

 Scorie noise di fine anni ottanta 

Se dalla metà degli anni ottanta in Inghilterra il rumorismo noise viene piegato alle inflessibili leggi del pop da Jesus & Mary Chain e soci, oltreoceano le intuizioni e gli esperimenti dei Sonic Youth vengono incanalate in direzioni completamente nuove: dal guitar-noise di Dinosaur Jr e Pixies, al rumore dilatato e spaziale degli Yo La Tengo, passando per il garage-noise dei Pussy Galore e della “stirpe” da essi generata.

I Dinosaur Jr di J. Mascis e Lou Barlow, esordiscono a nome Dinosaur nel 1985 con disco omonimo, giocando con i feedback chitarristici e unendo il Neil Young più abrasivo con le scorribande dissonanti dei Sonic Youth: la miscela è ancora acerba, ma lascia intravedere quel suono che viene portato a maturazione già nel successivo “You’re Living All Over Me” (1987), uscito per la storica SST: è un susseguirsi di dischi che segnano la storia dell’indie rock americano, da “Bug” (1988), passando per “Where You Been” (1993) (che data la contingenza storica viene erroneamente associato al movimento grunge in auge in quel periodo) fino ad arrivare a “Without a Sound” (1994): da notare però che da “Bug” in poi, il gruppo si era praticamente trasformato nella one man band di J. Mascis, mentre Barlow aveva lasciato ed era divenuto anti-divo del firmamento lo-fi con gruppi come Sebadoh, Sentridoh e FolkImplosion. Il gruppo di Mascis e Barlow in ogni caso si rivelerà vitale nel porre le fondamenta del guitar-rock degli anni’90, riuscendo nella rara impresa di fondere sonorità ostiche e dissonanti con una vena compositiva che spesso e volentieri fa capolino dalle parti del pop.

Il miracolo riesce, anche se in modo radicalmente differente, pure ai Pixies, anch’essi fondamentali per creare il suono del rock alternativo degli anni’90; il suono del gruppo, fin dall’esordio, pur miscelando influenze note, pare apparso dal nulla: i Violent Femmes e il power pop, l’hardcore contaminato degli Husker Du e la vena folle dei Pere Ubu, il tutto trasfigurato da una sensibilità melodica sbilenca e da un eclettismo sfrenato e sporcato da dissonanze e rumorismi assortiti; il gruppo esordisce nel 1987 con “Come on Pilgrim”, seguono gioielli come “Surfer Rosa” (1988) e “Doolittle” (1989) e il meno convincente “Bossanova” (1990), ultimo disco del gruppo, almeno con organico al completo, che lascia una manciata di dischi, la cui vena pop, sbilenca e fuori fuoco, sarà il leit motiv del pop-rock alternativo degli anni ’90, dai Nirvana di “Nevermind” (che citeranno i Pixies di “Doolittle” come influenza fondamentale durante la lavorazione del disco) ai Pavement, che sapranno fare buon uso degli insegnamenti di Frank Black e compagnia ereditandone anche lo spirito sardonico.

Diverso il discorso per i dischi Yo La Tengo: se qui gli episodi di rumorismo sono sicuramente presenti e raggiungono spesso vertici di violenza inauditi, l’alternanza con episodi vicini al dream pop virato folk dei Galaxie 500 porta quasi a pensare ad una sorta di compendio di tutte le possibili declinazioni (americane e non) del rumorismo indie: il che non stupisce se si tiene conto dei trascorsi da critico musicale del frontman Ira Kaplan. Il gruppo impiega 6 anni per arrivare alla sintesi perfetta del suo suono, esordendo nel 1986 con “Ride The Tiger” e trovando la quadratura del cerchio in “May I Sing With Me” (1992): il capolavoro arriva nel 1997 con “I Can Hear The Hear Beating As One” disco che, mostrando un gruppo sempre più maturo nel suo gioco citazionista, potrebbe tranquillamente fungere da enciclopedia ideale dei diversi stili e sottostili dell’indie rock degli anni’90.

Se Dinosaur Jr, Pixies e Yo La Tengo traghettano definitivamente feedback e dissonanze nel rock chitarristico americano un’operazione analoga per il garage e blues-rock viene portata avanti dai Pussy Galore; fin dall’EP del 1986 “Groovy Hate Fuck” e ancor di più nell’esordio sulla lunga distanza “Right Now” (1987) il suono è un’incredibile ed apparentemente improbabile miscela lo-fi e senza basso di Rolling Stones (periodo “Exile On Main Street”), Captain Beefheart e Sonic Youth (il cui ex-batterista Bob Bert era stato arruolato nel 1987 tra le fila del gruppo): si rivela seminale nel riportare sulla mappa del post punk (inteso nel suo senso più letterale) le sonorità blues.

Non solo, poiché dalle ceneri dei Pussy Galore nasceranno due gruppi che saranno fondamentali per le sorti del rock alternativo: da una parte il chitarrista Neil Hagerty formerà con la tastierista Jennifer Herrema i Royal trux, proseguendo ed esasperando il percorso di destrutturazione del rock-blues Stonesiano e creando, fin dall’esordio omonimo del 1988, una miscela sonora quasi free in cui l’influenza di Captain Beefheart si fa ancora più evidente; il gruppo sarà anche tra i primi ad introdurre la coppia “mista” come line-up ideale per produrre rock-blues, una formula che nel nuovo millennio diventerà piuttosto popolare, dai Kills, che fin dall’esordio s’imporranno come eredi dei Royal Trux, ai più eclettici White Stripes e Fiery Furnaces.

Anche l’ex leader dei Galore, Jon Spencer, fonda con la moglie Christina Martinez, i Boss Hog, gruppo dai ranghi variabili che, prima di divenire una sorta di divenire, nel corso degli anni ’90, una sorta di versione virata pop-soul del punk-blues dei Galore sarà, specie con l’introvabile “Cold Hands” (1990) una sorta di anello di congiunzione tra questi ultimi ed i Jon Spencer Blues Explosion, terzo gruppo di Spencer.

Il gruppo, con “Extra Width” (1993), fa sbocciare ed evolvere le intuizioni dei Pussy Galore; la produzione, gradualmente, da lo-fi si fa vintage, il rock-blues si spruzza di funky, l’elemento noise viene, almeno in parte, dominato: è il passaporto per il suono ultracool di “Acme” (1998); nel mezzo passano “Orange” (1994) e la furia di “Now I Got Worry”(1996), dove il gruppo trova l’equilibrio tra i due estremi sonori raggiungendo allo stesso tempo il capolavoro assoluto.

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