T. Rex - Electric Warrior (1971)

Nel 1968 nella recensione del loro secondo disco, il New Musical Express, che all’epoca era una delle bibbie inglesi delle riviste musicali, quando davvero facevano opinione e indirizzavano i gusti musicali forse più dei social network adesso, scrisse “Non preoccupatevi, non è il vostro giradischi, cantano proprio così male”. Una recensione così avrebbe stroncato la carriera di moltissimi, ma non del tipo della storia musicale di oggi, che apre quelle di Febbraio: nel giro di pochissimi anni da quelle parole quasi sprezzanti sarà in grado di creare un qualcosa che influenzerà un’intera generazione di musicisti. Ma andiamo con ordine. Marc Feld nasce nel 1947 nell’East London. Ama subito la musica, con una passione per i grandi del rock americano, in particolare Bill Haley e Little Richard, due dei papà del rock’n’roll; a ciò aggiunge una sorta di adorazione per l'eleganza dell'abbigliamento, che sarebbe stato una delle componenti fondamentali del suo successo; fin da adolescente ebbe un'ammirazione maniacale per Beau Brummell, il dandy inglese per eccellenza vissuto negli anni a cavallo del 1800, e fece di tutto per diventarne una reincarnazione. A 14 anni quando si getta nel mondo della musica, ma i primi lavori passano inosservati, per un certo periodo vive in Francia dove ha una sorta di folgorazione per la mitologia antica e per i libri fantasy. Nel 1965 torna in Gran Bretagna e firma un contratto con la Decca: l’unica cosa che gli chiedono è di trovarsi un nome d’arte, Feld pensa a Bowland, ma vedendo che nelle classifiche inglesi di dischi c’erano 4 album di un certo ragazzo del Minnesota, prese il nome di quell’artista, Bob Dylan, lo comprime ed ecco fatto: Marc Bolan.  In quello stesso anno si unisce ai leggendari John’s Children, gruppo psichedelico inglese della prima metà degli anni ’60, con cui ha i primi successi nelle famose Desdemona e Go Go Girls. Ne esce di lì a poco, con l’ambizione di creare un grande gruppo inglese. Sceglie come nome Tyrannosaurus Rex, per similitudine tra il grande predatore preistorico e i draghi raccontati nella saga de Il Signore Degli Anelli di Tolkien, sua immensa passione e che influenzerà a tal punto la sua prima parte di carriera che il batterista Steve Ross, con cui fonda il gruppo, viene ribattezzato Steve Peregrine Took. La musica ha una natura acustica, favoleggiante e intrisa di tolkienismo, che si inizia a mischiare con l’incredibile sciovinismo di Bolan, che per dire intitola il primo lavoro My People Were Fair and Had Sky in Their Hair… But Now They’re Content to Wear Stars on Their Brows (1968). Produce il tutto un giovane Tony Visconti, che crede nelle capacità di questo tipino bizzarro (Bolan era alto solo 1 metro e 60 cm). Il successo è abbastanza relativo, ma tra gli estimatori c’è il leggendario Dj John Peel, che prima nella sua radio privata, poi su BBC Radio 1 con le sue leggendarie Peel Sessions, passa spessissimo Bolan e Peregrine Took. Ma nemmeno questo riesce a far arrivare in vetta i pur buoni Prophets, Seers & Sages: The Angels of the Ages (1968) e Unicorn (1969, che è il disco della famosa stroncatura del NME). Steve Peregrine se ne va dopo i risultati scadenti e una disastrosa tourneè americana. Bolan chiama al suo posto Mickey Finn e abbandona la chitarra acustica per abbracciare la cara Les Paul elettrica, dopo un breve apprendistato chitarristico dal grande maestro delle sei corde Eric Clapton. Qui c’è il cambio di marcia, di idee. Prima A Beard Of Stars e poi, abbreviando il nome della band nel più incisivo T.Rex, segnano un definitivo e, per le conseguenze, fondamentale cambio di passo musicale e di stile. Visconti, che intanto ha iniziato a collaborare con David Bowie, inizia ad essere travolto dall’ego di Bolan, che piano piano inizia a spiccare il volo. Nel 1970, ancora con la vecchia formazione a due (Bolan e Finn) esce T.Rex: trascinato dal primo grande successo, Ride A White Swan, che arriva al Numero 2 della classifica dei singoli, il disco inizia a far conoscere la nuova creatura di Bolan. Che nel frattempo trasforma la band in un quartetto con l’innesto di Steve Currie al basso e Bill Legend alla batteria, con Finn che suona i caratteristici bonghi, in un suono tra rockabilly elettrificato e morbide ballate “sporche” che condite con l’eccesso di smorfie, vestiario e show di Bolan, fanno nascere il glam rock. Evento cardine: le due esibizioni alla seguitissima trasmissione trasmissione televisiva della BBC Top Of The Pops del nuovo singolo Hot Love: nella seconda, quando il brano è già altissimo in classifica, Bolan si presenta con una scintillante camicia di lustrini nera, un pantalone oro e dei glitter sotto gli occhi, gettando un seme fondamentale per il rock e l’estetica del rock che verrà raccolto di lì a poco da giganti come David Bowie e Lou Reed. Ed Electric Warrior del 1971 ne è il manifesto. Stupenda copertina della leggendaria Hipgnonis, che elabora una foto di Kieron “Spud” Murphy che ritrae Bolan durante un concerto, con l’aggiunta di mistica aura magica, il disco è uno dei capolavori di quegli anni. La ricetta di Bolan e di Visconti è abbastanza semplice: un rock semplice e accattivante (memorabili i loro riff), un certo ecclettismo nelle scelte musicali (blues, soul, ballate) e una dose , spesso eccessiva, di sciovinismo di Bolan, che diventerà un’icona. Il disco ha due singoli killer, entrambi numero 1, come Jeepster, che diventerà un classico, ma soprattutto il riff travolgente e sexy di Get In On, una delle canzoni degli anni ‘70. Ma è tutto il disco che suona incredibile, nelle altrettanto iconiche Cosmic Dancer, parzialmente autobiografica, che ha avuto decine di cover, il vibrato sussurrato di Mambo Sun, la stupenda chitarra di Bolan, che segnerà un’epoca, di Raw Ramp. E i cori di Planet Queen o il gioco della chitarra di Motivator. In Life’s A Gas, altro classico, canta Bolan:“I could have built a house on the ocean\I could have placed our love in the sky\But it really doesn’t matter at all\No it really doesn’t matter at all\Life’s a gas (…) I hope it’s going to last”. C’è tempo per sondare il blues in Lean Woman Blues e per anticipare di almeno un lustro l’aggressività spericolata del punk nella storica e indimenticabile Rip Off. La bolanmania dura ancora per qualche anno, anche grazie ad almeno altri due grandi dischi: The Slider e Tanx, che musicalmente è anche suggestivo per l’uso di strumenti nuovi come il mellotron, che è anticipato da un altro singolo numero uno in classifica, la storica Children Of the Revolution. Per capire che posto occupa nella storia del rock, e del glam rock, basta ricordare questo: David Bowie, suo grande amico, è quasi sicuro che scriverà la iconica Lady Stardust proprio pensando a Bolan nel memorabile The Rise And Fall Of Ziggy Stardust And The Spiders From Mars (1972): quindi è Bolan la figura che blocca lo sguardo della gente, “the make up on his face”, che ride ai suoi “long black hair” (Bolan aveva una cascata di ricci scuri), “his animal grace”, e Lady Stardust canta “a song of darkness and disgrace”. Diviene una star e una icona rock almeno fino al 1975, dopo che Bolan si autoesilia a Montecarlo per problemi fiscali e in preda ad una forte depressione. Pochi anni dopo, nel 1977, accade una cosa alquanto sinistra: per paura degli incidenti stradali, Bolan non prese mai la patente, sebbene amasse le automobili e avesse una passione per le Rolls-Royce. Un giorno il suo fidato manager, Simon Napier-Bell, gli chiese perchè non guidasse, e Bolan gli rispose: “Non voglio fare la fine di James Dean”; con sarcasmo molto british, Napier-Bell gli rispose: “Beh, basta che non compri una Porsche”, a cui Bolan rispose: “Ma io sono così basso che massimo potrei guidare una Mini”. Il caso volle che la sera del 16 settembre 1977, tornando a casa con la cantante Gloria Jones, ebbe un tragico mortale incidente nel quartiere Barnes a Londra, su una Mini. La fine tragica all’inizio fece ritornare in classifica tutto il catalogo precedente, portando alla nascita di un nuovo culto per questo tipo dalla folta chioma riccia, che voleva diventare il nuovo Little Richard:  attenzione al personaggio che ogni tanto ritorna, perchè tutto sommato fu il primo cantante a truccarsi, a mettere lo smalto, a dichiararsi bisessuale, prima dello stesso Bowie. Il quale una volta disse: Non avremmo potuto spiccare il salto senza Marc Bolan, il folletto che ha aperto la porta.

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