Sigur Rós - Ágætis byrjun (1999)
Il post rock ha avuto un ruolo particolare nella storia della musica degli ultimi 25 anni. Mi basta ricordare qualche avventura in breve: quella di Jim O’Rourke, ex Sonic Youth, e dei suoi esperimenti con i Gastr De Sol; il grande David Pajo, che dopo la fine dei leggendari Slint ha continuato a costruire il genere con i Tortoise (Millions Now Living Will Never Die del 1996 è considerato un capisaldo del genere), con gli Zwan e anche come solista con il curioso nome di Aerial M; alcuni gruppi fenomenali, come gli scozzesi Mogwai, dal suono portentoso, l’ensemble dei Godspeed You! Black Emperor (dai componenti vari, che prendono il loro suggestivo nome da un documentario giapponese in bianco e nero del 1976 diretto da Mitsuo Yanagimachi, che tratta la vita di una biker gang giapponese, i Black Emperors) oppure gli americani Explosions In The Sky, dal successo elevatissimo e dal suono più “rock”, caratteristica che gli ha permesso un successo più ampio e trasversale. Ma voglio chiudere la piccola rassegna con il post rock con una band che ha davvero emozionato con la sua musica, e per la storia che si porta dietro. Dobbiamo andare in Islanda, nell’agosto del 1994, quando tre ragazzi, Jón Þor Birgisson detto Jónsi (voce e chitarra), Georg Hólm (basso) e Ágúst Ævar Gunnarsson (batteria) formano una band: le danno il nome della sorellina di Birgisson, nata proprio in quei giorni: Sigur Rós. Dei tre solo Birgisson ha una esperienza musicale, con un gruppo rock, i Bee Spiders. Dopo qualche mese di prove e di esperimenti, pubblicano nel dicembre del 1994 Fljúgðu. Se ne innamorò Björk, la quale fece pubblicare il brano nella raccolta che celebrava il cinquantesimo anniversario dell'indipendenza islandese. Sembrava il trampolino di lancio, ma andarono un bel po’ di cose storte: impegni di studio, mancanza di fondi, altri impegni. Passano tre anni per pubblicare il primo disco, Von (1997), tra sperimentazione e ambient, a cui fa seguito un Von Brigoi, una specie di remix dei brani di Von, che esce solo in Islanda. La band cambia formazione, con l’entrata del tastierista Kjartan Sveinsson nel giugno del 1999 pubblicano il loro disco capolavoro, che li fa conoscere in tutto il mondo: Ágætis Byrjun. Il titolo in islandese significa “Un buon inizio” che fu l’osservazione che gli amici della band fecero dopo aver ascoltato, in anteprima, alcune canzoni alla fine delle registrazioni. Il suono magico dei Sigur è una miscela meravigliosa, a tratti commovente, di ambient, melodie sinfoniche, archi emozionanti che si accompagnano alla voce da brividi, quasi bianca, di Jonsi, che è una sorta di strumento aggiunto al gruppo. A ciò si contrappongono le schitarrate in stile noise, quasi dei graffi sulla tela musicale che tanto assomiglia alla selvaggia natura della loro isola. ll disco è cantato interamente in Islandese, eccetto i brani Olsen Olsen e la parte conclusiva di Ágætis Byrjun, cantati in Vonlenska, che è addirittura una lingua artificiale inventata dal gruppo. Starálfur è un brano palindromo: anche ascoltandola al contrario è sempre uguale, idea che aveva molto preso la band, dato che Àgætis Byrjun inizia con la melodia del brano al contrario. Avalon è una parte di Starálfur, ma rallentata. Viðrar Vel Til Loftárása significa “bel tempo per bombardamenti aerei” e il suo buffo nome è l’affermazione che un meteorologo della TV nazionale Islandese disse durante la guerra del Kosovo: “í dag viðrar vel til loftárása” (oggi c'è un bel tempo per bombardamenti). Il piatto che è centrale in Ný Batterí fu trovato dal gruppo per strada, probabilmente schiacciato e piegato da un'automobile: ma aveva un suono così particolare che la band decise di partire dal suo vibrare per creare una canzone. L’album fu letteralmente autoprodotto, e la leggenda narra che Ie prime copie furono confezionate e incollate in proprio, usando molta più colla del necessario, tanto che molti CD furono inutilizzabili per la colla colata su di essi. Tutti gli schizzi sulla copertina di Àgætis Byrjun furono fatti con una penna a sfera Bic, e fu scelto poi il feto di un angelo alieno. Viðrar Vel Til Loftárása fu usata in numerose colonne sonore, Starálfur per The Life Aquatic with Steve Zissou di Wes Anderson e nell’acclamato telefilm, pluripremiato agli Emmy, The Girl in the Café. Svefn-g-englar accompagna una delle scene cult di Vanilla Sky. Successo di stampa e di pubblico, nella lista dei migliori deschi degli anni 2000 (negli USA fu pubblicato l’anno successivo). Tour mondiali, con la leggenda che Thom York dei Radiohead ne fu così affascinato da pretendere la band come apertura al loro tour di Kid A (disco che tra l’altro è forse l’evoluzione più sofisticata del post rock). Trascorreranno altri tre anni prima di ( ) - scritto così, senza titolo: li farà ancora di più conoscere e il Melody Maker, da cui abbiamo iniziato per Hex, scrisse di loro così:” La musica dei Sigur Rós è come il suono di Dio che piange lacrime d’oro in Paradiso”.
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