Pretty Things - S.F. Sorrow (1968)
Inizia un nuovo mese, e nuovo tema delle storie musicali. Tema è forse proprio la parola giusta, dato che ho scelto dei concept album da proporvi. I concept album sono considerati opere nelle quali esiste una unità narrativa (che sia strumentale, di brani o di tematiche) all’interno del progetto discografico. Ne esistono varie varianti, e siccome la definizione è molto aperta alle interpretazioni, c’è molto dibattito filologico sui primi esperimenti e sui primi dischi da considerare antesignani dei concept. Un dato è certo: l’idea predominante degli album concept si sviluppò in Europa verso la fine degli anni ‘60, in un momento dove la generazione del baby boom post guerra iniziò autonomamente a rielaborare i modelli musicali americani e a dare una dimensione più “artistica” alla musica popolare. Filologicamente, forse il primo tentativo di dare una coesione narrativa e concettuale dei brani di un album, tanto da raccontarne una storia a puntate nelle tracce, fu un disco semi dimenticato dei Nirvana, non la band di Kurt Cobain, ma un gruppo inglese psichedelico inglese che nel 1967 pubblicò The Story Of Simon Simopath. che raccontava di un ragazzo, isolato a scuola dal suo carattere schivo, che sognava di avere le ali, fino a quando da adulto (la band immagina nel 1999) lavorando con dei computer impazzisce, costruisce un missile, viaggia nello spazio dove incontra un centauro e una piccola divinità, Magdalena, con cui si sposa e ha dei figli. S.F. Sorrow, che esce il primo gennaio del 1968, è ampiamente considerato il primo e strutturato disco concept della storia del rock, ed è opera dei Pretty Things. La storia di questo gruppo, tra i più influenti del r&b prima e della psichedelia poi in Gran Bretagna, nasce insieme a quella dei Rolling Stones: infatti Dick Taylor suona la chitarra nel primo gruppo di Keith Richards e Mick Jagger, i Little Boy Blue, che diventano poi The Rolling Stones quando nel 1962 entra in gruppo Brian Jones, Ian Steward ed altri. Taylor conclude gli studi e nel 1963 insieme a Phil May, John Stax e Brian Pendleton forma i Pretty Things, da una canzone del grande Bo Diddley. Iniziano a suonare i grandi artisti d’oltreoceano, come lo stesso Diddley, Chuck Berry e Jimmy Reed con grinta e dinamiche che li fanno diventare subito famosi nei club. In gruppo entra Viv Prince alla batteria, nel 1964 il primo singolo di successo, Don’t Bring Me Down, poi iniziano momenti difficili, e Prince lascia. Viene sostituito primo da Mitch Mitchell, che durerà poco ma andrà poi a suonare con Jimi Hendrix nella Experience, e altri sconvolgimenti nella formazione portano, nel 1967, a questa formazione: Phil May alla voce, Taylor alla chitarra, John Povey alle tastiere, Wally Allen al basso e seconda voce e Twink Adler alla batteria, una delle figure leggendarie della musica underground inglese. Con questa formazione, firmato un contratto con la Columbia, firmano prima un singolo, Defecting Grey, che è uno degli apici della pischedelia europea (un brano favoloso, un susseguirsi di stili uno dietro l’altro tra la canzone per bambini e sciabolate hard rock, riff micidiali e momenti acustici, un capolavoro), e il disco di oggi, S.F. Sorrow. L’idea di base, che era di May, era quella di raccontare la storia di Sebastian F. Sorrow dalla nascita alla sua morte. In una città sconosciuta, S.F. Sorrow nasce (S.F. Sorrow Is Born, con un uso originale e fantastico del mellotron ad accompagnare la natura acustica del brano), cresce pieno di idee, fantasie e sogni (Bracelets Of Fingers). Sorrow cresce, e prima di andare a lavorare in una “factory of misery” con il padre, incontra una ragazza (scena evocata nella quasi beatlesiana She Says Good Morning) di cui si innamora perdutamente. Decidono di andare a vivere insieme e di sposarsi, ma prima la chiusura della fabbrica e poi la chiamata in guerra spezzano i loro sogni (Private Sorrow è il brano che descrive l’arruolamento). Finita la guerra si ritrova in una nuova terra chiamata Amerik (ovvio riferimento all'America, precisamente a New York), ed invia quindi un biglietto per un dirigibile alla sua fidanzata per raggiungerlo. Il dirigibile, (che si chiama Windemberg chiaro riferimento agli Hindemburg degli anni ‘10-’30 del ‘900), prende fuoco all'arrivo, davanti agli occhi di Sorrow: Baloon Burning è perfetta nel descrivere questo senso di angoscia e totale disperazione, così come Death, dilaniante testimonianza del suo momento di depressione. Sorrow vaga senza meta disperato per la città e, incontra Baron Saturday, un misterioso personaggio con un mantello nero che lo invita a compiere un "viaggio", "prendendogli in prestito gli occhi" senza chiedere il suo permesso. Inizia qui un viaggio tra l’incubo e il sognante per Sorrow, descritto magistralmente nei brani Baron Saturday (mellifluo, disturbante, con un mellotron geniale ed un magnifico interludio percussivo) e The Journey. Sorrow inizia a ricordare la sua fidanzata (I See You) e quando si risveglia (Well Of Destiny) dal viaggio capisce di essere stato raggirato e ancora più nello sconforto decide di non fidarsi più di nessuno come ben illustrato nella magnifica Trust. Tutto questo porta Sorrow ad isolarsi da tutto e da tutti fino alla vecchiaia, creando un muro intorno a sé fino a diventare la persona più sola al mondo (la proto-punk Old Man Going) lasciando un bagliore di speranza nel finale, bellissimo quadretto acustico, con Loneliest Person. Va detto che sulla copertina dell’album c’è un racconto ad integrazione dei brani che riescono a costruire perfettamente la storia, riempendo certi buchi narrativi delle canzoni. Che sprigionano una varietà musicale ed esecutiva che a distanza di anni continua a meravigliare, e non ci sono dubbi che Pete Townsend si ispirò a S.F. Sorrow per Tommy, che uscirà pochi mesi dopo: tuttavia Tommy segna un deciso passo avanti nella elaborazione di un’opera rock (divenendone forse l’apice assoluto). il disco, seppur magnifico e pietra miliare, ebbe pochissimo successo. Il gruppo però continuò a lavorare e nel 1970 esce Parachute, album magnifico (disco dell’anno per Rolling Stone nel 1970, e basta guardare con che altri dischi aveva a che fare) che però viene accolto tiepidamente dal pubblico. La band perde pezzi (se ne vanno Taylor e Twink Adler) e si scioglie una prima volta nel 1971. Si riformeranno, anche pubblicando con la Swan Records dei Led Zeppelin, ma non riuscirono mai a replicare la genialità di questo disco, magnifico nella sua idea, magnifico nella sua esecuzione e che segna la storia della musica rock occidentale.
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