The Pentangle - Sweet Child (1968)
La musica folk britannica della fine degli anni ‘60 non è solo uno degli momenti musicali che amo di più, ma è a mio parere uno dei più alti picchi qualitativi della musica popolare del ‘900 europeo. Il folk britannico fu riacceso comunque dalla spinta di quello che Dylan in primis, insieme ad altri, aveva fatto per il folk americano: gruppi di musicisti favolosi iniziarono a scavare nel pozzo infinito delle ballad tradizionali britanniche, e non solo, riarrangiando, includendo momenti moderni, in un mix davvero favoloso. Verso la fine degli anni ‘60 due gruppi si contendevano lo scettro di band regina del folk: i Fairport Convention e i Pentangle. I primi virarono all'elettrificazione del folk, con risultati leggendari; oggi parlerò dei secondi, che rimasero fedeli alla natura acustica della loro musica, ma con risultati altrettanto straordinari. The Pentangle era il simbolo sullo scudo di Sir Gawain nell’epopea di Sir Gawain e il Cavaliere Verde (importante poema cavalleresco del XIV secolo con protagonista Galvano, un cavaliere della Tavola Rotonda di Re Artù). Questo simbolo affascinò molto John Renbourn, mago della chitarra acustica e del fingerpicking, che mise su una band di musicisti spettacolari nel 1967: Bert Jansch all’altra chitarra, che per fare un paragone sportivo è come quando Magic Johnson giocava nel Dream Team di basket con Michael Jordan, due giganti dello strumento, poi Terry Cox alla batteria e alle percussioni, Danny Thompson al contrabbasso e la voce splendida e magica di Jacqui McShee. Il pentangolo del nome valeva anche come idea di base della loro musica: ogni strumento e componente valeva per la stessa parte sul totale, con interscambi di voci e canti, con l’abilità strumentale altissima dei singoli elementi, per quello stile musicale che viene spesso chiamato folk baroque dato il mix tra elementi tradizionali e jazz, blues, momenti strumentali quasi proto-progressive. L’esordio è già magico: The Pentangle esce nel maggio del 1968 ed è un grande successo commerciale, trascinato da canzoni come Hear My Call (cover di una hit delle Staple Sisters), le proprie Bells e la spettacolare Pentangling, strumentali, e le prime riprese dalla tradizione folk. Nello stesso anno arriva il primo capolavoro, votato dalla BBC uno dei dischi inglesi più belli di sempre. Sweet Child ha in copertina una stella a cinque punte quasi psichedelica, opera di quel Sir Peter Blake che l’anno prima aveva creato la copertina mitica di Sgt. Pepper’s And Lonely Hearts Club Band dei Beatles. Il disco era originariamente un doppio LP, un disco dal vivo al Royal Festival Hall e uno in studio registrato agli IBC Studios di Londra. La versione che ho io aggiunge un altro disco di brani dal vivo e una di bonus track, per un totale di 33 brani, tutti gioiellini. La parte dal vivo è fantasmagorica: si parte con Market Song, scritta dal quintetto, per poi passare ad una prima serie di cover: il traditional No More My Lord, con un canto magistrale della McShee diviene un loro cavallo di battaglia, una cover di Turn On Your Money Green di Furry Lewis è il trampolino per contaminare di blues la loro musica, poi due riprese da Charles Mingus, Haitian Flight Song e la leggendaria Goodbye Porkpie Hat (con assolo di contrabbasso di Thompson) sono inframezzate da A Woman Like You, struggente canzone di Jansch cantata da Renbourn. Poi un autentico gemma: Three Dances racchiude tre ballate rinascimentali: Brentzel Gay del compositore francese Claude Gervaise, un madrigale italiano del titolo La Rotta e The Earle of Salisbury del famoso compositore inglese William Byrd. Da ricordare lo stupendo strumentale No Exit, una sfida tra le chitarre di Jansch e Renbourn, la ripresa del classico di Anne Briggs The Time Has Come e la leggendaria Bruton Town, traditional murder ballad che racconta l’omicidio commesso da due fratelli del servo che corteggiava la loro nobile sorella. Nel bonus disc, la ripresa di Hear My Call, Bells e la stupenda Let No Man Steal Your Thyme, altro traditional della tradizione anglo-irlandese, un’allegoria della natura contro i falsi amori giovanili. Nel disco in studio, la meravigliosa Sweet Child che dà il titolo al disco, con il rincorrersi delle voci di Renbourn e della McShee, una delle loro canzoni più belle, Three Part Thing, In Your Mind, I’ve Got A Feeling (tutte loro composizioni) a cui si aggiungono altre due gemme della tradizione folk: Sovay, che è la storia di una giovane donna che si veste e si arma da bandito per mettere alla prova il suo corteggiatore. Sotto mentite spoglie deruba il suo corteggiatore di quasi tutti i suoi beni, ma anche sotto la minaccia di morte si rifiuta di rinunciare all'anello d'oro donato da Sovay, dimostrando così la sua devozione. Sovay successivamente confessa lo stratagemma al suo amante e restituisce i suoi vari beni, ammonendolo solo che se avesse davvero rinunciato all'anello, lei lo avrebbe ucciso (Sovay probabilmente è una variante di Sophie); The Trees They Grow So High, una delle traditional ballad più famose ancora adesso nei paesi anglofoni. Il disco capolavoro ha un seguito, di ancora miglior successo: Basket Of Light del 1969 è un altro disco suonato, cantato e prodotto con la classe più alta, e un brano, Light Flight, diviene famosissimo perchè era sigla del primo sceneggiato a colori della BBC, Take Three Girls. Da segnalare nel periodo d’oro anche la colonna sonora di un film particolarissimo, Tam Lin (1970), film di horror folk (sic) diretto da Roddy McDowall, famoso e prolifico attore inglese. Una band formidabile da riscoprire assolutamente.
Commenti
Posta un commento