Ballaké Sissoko & Baba Sissoko – Sissoko & Sissoko (2019)
E’ un abbraccio fraterno quello che ci offrono dalla copertina del nuovo album Ballaké Sissoko e Baba Sissoko. I due cugini sono quasi coetanei, Baba è nato nel 1963, Ballaké cinque anni dopo, entrambi a Bamako, entrambi in famiglie di musicisti molto conosciuti. Djelimady Sissoko, padre di Ballaké, non desiderava che suo figlio maggiore scegliesse la via della musica. Così Ballaké ha imparato a suonare la kora da autodidatta ed è entrato a far parte dell’Ensemble instrumental du Mali a soli tredici anni, alla morte del padre, nel 1981 – proprio mentre Baba sostituiva il padre, Djeli Madou Sissoko che aveva potato per andare in pensione. Qualche anno più tardi, col disco “Nouvelles Cordes anciennes” (1999), Ballaké Sissoko e Toumani Diabaté, facevano conoscere a tutto il mondo l’arte della musica maliana riproponendo la formula del dialogo fra kore che già aveva visto i rispettivi genitori, Sidiki Diabaté e Djelimadi Sissoko, incidere nel 1970 “Cordes anciennes” (insieme a Batourou Sékou Kouyaté e N'Fa Diabaté). Dagli anni Novanta i progetti musicali di questi due cugini, in modo autonomo uno dall’altro, si sono susseguiti generosamente e hanno dato vita ad incontri di prima qualità, basti pensare ai due dischi di Ballaké Sissoko con il violoncellista Vincent Segal e alla capacità di Baba Sissoko di dialogare con musicisti jazz del calibro di Antonello Salis e Famoudou Don Moye. “In vari anni di separazione, avevamo preso ognuno la propria via musicale ed abbiamo fatto esperienze dappertutto nel mondo.
Ma avevo desiderio di realizzare un mio sogno” racconta Baba Sissoko “Il sogno di riunirmi a Ballaké e di suonare con lui nello stesso modo e con lo stesso spirito e naturalezza che avevamo da giovani. Il nostro disco parla del rispetto per la famiglia, delle nostre origini, della nostra cultura e tradizioni. E’ musica di pace, senza tempo, aperta al mondo. L’abbiamo registrato dal vivo ed abbiamo suonato ogni brano una volta sola, grazie alla forza e alla fiducia, alla gioia di ritrovarci insieme, con la stessa amicizia e la nostra intima conoscenza artistica. Il risultato è una musica universale”. Sono nati così dodici brani in cui la kora di Ballaké incontra di volta in volta la voce, le percussioni, il ngoni, il kamale ngoni di Baba. Non c’è alcuna fretta in questo album ed il piacere dell’assaporare il re-incontro a passo d’uomo appare evidente fin dal brano di apertura “Sigi Gno Gonya”, quasi otto minuti in cui Baba offre al dialogo con la kora i suoi diversi colori musicali e la versatilità del “tamburo parlante” tamani che ci fa apprezzare nel suo stretto rapporto con la voce umana ed i poliritmi dell’Africa Occidentale. Il quarto brano, “Sissoko & Sissoko”, che da il titolo all’album, è dedicato a loro stessi, alle loro famiglie di musicisti e propone un andamento più
spedito, un fluire che fotografa l’energia del trovarsi e condividere musica dopo una separazione, con la voce di Baba che entra come un balsamo dopo un paio di minuti di scambi strumentali a sottolineare la dolcezza del momento e il comune sguardo sonoro: cellule melodiche che i due cugini si offrono a vicenda perché l’altro possa riprenderle, parafrasarle, svilupparle, farle volare. Brani come “Djeya” e “Baballake” restano su tempi medi e fanno apprezzare l’ampio ventaglio di colori e fraseggi di cui è capace la kora ed il corpo ritmico in cui si innesta questa tradizione, corpo che le percussioni, la voce e il ngoni di Baba Sissoko esplorano in ogni direzione, senza alcun virtuosismo fine a se stesso, sempre attento alla qualità complessiva del brano, al messaggio di pace caro ad entrambi i musicisti e così importante per il loro paese. Il disco può apparire inizialmente “ipnotico”, d’atmosfera, ma la ripetizione degli ascolti permette di cogliere complessità e sfumature che fanno di questo lavoro un disco su cui tornare molte volte, un compagno cui guardare per ricreare un’atmosfera di benessere e di ascolto di se stessi e dell’altro: naturalmente è dedicato ai loro padri, Djeli Madou Sissoko e Djeli Mady Sissoko.
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