The Beatles - Abbey Road (1969)
La fortuna di avere talento non è sufficiente; bisogna avere anche il talento di avere fortuna (Hector Berlioz). I 4 ragazzi di Liverpool di talento ne avevano da vendere, ma nel loro ultimo atto insieme hanno anche avuto fortuna. Si perchè i Beatles che dall’aprile all’agosto del 1969 erano insieme negli studi EMI di Abbey Road, a Londra, non erano già più una band. Poco prima avevano abbandonato la pubblicazione di Get Back, che poi uscirà nel 1970 dopo la cura Phil Spector a band già sciolta come Let It Be, e l’unico motivo che li spinse a registrare nuovo materiale fu una concomitanza di eventi: il primo la fallimentare esperienza della Apple, loro casa discografica, ma anche casa editrice e primo esempio di marchio globale legato ad un gruppo musicale, con interessi nell'abbigliamento giovanile. E poi un sontuoso nuovo contratto per la EMI, che il nuovo manager Allan Klein, imposto da John Lennon, aveva strappato per la band. McCartney e Lennon si sopportavano appena, nonostante siano fresco sposo l’uno di Linda Eastman, erede della dinastia Kodak, l’altro invece fresco di divorzio da Cynthia Powell per stare con Yoko Ono. George Harrison aveva già in mente il suo primo, leggendario lavoro solista (All Things Must Past, che uscirà nel novembre 1970), Ringo Starr è quello che è. L’unico davvero convinto è George Martin, il loro favoloso arrangiatore e produttore, il vero quinto Beatles. Sia come sia, in sessioni tesissime, nasce un album che poteva essere una catastrofe ma che in realtà è un prodigioso disco, per il solito mix inarrivabile di melodia, sperimentazioni, giochi, rock e stili diversi, miscela i cui misteri i baronetti sapevano manipolare come il più abile degli alchimisti. Abbey Road esce il 26 settembre del 1969. Diviene leggenda per due motivi: la musica e la copertina. Il titolo originale avrebbe dovuto essere Everest, e già era pronta una spedizione in Tibet per le fotografie, velocemente accantonata per i forti dissidi. Fu Ringo Starr a suggerire il nome Abbey Road, che fu felicemente accettato. Ian McMillan l’8 Agosto del 1969 fa lo scatto che verrà scelto per una delle copertine più leggendarie, iconiche e analizzate della storia della musica popolare, e di cui parlerò più avanti. Perchè basta l’incedere blues e morbido di Come Together ad aprire uno dei gioielli musicali più luminosi di sempre. Harrison scrive per una volta i brani più belli del disco, la dolce e favolosa Something, definita da Frank Sinatra “la più bella canzone d’amore degli ultimi cinquant’anni”, e la frizzante e contagiosa Here Comes The Sun. Ringo è in vena per scrivere la sua seconda canzone più famosa, dopo Yellow Submarine, nella giocosa Octopus’s Garden, che secondo la leggenda nasce da una vacanza del batterista in Sardegna. Il resto è uno scontro-duello tra Lennon e McCartney, in una prima parte dove la melodia di Paul è predominante nella surreale e simpatica Maxwell’s Silver Hammer o Oh! Darling, quasi un pezzo beat, a cui John risponde con uno brani più psichedelici in repertorio, I Want You (She’s So Heavy), che utilizza uno dei primi Moog costruiti e che alcuni considerano la nascita dell’heavy metal, soprattutto per la linea di chitarra che Lennon inserì verso la fine del brano, che dura quasi 8 minuti. Il lato b, che parte con i cori di Because, invece è racchiuso in un medley che comprende You Never Give Me Your Money/Sun King/Mean Mr Mustard/Polythene Pam/She Came In Through the Bathroom Window/Golden Slumbers/Carry That Weight/The End, idea di Paul che prende spunto dai primi successi del progressivi e dall’esplosione degli album concept, che entusiasmò George Martin (che per tutto l’album fa un lavoro di arrangiamenti di archi e produzione alla sua maniera, cioè mirabilmente impeccabile) ma che finì per irritare moltissimo John: un mix sgangherato, surreale, insolito. The End, un gioiellino rock, la canzone dei Beatles con il testo più breve, dice:”And in the end/The love you take/Is equal to the love you make”, contiene l’unico assolo di batteria di Ringo e sfuma in Her Majesty, un gioco di fingerpicking alla chitarra di Paul: è il loro commiato ufficiale come gruppo. Il disco più atipico. imprevedibile e problematico dei Beatles ha anche una delle copertine più iconiche di sempre. La leggenda nasce tutta dalla diceria che Paul fosse morto in un incidente stradale nel 1966 e quello al suo posto fosse un sosia. I 4 ci giocarono moltissimo e nella copertina di Abbey Road i più capziosi trovarono molti indizi: Paul sulle strisce è scalzo, i quattro sembrano in fila come per un corteo funebre, il sacerdote (John), il defunto (Paul), l'operaio che scava la fossa (George), l'impresario delle pompe funebri (Ringo), il Maggiolone bianco parcheggiato ha targa LMW 28 1F, che starebbe per Linda McCartney Weeps (o Widow) e 28 IF, cioè 28 anni se Paul fosse stato ancora vivo. In realtà più banalmente Paul aveva dei sandali durante le riprese che in foto venivano una schifezza, i 4 avevano già da tempo abbandonato una divisa comune e si vestivano come gli pareva e Paul nel 1969 aveva 27 anni e non 28. Ma il tutto non ha fatto altro che alimentare la leggenda pop di 4 ragazzi pieni di talento, un talento immenso che ebbero sempre la fortuna di esprimere, anche nelle situazioni più difficili.
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