Ivan Graziani - Pigro (1978)

Fare rock in Italia verso la fine degli anni ‘70 non era cosa facile. Dopo la fine del periodo progressive, memorabile, venne in seguito la stagione dei cantautori, con strascichi polemici e politici che visti oggi sono stucchevoli più che mai. Eppure qualche figura piano piano iniziò ad emergere. Due in particolare mi piace ricordare: Edoardo Bennato e Ivan Graziani. Graziani è stato il magnifico perdente della musica italiana. Talento notevole, guizzi musicali niente male, una tecnica chitarristica eccelsa ma un successo tutto sommato mediocre. Nasce, secondo la diceria, sul traghetto che da Olbia porta a Civitavecchia e cresce a Teramo. Giovanissimo, fonda nel 1966 il primo gruppo Anonima Sound, con cui partecipa al Cantagiro dell’anno successivo, incidendo qualche 45 giro di scarso successo. Scrive un album totalmente strumentale, con il nome Tato Tomaso’s Guitar, per un periodo si presenta come Rockelberry Roll, e con questo nome scrive un album di rock anni ‘50, Desperation. La sua elevatissima abilità di chitarrista gli garantisce i primi lavori importanti come sessionista: con Herbert Pagani (Megalopolis del 1973), con la Premiata Forneria Marconi (che avevano pensato anche a Graziani come cantante, idea poi scartata), con Lucio Battisti, Bruno Lauzi, Francesco De Gregori (in Bufalo Bill) e Antonello Venditti (nell'album Ullalla, nel cui tour promozionale è Graziani ad aprire le serate). Scritturato dalla Numero Uno, etichetta di Mogol e Battisti, incide Ballata Per Quattro Stagioni (1976), che considera il suo primo disco ufficiale ( a 29 anni). Nel 1977 I Lupi, prodotto da Antonello Venditti: Lugano Addio è il primo singolo di successo, che fa conoscere al pubblico la voce aggraziata ed acuta di Graziani, e tutto il disco mostra un’evidente crescita musicale e soprattutto nei testi, da cui si inizia a percepire una sottile ironia e una calibrata intelligenza. Le quali esplodono nel disco di oggi. Pigro esce nel 1978. In copertina Mario Convertino, uno dei più grandi grafici musicali europei (lavoro persino con la Hipgnonis per le copertine di Genesis, Pink Floyd, Led Zeppelin in Italia per Pino Daniele, Battisti e molti altri) mette ad un simpatico maialino gli occhiali rossi, distintivo di Graziani che rispecchiano Graziani stesso in stile maniaco da parco con tanto di calzettoni e impermeabile aperto. Le 8 tracce passano con facilità di stile e registro, e raccontano piccole storie di naturale emarginazione, delicata insoddisfazione. Monna Lisa racconta di come recuperare il famoso dipinto dal Louvre, Fango è un amaro rock-blues, quasi una tragica storia di periferia (“A ventun anni è già assassino […] la casa è buia e ha due finestre. Una guarda la strada, l'altra il vicolo dei rifiuti”). Paolina è la storia di una trentenne desolata. Gabriele D’Annunzio è un ritratto comico e irrispettoso del Vate, suo caro corregionale (e per Graziani sarà spunto per successive canzoni). Tre pezzi sono però più significativi: Al Festival Slow Folk di b-Milano, autentica presa per i fondelli dei testi e di certi atteggiamenti di moltissimi gruppi progressive, accusati di esibizioni privi di sostanza; Scappo di Casa, con una madre che insegna che “L'ignoranza nel sesso è la base per vivere felici” ed un ragazzo che scivola nell'abisso e nella solitudine, e non si può non apprezzare il tentativo di Graziani di ritrarre una certa periferia cupa e devastata. Pigro è invece uno scherzo rock dal ritmo intraprendente ed irresistibile, che attacca una certa idea di intellettuale (i più informati videro un attacco di Graziani al fratello professore Universitario) che nel famoso ritornello dice: E poi le parolacce che ti lasci scappare \ che servono a condire il tuo discorso d'autore \ come bava di lumaca stanno li a dimostrare che è vero\ è vero non si può migliorare col tuo schifo d'educazione\ col tuo schifo di educazione. Pigro!. L’album resta in classifica per trenta settimane, arrivando fino alla quindicesima posizione e Graziani intraprende il primo, storico per lui, tour solista. Il successo continuerà per altri due album, il suo più famoso Agnese Dolce Agnese, che contiene altri suoi successi come Agnese, Taglia La Testa Al Gallo, Canzone Per Susy e Viaggi e Intemperie (1980) che contiene la famosa Firenze (Canzone Triste). La sua parabola diventerà sempre più discendente, non per passione dei suoi ammiratori ma per il generale decrescente successo, tranne l’ultimo guizzo con Malelingue del 1994, con cui arriva settimo a Sanremo. Morirà per un cancro a 51 anni nel 1997, il 1° Gennaio. Proprio come si potrebbe immaginare in uno dei suoi malinconici testi.

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