L'uomo che ha fatto conoscere il blues al mondo: Alan Lomax
Durante un’esibizione in Virginia del 1997, Bob Dylan rese omaggio a un uomo presente fra il pubblico, praticamente sconosciuto al resto degli astanti:
"C’è un distinto gentiluomo qui, fra voi… voglio presentarvelo, si chiama Alan Lomax. Non so quanti di voi abbiano sentito parlare di lui. È qui, ha fatto un viaggio per venirmi a trovare. Ci frequentavamo anni fa. Ho imparato molto, allora, e Alan… è stato uno di quelli che ha rivelato i segreti di questo genere di musica. Perciò, se c’è qualcuno che dobbiamo ringraziare, è lui. Grazie, Alan."
Il “genere di musica” di cui parlava Bob Dylan—il cui idolo Woody Guthrie divenne celebre proprio grazie a Lomax—è, in senso ampio, il “folk” americano. E senza Alan Lomax, secondo l’opinione di Brian Eno, “è probabile che non ci sarebbero stati l’esplosione del blues e dell’R&B, né i Beatles né gli Stones né i Velvet Underground” di Lou Reed, Nico e Warhol. Un’opinione sensata: Lomax è stato uno dei più grandi etnomusicologi del XX secolo. Studioso delle condizioni socio-ambientali in cui nasceva la musica popolare americana. E infaticabile ricercatore e raccoglitore di musica sul campo. Di fatto, è l’uomo che “scoprì” il blues. Andandolo a cercare fra i lavoratori e i condannati al lavoro forzato del delta del Mississippi.
La vocazione di Alan Lomax
Nacque nel 1915 nel Texas. Si laureò in filosofia nel 1936, e si sposò l’anno seguente. Fin da adolescente, Lomax andava a caccia di canzoni trasmesse di generazione in generazione soltanto oralmente. Lo faceva insieme al padre, studioso del folklore. “American ballads and folk songs” è un libro realizzato assieme al genitore nel 1934, ancora oggi reperibile. È però dalla metà dei ’30, fino al 1942, che Alan viaggiò da solo, per conto della Library of Congress. Armato di cuffie, microfoni e di un pesantissimo registratore a nastro. Di quel periodo abbiamo più di 10mila registrazioni. Lomax scoprì Woody Guthrie, Pete Seeger, Muddy Waters e moltissimi altri.
Anti-accademico, progressista, musicalmente “internazionalista”, Lomax riteneva che un forte riconoscimento culturale della musica del popolo e degli emarginati—come il blues, o il country di origine irlandese—potesse contribuire a creare una nuova identità nazionale. Per questo, dal punto di vista governativo era considerato un anti-americano. Indagato nel 1940 dall’FBI, fu dichiarato:
un individuo molto strano: si interessa soltanto di musica folk, è poco affidabile e scontroso. […] Non dà alcun valore ai soldi, e […] praticamente non si cura del suo aspetto.
Più tardi finirà nella lista nera (precisamente, fra i 151 nomi della lista “Red Channels”, insieme a Orson Welles e Leonard Bernstein) dei membri del “mondo dello spettacolo” filocomunisti.
Il blues rivelato al mondo
Proprio negli anni ’40, a caccia di canti nei campi e di negro prison songs negli istituti di pena (dove era guardato con sospetto sia dalle guardie che dai prigionieri neri), conobbe il leggendario bluesman rurale Lead Belly, e lo registrò.
La versione di Lead Belly di “Where did you sleep last night” (che vedi sopra), tradizionale di fine ‘800 di autore ignoto, è stata tanto influente da arrivare fino a Joan Baez, ai Grateful Dead e ai Nirvana. Il gruppo la eseguì come ultimo brano dell’MTV Unplugged del 1993 e Kurt Cobain la cantò ispirandosi dichiaratamente a Lead Belly.
I ricordi degli anni alla ricerca delle radici del blues sono stati riversati da Lomax nel libro “The land where the blues began”. Lomax cercava di ridurre la distanza—comunque ineliminabile—fra sé, lo spericolato ricercatore bianco, colto e progressista a caccia di musica viva nei bassifondi, e gli esecutori. Per questo non registrava solo la loro musica—in cui la sezione ritmica era spesso eseguita con strumenti di fortuna, come pettini e cucchiai— ma, cercando un rapporto empatico, anche i suoi colloqui con le persone.
Mississipi Fred McDowell e Vera Hall
Ad alcune di queste cambiò la vita. È il caso di Mississippi Fred McDowell, che suonava il blues del North Mississipi, particolarmente “groovy”. Lomax lo conobbe alla fine degli anni ’50, e lo fece conoscere. McDowell divenne famoso quasi subito, fino a tutti gli anni sessanta.
Talvolta accompagnato dalla moglie, cantava anche gospel e spiritual, come l’incredibile “You gotta move”, accompagnandosi con la chitarra slide.
“I do not play no rock and roll, y’all. I just play straight and natural blue”, diceva di sé McDowell. Anche se non amava molto il rock’n’roll, fra i giovani rockers aveva molti fan. Come i Rolling Stones, che fecero una cover di “You gotta move”, in “Sticky fingers”.
Un’altra conoscenza straordinaria per Lomax fu quella di Vera Hall, una donna dell’Alabama nata nel 1902, che aveva appreso molte canzoni dai genitori. Il padre John Lomax aveva registrato per primo negli anni ’30 la sua voce, che Alan considerava la più bella mai incontrata. Trascrivendo le storie di vita raccontategli da Hall durante le loro conversazioni, Alan Lomax scrisse un libro, “The rainbow sign”. In cui sostiene che la musica degli afroamericani è il centro creativo della cultura popolare americana.
Lo struggente spiritual “Trouble so hard” che senti qui sopra è stato registrato dai Lomax nel 1937. È eseguito come all’epoca della schiavitù, senza accompagnamento e in stile “responsoriale”—un “botta e risposta” fra solista e assemblea—in crescendo. Il brano è molto celebre suo malgrado, perché Moby, campionando una versione della sola Vera Hall registrata sempre da Lomax, ci ha costruito sopra la sua canzone più famosa, Natural blues.
Per approfondire
Lomax era particolarmente legato al blues, ma si interessò alla musica popolare di tutto il mondo. Viaggiò moltissimo in Europa: soprattutto Francia, Inghilterra (dove lavorò molto per la BBC), Irlanda, Spagna e, negli anni 1954-55, in Italia. Girò tutta la penisola con un furgoncino insieme al musicologo Diego Carpitella, registrando nei bar, nelle strade, nelle chiatte. Il viaggio è raccontato nel libro “L’anno più felice della mia vita”.
In un sito a lui dedicato, oltre a conoscere meglio il lavoro del musicologo, puoi ascoltare più di 17mila musiche registrate da Lomax, perfettamente catalogate. Il libro di Lomax sulla “scoperta del blues” è tradotto in italiano, e si intitola “La terra del blues”. In questo video tratto dal programma “C’è musica e musica” di Luciano Berio, Lomax tenta di spiegare come sarebbe possibile, secondo lui, descrivere le società umane in base al loro modo di cantare. Sul canale YouTube dedicato al musicologo ci sono moltissimi video.
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