Paul Simon - Graceland (1986)

Ovunque si volti, Paul Simon vede macerie. Hearts And Bones, l'album che avrebbe dovuto segnare il ritorno della coppia Simon & Garfunkel, esce nel 1983 in una versione «degarfunkelizzata». Paul annuncia all'amico la decisione di farlo fuori nella stessa telefonata in cui lo invita al suo matrimonio con Carrie Fisher, la principessa Leila di Guerre stellari: il 16 agosto 1983 i due ufficializzano davanti al Dio della Bibbia (sono entrambi ebrei) un'unione che resisterà nove mesi (e che genererà un libro, scritto da lei, Cartoline dall'inferno, con relativo film). L'album è un flop, come il matrimonio. Il 1984, dunque, è il punto piú basso nella storia personale e professionale di uno degli autori piú talentuosi venuti fuori dagli anni Sessanta. «Dov'è mia moglie ? Dov'è la mia famiglia ? Che succede se muoio ora ?», scriverà poi lui. Domande non insolite, per un quarantenne di successo, tormentato, conscio di aver inseguito obiettivi che una volta raggiunti rivelano tutta la loro inconsistenza: cose come il denaro, la fama, il successo. La salvezza gli arriva in modo inatteso: per mezzo di una cassetta che gli regalano e che contiene Gumboots : Accordion Jive Hits No. 2, una compilation di musica sudafricana contemporanea. Di mbaqanga, musica pop delle township. Simon capisce che la sua rinascita passa per il Sudafrica: parte per Johannesburg, dove registra sei tracce con i Boyoyo Boys, Tao Ea Matsekha e General M. D. Shirinda And The Gaza Sisters. Improvvisazioni nate in una grande sala in cui i musicisti suonano insieme e si guardano negli occhi. Tornato a New York, si accorge che quel materiale non deve rispettarlo troppo: lo produce moltissimo, monta frammenti di musica all'incontrario, vi canta sopra il dolore della mezza età dell'uomo occidentale, metropolitano, intellettuale e in crisi come è lui. Non rispetta né la forma né la sostanza del paese che l'ha ospitato. Non canta la violenza dell'apartheid, ma «la bellezza e la poesia della musica sudafricana». Nasce cosí un album strano, complesso, sottovalutato, che rilegge il mito di Graceland (in cui visse e morí Elvis Presley) come un nuovo paradiso in cui «tutti saremo ricevuti» e le tensioni e le insoddisfazioni verranno cancenate. Un album che cerca la pace, e che dunque non sa che farsene delle accuse integraliste a un presunto mancato boicottaggio culturale nei confronti del regime sudafricano. (Mia valutazione: Capolavoro)

di P. M. Scaglione - Rock! (Einaudi)

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