Genesis - Selling England By The Pound (1973)

Agevolato dall'abbandono di Peter Gabriel, che avverrà nel 1975 e segnerà una cesura nettissima, in fondo mai rimarginata, nell'evoluzione del gruppo, questo album passerà alla Storia come l'atto centrale di una trilogia classica, praticamente perfetta. La trilogia del progressive vero, alto, colto, britannico fino al midollo. In fondo, se Foxtrot (1972) getta le basi di un suono che The Lamb Lies Dovn In Broadway (1974), doppio, celebra con qualche autoindulgenza di troppo, Selling England By The Pound è il classico dei classici, il momento di perfezione di un suono, un'idea, un progetto che non poteva che nascere in un college inglese, nel paese e nel sisterna scolastico piú classista del mondo occidentale. E lí che Peter Gabriel incontra Tony Banks e Mike Rutherford, che cinque anni dopo, con Phil Collins e Steve Hackett, saranno tra i cinque a realizzare questo album. Richiami ai miti e alle leggende, soprattutto medievali, delle isole britanniche, citazioni ipercolte e costruzioni musicali complesse dicono quanto i luoghi comuni del rock'n'roll sembrino limitati ai ragazzi di questo inizio anni Settanta; che bisogno si senta di allargarsi senza limiti, in durata, complessità e tecnica musicale; che esigenza di libertà creativa si nasconda dietro questi interminabili assoli. Non può essere un caso se il primo paese nel quale i Genesis finiscono in classifica è l'Italia, in cui con Nursery Cryme entrano tra i primi dieci nel 1971, un anno prima che Foxtrot permetta loro di festeggiare il medesimo risultato in patria. Non è l'Italia il paese del barocco, quello in cui al musicista, come al poeta, si chiede la meraviglia? I Genesis non riusciranno mai piú, e meglio, a meravigliare come con Selling England By The Pound, forse perché il tema unificante, una sorta di discorso sulla Gran Bretagna contemporanea, si presta senza essere troppo limitante, forse perché, con l'eccezione di due tracce che durano poco piú di undici minuti, viene praticata una sintesi totalmente assente, per esempio, nelle esibizioni live dello stesso periodo. Cosí, tra richiami a T. S. Eliot e flussi di coscienza di giovani tagliaerba, l'album è una sorta di controcanto al piú intimista The Dark Side Of The Moon dei Pink Floyd, che gli è quasi contemporaneo: un grido di dolore per l'uomo moderno, schiacciato da tecnologia ed economia, un grido lanciato da chi di quella tecnologia e di quel sistema economico fa uso quotidiano. (Mia valutazione: Capolavoro)

di P. M. Scaglione - Rock! (Einaudi)

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