Ibeyi - Ibeyi (2015)
Le gemelle franco-cubane Naomi e Lisa-Kaindé Díaz erano attese al varco in questo 2015, dopo che l’anno passato grazie all’Ep di debutto “Oya” si erano fatte conoscere e apprezzare quasi all’unanimità da tutti gli addetti ai lavori. L’uscita per XL Recordings, responsabile di alcuni dei maggiori trend musicali recenti (FKA Twigs, Jungle, East India Youth) altro non ha fatto che fungere da cassa di risonanza. Non che il duo ne avesse particolarmente bisogno: più o meno tutti i blog e siti musicali specializzati le avevano indicate come uno dei nomi di punta da tenere assolutamente d’occhio.
Nate e cresciute a Parigi, le Ibeyi sono figlie del percussionista cubano Anga Díaz, membro del Buena Vista Social Club, scomparso quando le due avevano solo undici anni. La famiglia ha fornito loro i primi elementi per un’educazione artistica, in particolare la madre che le ha educate alla cultura Yoruba (una lingua parlata nell’Africa orientale e arrivata a Cuba oltre tre secoli fa attraverso la tratta degli schiavi). Dopo la morte del padre, le due sorelle hanno iniziato anche a suonare il cajon, strumento a percussione marchio di fabbrica di Diaz.
Tutta questa multi-culturalità ha contribuito alla creazione di quello che è ora il sound delle Ibeyi, una fusione fra folk tradizionale cubano, pop sperimentale, jazz parigino, R&B ed elettronica minimale. Misticismo e religiosità sono altrettanto parte integrante dell’album, sin dalla prima traccia “Ellegua”, una preghiera tradizionale cubana cantata in Yoruba. “Oya” apre all’accostamento con Björk: splendide armonie vocali che si distendono sopra percussioni tribali con grande gusto pop. Percussioni che troviamo anche nella successiva “Ghosts”, ma questa volta come asse portante dell’intero brano, e in “Behind The Curtain”, a riprova di come le radici cubane siano ben piantate in seno a queste due ragazze.
“River” e “Think Of You” convergono invece verso l’elettronica e l’R&B, anche se da questo lato le due sorelle osano davvero poco, preferendo puntare molto sull’aspetto vocale e poco su beat ed effetti. Con lo snodarsi della tracklist, il disco lascia purtroppo un po’ per strada le sue qualità d’innovazione e incrocio di sonorità per adagiarsi su territori più sicuri e comuni. Troviamo così l’elegante, ma poco incisiva, ballata “Stranger/Lover” e il binomio “Weatherman”-”Faithful”, dove la formula composta da beat minmali, piano e voci stratificate offre poco o nulla di interessante.
Meglio invece quando Naomi e Lisa-Kaindé aprono il loro cuore e ci rendono partecipi dei loro drammi familiari, con la toccante “Mama Says”, che racconta in maniera molto sentita il dolore provato dalla madre delle gemelle alla scomparsa del padre, e soprattutto con “Yanira”. Qui il canto si fa preghiera per la sorella maggiore, morta improvvisamente nel 2013, e il brano trasmette tutta l’angoscia provata dalle sorelle in quei momenti, con anche il beep del monitor per il controllo della frequenza cardiaca ad alimentare questo sentimento terribile.
Le Ibeyi, nonostante i diciannove anni segnati nella loro carta d’identità, dimostrano di avere già idee e personalità da vendere. La voglia di sperimentare c’è, deve essere solo alimentata e non, come è accaduto su certe canzoni, limitata alla replica del trend più attuale. Un esordio molto buono, comunque, dove la connessione fra le anime di Naomi e Lisa-Kaindé è la vera e propria colonna portante della proposta musicale del duo. D’altronde Ibeji, in lingua Yoruba, significa proprio “gemelli”. (4/5 voto mio)
Commenti
Posta un commento