di Alberto Campo
Nella discografia sterminata che Fela Kuti ha consegnato alla storia musicale del Novecento, Black President occupa un ruolo determinante, poichè fu l'album che ne impose definitivamente la figura su scala planetaria. Edito da una major, e perciò reperibile anche fuori dai circuiti specializzati, divulgò il linguaggio sonoro rivoluzionario del Presidente Nero oltre la ristretta cerchia degli appassionati. Accompagnato dagli Afrika 70, l'orchestra dal mutevole organico - qui c'è al sax Lester Bowie dell'Art Ensemble Of Chicago, per dire - che ne assecondava le imprese, in seguito ribattezzata Egypt 80, Fela mette in mostra il meglio di sé. Tanto per cominciare, ripropone due temi classici del proprio repertorio: il mantra anti-imperialista I.T.T. (acronimo di International Thief Thief), 18 minuti di funk africano fiero e polemico, e l'elegiaco Sorrow tears and blood. Un Riders of the storm ambientato in Nigeria, quest'ultimo: cronaca dell'orrore subito il 18 febbraio 1977, quando la polizia di Lagos fece irruzione in forze nella comune chiamata Kalakuta e devastò tutto ciò che le capitava a tiro, fossero persone o cose.
Arrestato allora con accuse fantasiose, da cui ovviamente in seguito fu scagionato, Fela Kuti uscì dal carcere dopo quasi un mese di reclusione e per prima cosa volle raccontare in musica quella storia di "dolore, lacrime e sangue".
Entrambi gli episodi citati, che insieme all'altrettanto classico Colonial Mentality formano l'ossatura del disco, sono archetipi dell'afro-beat da lui coniato al princiio degli anni Settanta, subito dopo l'estemporanea incursione compiuta nell'America delle Black Panthers.
Musica con radici profonde e tuttavia istintivamente cosmopolita. Riascoltata ora, continua a esercitare tutto il suo fascino e riafferma la statura straordinaria di chi ne fu artefice principale: uno dei grandi protagonisti della musica nera del XX secolo, fianco a fianco con i vari Bob Marley e Miles Davis. Tanto valeva e vale Fela Anikulapo Kuti, ineludibile snodo culturale tra l'Africa dell'era coloniale e quella proiettata invece verso il futuro. (Mia valutazione: Ottimo)
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