Jackie Mclean - It's Time! (1965)

È stata la vista di un poster del disco di oggi che mi ha inspirato la scelta del punto esclamativo, come trait d’union dei dischi del mese di Luglio. Il suo autore è poco conosciuto ai più, ma è uno di quelle “divinità minori” della Storia del Jazz che hanno passato gli stili, suonato con i più grandi, indirizzato anche le scelte musicali, ma appena un gradino dietro le Divinità Maggiori. John Lenwood McLean, per tutti Jackie, nasce nel 1931 in una famiglia di musicisti, a New York. Sfortuna vuole che nel 1939 suo padre muoia, ma ha la piccola fortuna di poter continuare a studiare musica grazie al padrino e al nuovo compagno di sua madre, che possedeva un negozio di dischi. Ma più che altro, quando è adolescente, Jackie ha la fortuna di vivere vicino ad alcuni di quelle Divinità Maggiori: passa infatti spesso a casa di Thelonious Monk, Charlie Parker e soprattutto Bud Powell, che quando Jackie ha 13-14 anni intravede del talento. Inizia a suonare in un’orchestra il sassofono, insieme a Sonny Rollins, si innamora dello stile di Parker e quando a 20 anni è chiamato da Miles Davis per delle registrazioni. Davis raccontò che per le registrazioni di Dig (del 1951, il disco uscirà solo nel 1956) in studio si presentò Charlie Parker, rendendo nervosissimo McLean, terrorizzato di suonare davanti al suo idolo: “Continuava ad andare da lui a chiedergli cosa ci faceva lì, e Bird (il soprannome di Parker, ndr) a rispondergli che si stava solo facendo un giro. Gliel'avrà chiesto un milione di volte. Jackie voleva che Bird se ne andasse perché così sarebbe stato più rilassato. Ma Bird continuava a dirgli come suonava bene e a incoraggiarlo, e questo alla fine rese la prova di Jackie davvero fantastica”. Con Davis suonerà anche in molti altri dischi tra il 1952 e il 1952 e parteciperà allo storico Pithecanthropus Erectus di Charles Mingus: leggenda vuole che Mingus lo picchioò, McLean tentò di pugnalarlo e per ripicca se ne andò a suonare con i Jazz Messenger di Art Blakey. 

La sua carriera sembra avvia al massimo successo, ma come moltissimi jazzisti di quegli anni, McLean divenne schiavo delle droghe: per questo motivo gli fu ritirato il permesso di tenere concerti in pubblico a New York e questo lo obbligò a un intenso lavoro in studio, che si rifletté nel gran numero di registrazioni a suo nome negli anni 1950 e anni 1960. Dopo aver registrato per la Prestige Records, egli firmò un contratto con la Blue Note Records per cui incise dal 1959 al 1967. Il suo stile hard bop diviene riconoscibile per il particolare modo di suonare il suo sax contralto, e tra la fine degli anni ’50 e gli inizi degli anni ’60 scrive i suoi dischi capolavoro: prove grandiose sono Quadrangle, da Jackie’s Bag del 1959, e il disco Let Freedom Ring, del 1962, meraviglioso lavoro dove aggiunge elementi distintivi della rivoluzione che Ornette Coleman aveva iniziato pochi anni prima, il free jazz, alla sua comunque ancora solida struttura hard bop.

Il disco di oggi è registrato nel 1964 con una band composta da il trombettista Charles Tolliver, il pianista Herbie Hancock, in uno dei suoi primi lavori di una carriera sconfinata, il bassista Cecil McBee e il batterista Roy Haynes. It’s Time! ha oltre 200 punti esclamativi in copertina quasi a sottolineare una vitalità creativa fiorente e incontenibile, in un periodo alquanto particolare della Storia del jazz: in questo disco è decisivo l’intervento di Tolliver che scrive con Mclean tutti i pezzi, continuando questo fruttuoso percorso al confine tra post-bop modale e free jazz. L'improvvisazione accordale gioca ancora un ruolo importante nella musica di questo bel disco. L'assolo di Hancock nell'apertura di Cancellation è un gioco di spigolature, scandite da un tempo semplicemente mozzafiato. Il funky di McLean Das' Dat ha sicuramente un debito con Horace Silver, ma l'elemento blues, che rimarrà per sempre uno degli amori del nostro, è puro Jackie McLean. Il modo di suonare di McLean non è particolarmente avventuroso, anche se a volte spinge il suo sassofono oltre i limiti. It’s Time! è micidiale - con Tolliver e McLean che si scontrano in un duello spettacolare- così come il ritorno del blues in Snuff. Tolliver, che ha fatto il suo debutto alla Blue Note con It's Time!, ha registrato tre album con McLean e diventerà noto per la sua voce di tromba fluida e lirica. Revillot di Tolliver (il suo nome al contrario) è un altro trampolino di lancio per grandi improvvisazioni. Il bassista Cecil McBee fa un breve assolo nella title track, il suo unico assolo in questa registrazione, anche se aiuta a guidare l'intera sessione.

Nel 1964 McLean passò sei mesi in prigione per questioni di droga, che segnerà sia la via privata sia la sua musica (che si sposterà con forza verso i primi esperimenti di acid jazz e alla sperimentazione più estrema. Tanto che nel 1967 la Blue Note, a seguito del cambiamento di gestione, pose fine al suo contratto, come fece in quegli anni con molti altri artisti d'avanguardia. Le prospettive di registrazione erano talmente poche e malpagate che egli preferì dedicarsi interamente ai concerti e all'insegnamento, che iniziò nel 1968 alla The Hartt School della prestigiosa University of Hartford  del Connecticut. Negli anni successivi, egli avrebbe creato il Dipartimento di Musica Afroamericana (ora chiamato "Jackie McLean Institute of Jazz") e l'intero programma di studi jazz. Nel 1970, con la moglie Dollie, fondò a Hartford il gruppo Artists' Collective, Inc. dedicato alla conservazione delle tradizioni africane negli Stati Uniti, promuovendo e realizzando programmi di istruzione nella danza tradizionale, il teatro, la musica e le arti visuali. È stato sempre, come molti jazzisti, artista decisamente impegnato sul fronte sociale, culturale e politico, sin dai tempi delle contestazioni contro la guerra del Vietnam. Uno dei bellisismi documentari di Ken Burns sui grandi del Jazz è dedicato a lui. Morirà dopo una lunga malattia nel 2006, e nello stesso anno fu nominato nella Down Beat Jazz Hall of Fame. Un musicista da riscoprire.

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