Beth/Rest - Bon Iver (2011)
Justin Vernon è nella piccola baita del padre, sta guarendo dalla mononucleosi. Passa tutto il tempo a letto, legge e guarda la Tv. Ora stanno dando Un medico tra gli orsi, una serie televisiva dove i personaggi si salutano dicendo: «Bon hiver» (cioè «Buon inverno»).
A Justin quel saluto piace, al punto che, quando dovrà formare una band (in realtà un semplice alter ego), la chiamerà Bon Iver, storpiatura di Bon hiver. Con essa darà vita a un percorso stupefacente, dove si ritrovano atmosfere sognanti, linee eteree ed estatiche, sentieri spettrali, chitarre appena accennate, silenzi di meditazione, candele acustiche. In un mondo che accelera, Bon Iver rallenta e sposta tutto ai confini della magia.
Beth/Rest è uno dei brani più controversi della sua produzione: per alcuni destabilizzante e addirittura prossimo a certi passaggi dei Chicago, per me invece sintesi tra precedenti esperienze, auto-tune e Peter Gabriel. Mi conforta che lo stesso Justin lo giudichi uno dei momenti più alti del suo percorso.
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