Rose City Band – Sol Y Sombra (2025)
di Maria Macchia
A distanza di due anni da “Garden Party”, la Rose City Band di Erik “Ripley” Johnson torna alla ribalta con il suo quinto lavoro in studio, “Sol Y Sombra”. Al fianco del polistrumentista e vocalist californiano troviamo i fedelissimi Barry Walker alla pedal steel, Paul Hasenberg alle tastiere e John Jeffrey alla batteria e percussioni mentre la compagna di Johnson, Sanae Yamada, già al suo fianco nei Moon Duo, è ospite ai cori.
Le dieci canzoni che compongono l’album sono l’equivalente di un viaggio in auto dall’alba al tramonto su strade assolate, al termine del quale, al calar della sera, è bello rincasare e trovare conforto nel focolare domestico. La cifra stilistica del disco, che non si discosta dalle consuetudini dell’ensemble, è basata sul dialogo costante tra chitarra elettrica e pedal steel guitar a sorreggere l’architettura di tutti i brani.
Il titolo del full-length, “sole e ombra”, vuole alludere agli inevitabili contrasti presenti nell’esistenza: gioia e apatia, ottimismo e ripiegamento interiore, notti meditative e giornate pervase da luminosa energia. Secondo lo stesso Johnson la malinconia e l’oscurità sono sempre in agguato nella nostra vita e le diverse tracce cercano di rispecchiare, sia pur nel prevalere di atmosfere ariose e solari, questo aspetto. I termini che ricorrono più spesso nelle liriche sono “sun”, “light”, “night”, “road” e “home”, ad evocare il metaforico dualismo giorno/notte e partenza/ritorno: emblematica, in questo senso, è l’opener Lights on the Way, che invita a cogliere l’attimo e a seppellire il passato percorrendo nottetempo un lungo tragitto verso casa. Open Roads vira decisamente verso il country e ricorda a tratti Act Naturally di Buck Owens, portata al successo da Ringo Starr. A seguire, si rallenta il passo con Rolling Gold, in cui la pedal steel guitar di Walker, autentica protagonista nella prima parte del brano, si intreccia con la chitarra di Johnson nella seconda.
Quasi pinkfloydiana è poi Evergreen, che esprime il bisogno di libertà e il desiderio di ritornare a Portland, Oregon, hometown di adozione di Johnson. All’immancabile compagna di tante avventure “on the road” è dedicata Radio Song, mentre Seeds of Light si caratterizza per un testo ad alto tasso di psichedelia (“Life so green/ In wind and water flowing/ Seeds of gold / Are forged in fires burning”) e un inserto quasi prog nella chiusura. Atmosfere Seventies per lo strumentale La Mesa, in cui è presente Yamada al synth e, mentre le ruote del tempo non si fermano mai (Wheels), Johnson & soci ci invitano a ritrovare l’armonia con il Tutto (“Life in peace/ In the sun / All the hearts turning / Back to one”). In chiusura The Walls, in cui emerge il contributo all’organo Hammond di Hasenberg, rimanda ancora una volta al gioco di antitesi tra fuga e rientro, movimento e stasi, mondo esterno ed interiorità che costituisce il leitmotiv del full-length.
“Sol Y Sombra” è un album “olistico” in cui l’ascoltatore potrà trovare, se si porrà con atteggiamento ricettivo, la conciliazione degli opposti insiti nella vita umana e riconoscere, in questo viaggio sonoro con la Rose City Band, che dalla complementarietà di “luce ed ombra” procede la totalità dell’Universo.
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