The Magnetic Fields - 69 Love Songs (1999)
Nella smorfia napoletana, il 23 è “o scem”. Probabilmente, è una traduzione errata de Il Matto dei tarocchi, da cui la smorfia prende in parte, in parte crea da sè e in parte riorganizza i misteri cabalistici biblici di una città che fa della magia uno dei suoi pilastri. Quello che mi ha ispirato il 23 è la scelta di album strani e particolari per iniziare il nuovo anno di questa rubrica. Ovviamente ci sono molti modi di definire “strano” un lavoro artistico, e casomai le scelte possono essere un momento di confronto e di stimolo rispetto all’idea che porterò avanti. Quella di oggi nasce a New York, quando un musicista, autore e paroliere, Stephin Merritt, ha in mente di scrivere un musical: da quello che racconta, l’idea gli viene in un gay bar di New York, quando il pianista del locale suonava le musiche di Stephen Sondheim, figura fondamentale del musical di Broadway (uno che ha scritto i testi di West Side Story e composto le musiche per successi clamorosi come Company, Follies o Sweeney Todd: The Demon Barber of Fleet Street). Lavora tantissimo, ha una valigia piena di canzoni, ma non trova un finanziatore. Abbandona l’idea, ma pensa a quelle canzoni, risultato della sua decennale attività di musicista. Qualche anno prima infatti, fondò a Boston il suo gruppo, The Magnetic Fields, che prende il nome dal primo romanzo surrealista francese, Les Champs Magnétiques di André Breton e Philippe Soupault, famoso perchè introdusse la tecnica surrealista della scrittura automatica. In quella formazione fa tutto, tranne cantare, ruolo che per un certo tempo fu affidato a Susan Anway, della band dei bostoniani V, e ad altri amici, tra cui va ricordato Daniel Handler, che diventerà famoso come scrittore con lo pseudonimo di Lemony Snicket. Dal terzo album, Holyday del 1994, quando firmano un contratto con la Merge Records, Merrit decide di cantare, sfoggiando un timbro da crooner per accompagnare le sue canzoni dolci-amare, impregnate di armonie decadenti e continui rimandi all’electro pop e al synth pop, mischiando le meraviglie del Brill Building sound degli anni ‘60 con le sonorità che la new wave europea portò negli Stati Uniti. Oltre a ciò, segue e si impegna in numerosi progetti collaterali, mostrando una vivacità creativa al limite dell’impossibile. Sebbene notati dalla critica, gli album dei Magnetic Fields non ottengono buon successo, finchè Merrit decide di svuotare la valigia di canzoni per il suo musical. L’idea iniziale, folle, è di fare un album con 100 canzoni: vista la mole, il costo, e le oltre 3 ore e mezza di musica, cede, e ne sceglie 40. Che però non è un numero interessante secondo lui, tanto che sceglie il numero perfetto per definire un disco di canzoni d’amore: 69. Perfetto anche per la elegante e ormai classica copertina, 69 Love Songs esce in un primo momento in tre dischi distinti nel 1999, ma già dall’anno dopo vengono racchiusi in un unico triplo cofanetto che spiega come meglio non si potrebbe il tipo in questione. Merrit nell’idea del musical voleva partire dai Sonetti di William Shakespeare, per descrivere ogni forma di amore, che sia sessuale, onirico, platonico, gay, lesbo e così via, senza nessuna distinzione nè classifica. Musicalmente, il disco è abbagliante per l’abilità con cui Merrit spazia tra i generi, in apparenza senza nessun rigore logico-filologico, scrivendo musiche che sanno del wall of sound di Spector agli Smiths (The Death of Ferdinand De Saussure), Zebra è un tentativo ironico di ricordare Cole Porter. Let's Pretend We're Bunny Rabbits sa di sgnagherati Beach Boys, e Merrit in più parti e in numerose interviste ringrazia Brian Wilson per avergli fatto amare una certa idea di musica. Si passa dalle atmosfere francesi di My Sentimental Melody, chiaro omaggio a Serge Gainsbourg a Underwear che cita nel testo il film di Alain Resnais, L'Amour A Mort del 1984. Suona di tutto Merrit: vari strumenti a corde, tastiere, percussioni, fiati, sintetizzatori, ocarina, vari tipi di ukulele, il Marxophone, le congas e potrei continuare (nel meraviglioso libretto della versione che riunisce tutte le 69 canzoni se ne contano in tutto 61) e canta di tutto: a-cappella in How Fucking Romantic, sperimentale in Experimental Music Love, fino a classiche serenate, come Nothing Matters We're Dancing, The Sun Goes Down And The World Goes Dancing, non-sense (Absolutely Cuckoo, Meaningless). It's A Crime è, parole di Merrit, un tentativo di "reggae svedese", e sembrano non poter convivere nello stesso disco I Think I Need A New Heart o Sweet-Lovin' Man con When My Boy Walks Down The Street, un tappeto di distorsioni da band americana anni ‘80, oppure con A Chicken With Its Head Cut Off, che come dichiarazione d’amore sceglie questa cruenta similitudine: Well my heart's running round/ like a chicken with its head cut off. Mischia ancora jazz, archi, synth pop in altre piccole perle, e la linea di pensiero del suo lavoro ben si evince da World Love, omaggio al Paul Simon di Graceland che dice: I know the solution/ love, music, wine and revolution. Il disco all’inizio, diviso in tre, uscì quasi inosservato, e nel 2000 con la versione riunita che venne pubblicata anche in Europa, sbalordì critica e pubblico, che gli tributò un piccolo culto, per l’idea bizzarra e geniale di condensare la storia della musica in 69 canzoni d’amore. Tra l’altro, Merrit nel 2002 scrisse due colonne sonore, Eban & Charlie e soprattutto Pieces Of April, film del 2003 con Katie Holmes che venne presentato al Sundace Film Festival, che prende il titolo da una canzone dei Three Dog Night del 1972: nella colonna sonora compaiono tre brani di 69 Love Songs, disco che celebra nel modo più bizzarro il sentimento più evocativo per la musica!
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