Budgie - Never Turn Your Back On A Friend (1973)
Nel mio ultimo viaggio in Irlanda, in una piccola galleria d’arte nei pressi di Grafton Street a Dublino, visitai una mostra di disegni e fotografie di Roger Dean. Per ogni appassionato del rock, questo nome significa alcune delle copertine più belle di tutti i tempi: con i suoi disegni che immaginano mondi alieni, nature gigantesche, con un tocco sognante e delicato suo marchio di fabbrica: famosissimo per la sua collaborazione con gli Yes, ma anche per i lavori con alcuni dei gruppi inglesi più particolari del periodo progressive, si calcola che i dischi con le copertine di Dean abbiano venduto oltre 150 milioni di copie. In questa mostra c’era il disegno originale di questo disco, accompagnato da una canzone, un riff micidiale che io non avevo mai ascoltato. Ed è così che io ho scoperto i Budgie. Gallesi, erano un power trio sulla scia dei Cream e della Jimi Hendrix Experience nato nel 1967, composto da Burke Shelley (voce, particolarissima, e basso), Tony Bourge (chitarre e seconda voce) e Ray Phillips alla batteria. Sin da subito interpretano il nascente hard rock e l’heavy metal in maniera febbrile e veloce, tanto che sono considerati il seme da cui nacque, ad inizio anni ‘80, la cosiddetta New wave of British heavy metal, genere per capirci che comprende Def Leppard, Iron Maiden, Saxon tra gli altri. Il tutto, va detto, suonato e cantato con una certa vena ironica, sin dal loro nome come band: budgie infatti significa pappagallino, che in questo caso suona l’heavy metal. L’esordio discografico è già bellissimo: Budgie esce nel 1971 per la MCA, dopo mesi passati a farsi le ossa nei club e nei festival rock. In copertina ha un cavaliere orientale con la testa di pappagallino che cavalca, in un cielo rosa, un cavallo bardato da battaglia. Perchè da battaglia è la loro musica: canzoni come Guts, Homicidal Suicidal e la splendida Nude Disintegrating Parachutist Woman sono canzoni cardini dell’heavy metal e punti di svolta per la sua evoluzione, con il regia quel Rodger Bain scopritore dei Black Sabbath, a cui per certi aspetti i Budgie si possono accostare, senza l’aria mefistofelico della banda di Osbourne e Iommi. Nel 1972 Squawk ha la prima copertina di Dean: un jet supersonico che come carlinga ha il teschio di un rapace: altre hit, come Whisky River, Rolling Home Again e Straded, il disco arriva alla certificazione d‘oro nel 1973. Anno in cui esce il disco che voglio raccontare oggi: Never Turn Your Back On A Friend ha in primis il nuovo logo Budgie disegnato da Dean, che riprende il cavaliere pappagallo orientale del primo disco che questa volta sta ammaestrando un gigantesco falco variopinto, nell’immensità degli spazi immaginifici delle copertine di Dean. Quella canzone che avevo sentito in quella galleria dublinese, in retrospettiva, è uno dei riff più belli degli anni ‘70: Breadfan è una canzone sull’ossessione del denaro (bread è slang per denaro): nella prima edizione aveva in apertura uno stralcio del discorso che Winston Churchill tenne nel 1942, quello delle “sangue,lacrime, fatica e sudore”, poi eliminata per problemi di diritti, ed è composta da tre fasi, il riff leggendario di Bourge assecondato dal basso velocissimo di Shelley, che canta con il suo timbro inconfondibile e il lavoro onesto di Phillips alla batteria, poi una parte acustica e dolce che riesplode nella ripresa del riff iniziale, una canzone che è poco conosciuta rispetto alla sua qualità. Ma il disco riserva altre gemme. Baby, Please Don't Go è un brano che mette in mostra le doti bassistiche di Shelley ; un altro pezzo che ogni fan dei Budgie conosce a menadito. You Know I'll Always Love You, è una ballad dal sapore americano, poi si arriva alla maratona dei nove minuti di You're The Biggest Thing Since Powdered Milk (altro esempio di titolo ironico, piccolo marchio di fabbrica della dimensione Budgie): Blues, Hard Rock e psichedelia in un brano che nonostante la lunghezza non è stancante.In The Grip of a Tyrefitter's Hand e Riding My Nightmare sono da apripista a Parents, altra canzone dimenticata e uno dei gioielli del disco con grande lavoro e attenzione alla chitarra di Bourge, uno dei chitarristi più sottovalutati del periodo. L’anno dopo, nel 1974. Phillips se ne va sostituito da Pete Boot, e i Budgie pubblicano In For The Kill!. Per anni la band continua a suonare e pubblicare, cambiando molte formazioni, rimanendo comunque sottotraccia in quanto a popolarità. Ci penseranno i grandi gruppi heavy metal degli anni ‘80 a farli riscoprire: i Metallica nel loro disco di cover The $5.98 E.P. - Garage Days Re-Revisited suoneranno la loro Crash Course In Brain Surgery e nella compilation del 1998 Garage addirittura Breadfan, descritta dalla band uno dei brani essenziali della loro giovinezza; ma anche i Van Halen, i Soundgarden, con Homicidal Suicidal e altre band riprenderanno i classici dei Budgie, una band sicuramente da riscoprire e che regala moltissime soddisfazioni inaspettate ai fan del heavy metal.
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