Pink Moon - Nick Drake (1972)
Agli attori il nudo non fa paura perché la pelle è il costume di scena. Capita spesso che attrici girino con grande naturalezza scene imbarazzanti e poi, quando il regista dà lo «Stop», corrano a coprirsi, come se si accorgessero improvvisamente di essere nude. Nick Drake era una delle poche persone che si sentivano nude sempre, sul palco, in studio e nella vita, da solo o davanti ad altre persone. Non aveva bisogno di un regista per fermare il ciak e riportarlo alla realtà. La sua realtà era immobile, fragile, inadeguata. Meravigliosa per tutti, ma non per lui.
Leggenda vuole che abbia registrato l'ultimo disco, Pink Moon, a mezzanotte, in due sole ore, nell'ottobre del 1971, alla presenza di un solo tecnico, e che abbia lasciato la bobina davanti alla porta della sua casa discografica, senza parlare con nessuno. Troppo timido anche per concedere interviste e per cantare dal vivo (due soli concerti, interrotti a metà, sguardo sempre a terra, seduto su una sedia), troppo debole per resistere alla depressione e all'indifferenza. Ha scritto tre album incantevoli, prima di togliersi la vita a 26 anni, senza nemmeno un biglietto d'addio. Un'uscita in punta di piedi, quasi a non disturbare chi non si era mai accorto di lui. Consapevole della fine imminente, aveva intitolato il disco «La luna rosa», che nella tradizione cinese è un presagio di sventura. A più di quarant'anni dalla morte, c'è chi lo porta nel cuore e chi ce l'ha tatuato sulla pelle. Era un meraviglioso genio che scriveva musiche di bellezza disarmante, fragili come barche di carta.
Scopritelo in una giornata di pioggia o quando il vento viene a bussare alla finestra.
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