Butthole Surfers - Locust Abortion Technician (1987)

Non so se l’annunciatore del concerto in cui, per sbaglio, furono scambiati il loro nome di band con quella di una loro canzone, ha intenzione di raccontarlo ai nipotini, ma un nanometro di storia del rock lo ha fatto pure lui: Nine Foot Worm Makes Home Food non era d’altronde un nome evocativo di bellezza per una band, ma la casualità volle che quella della canzone era decisamente peggio: Butthole Surfer, con il pubblico in visibilio per quel nome, tanto che la band decise di diventare i Butthole Surfers (letteralmente e senza simbolismi “i surfisti del buco del culo”). La band che probabilmente ha il nome più infame della storia del rock, tanto che per anni non fu mai annunciato nè dalle radio che passavano, raramente, i loro brani, nè dalle riviste, che lo consideravano improponibile, è una perfetta candidata per il mese di stranezze musicali. Gibby Haines incontra Paul Leary in un college di San Antonio, nel 1977, dove i due, e fa specie, sono due studenti modello: Haines tra l’altro è una semi celebrità perchè grande promessa del basket ma soprattutto figlio di Jerry Haynes, conduttore di un famoso programma televisivo del Texas, Mr. Peppermint, andato in onda per oltre 30 anni e migliaia di puntate. Haynes e Leary si laureano al Trinity College di San Antonio, Haynes addirittura come studente dell’anno un paio di volte ma la prima cosa che fanno insieme è creare una fanzine (per i più giovani, una rivista autoprodotta, spesso anche autoimpaginata e creata), Strange V. D., che raccoglieva con inquietante senso dell’orrido descrizioni, foto e storie di vistose malformazioni fisiche o dovute a malattie, che spiega perfettamente poi che idea di musica avessero in mente. Il duo nel 1984 già suona e compone e qualcosa arriva ad un tipo che viaggiava quasi sulla stessa linea di pensiero, Jello Biafra dei Dead Kennedys, che offre loro un contratto discografico. Il gruppo passa a 4 con l’ingresso di due batterie, King Coffey (alias di Jeffrey Koffee) e Theresa "Nervosa" Taylor, che prima faceva la ballerina nei loro “show”. Che si può immaginare erano inquietanti come il resto: ballerini e ballerine nudi e deformati da costumi posticci (la più famosa è Kathleen Lynch), gavettoni di non si sa che liquidi lanciati sul pubblico, piromania, autolesionismo e la proiezione durante la musica di filmati assurdi, il più famoso dei quali la registrazione dell’operazione chirurgica di ricostruzione di un pene. L’esordio musicale è un EP, Butthole Surfers, che più che canzoni sono neurodeliri, che diventeranno loro cavalli di battaglia: tra le perle, l’insulto hardcore di The Shah Sleeps In Lee Harvey Oswald’s Grave, il folk rock tragicomico di Hey e la follia totale di The Revenge Of Anus Presley. Nel 1984 passano alla Touch And Go, e pubblicano Psychic...Powerless...Another’s Man Sac, propriamente il loro primo album, dove con sforzo creativo ammetto non indifferente sommano Captain Beefheart ai Pere Ubu (Cowboy Bob) e riprendono in maniera definitiva Butthole Surfer, un mix micidiale di punk irriverente e di quell’idea di mostrare il lato malsano del sogno americano. Rembrandt Pussyhorse del 1986 li conferma originali e goliardici, quasi d’avanguardia per i loro sberleffi, con un suono ancora più ricco con l’entrata in gruppo di Jeff Pinkus al basso e l’uscita momentanea di Theresa Nervosa, che però è di nuovo in gruppo per il loro album cult. In copertina, un quadro di Arthur Sarnoff, Fido And The Clowns, che sentendo l’album ha lo stesso sinistro retropensiero del pensare a IT o a John Wayne Gacy. Locust Abortion Technician ha in scaletta 11 sofisticati deliri musicali, giocati sul fatto che i nostri sanno suonare davvero oltre il noise e lo sberleffo, e sono anche pionieri delle manipolazioni vocali (Haynes costruirà un modulatore di frequenze vocali a cui darà il nome di Gibbytronix). E scoprirete che la loro pazzia ha mandato frecce molto più vicine di quello che si pensi. La partenza è geniale: si parte con un ricordo di archi, poi un dialogo tra un figlio e un padre, che ad un certo punto urla Satan! e, partendo dal riffi di Sweet Leaf dei Black Sabbath, esplode una Sweet Loaf di un hard rock urticante e strambo. Il disco è tutto giocato sullo sberleffo colto ma irritante: Pittsburgh To Lebanon è la loro versione del blues, gli effetti elettronici di Weber e soprattutto Hay, spettrale; Human Cannonball, che ha il ritmo delle canzoni più accattivanti dell’epoca, ha un testo assurdo che in realtà parla di “human cannibalism” visto però da un oggetto usato per un crimine efferato (A part of me\Was introduced to you\Then it walked right\Out the door\And tonight\You're probably feeding\Like a human Cannibal). USSA è una litania che ripete per 4 minuti la sigla, unione di USSR e USA (in inglese ovviamente), The O-Men è un brano burla degli Omen, un gruppo hard rock abbastanza famoso in quel periodo, sfottuto perchè l’esibizione con cui aprirono un concerto dei Motörhead a cui i Butthole Surfers assistettero fu per loro insufficiente. Rimangono tre canzoni: l’allucinante Graveyard, ripresa due volte, 22 Going On 23, la canzone più sinistra di tutto l’armentario, che parte con una registrazione di una donna, che dalla voce sembra anziana, che racconta di una violenza subito quando “aveva 22 quasi 23 anni”, pezzo che poi si sviluppa in lancinanti assoli e le giocate disturbanti di Haynes con i delay vocali, e l’apoteosi della loro pazzia creativa, Kuntz: pezzo scritto da un’artista thailandese, Kong Katkamngae, e cantato da Phloen Phromdaen (tra l’altro entrambi non accreditati...) è tutto giocato sulla deformazione sonora e la ripetizione della parola, che si pronuncia come “cunts”, fighe. Il brano anni dopo fu ispirazione per Cristiano Godano, alla ricerca di un nome da affiancare al Marlene proposto da Alex Astegiano, chiamando così la loro band Marlene Kuntz. Se pensate che i deliri siano finiti, vanno oltre con il successivo, Hairway To Steven (1988), anagramma di Stairway To Heaven, che in copertina non ha nemmeno i nomi dei brani, ma dei pittogrammi che “spiegano” cosa siano (due giocatori di baseball, un cavallo, un coniglio e un pesce). Avranno pure l’onore di essere prodotti da John Paul Jones, nel 1993, con Independet Worm Saloon, che consiglio per approcciarsi in maniera meno “drammatica” ad un gruppo irriverente, bizzarro che in ogni suo lavoro ha messo un quid in più di pazzia, ovviamente alla maniera dei Butthole Surfers.

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