The The – Ensoulment (2024)

 di Andrea Notarangelo

Rientro nelle scene dopo un quarto di secolo (così come annunciato sul suo sito ufficiale), per i The The, la creatura di Matt Johnson che dal 1979 ci delizia con opere centellinate e pensate. Non fa eccezione questo Ensoulment (Animare), il quale, ci avvolge fin da subito in un’atmosfera notturna attraverso Cognitive Dissident. Tutto si trasforma ma ciò che non cambia è la qualità messa in campo. La voce di Matt è calda e segue quell’incedere caro a pesi massimi del cantautorato quali Leonard Cohen, Tom Waits e Nick Cave. Il titolo originale della seconda traccia ci ricorda che l’autore è un maestro anche di scrittura, ma Some Days I Drink My Coffe By The Grave Of William Blake è forse il pezzo meno riuscito della nuova raccolta. La ballad non è assolutamente un pezzo brutto. Gli arrangiamenti, ad esempio, sono perfetti e rendono il suono fresco e cristallino, ma la canzone suona fin troppo simile a The House of the Rising Sun, il pezzo portato alla ribalta dagli Animals nel ’64. Qui troviamo però un certo gusto per la psichedelia che si manifesta attraverso una chitarra in sottofondo, a cura di Barrie Cadogan (cantante e chitarrista dei Little Barrie), che non si limita ad accompagnare ma crea la giusta atmosfera attraverso accordi che scivolano gentili mentre Johnson duetta con Gillian Glover (autrice di un unico disco a titolo Red Handed datato 2007).

A proposito di questo pezzo il leader dei The The rilascia una dichiarazione interessante e degna di nota: “Spesso ho bevuto un caffè sulla tomba di William Blake, anche se oggi, in realtà, ci sono ben due lapidi a lui dedicate nel piccolo cimitero dei dissidenti in cui fu gettato quando morì. Negli ultimi quarant’anni, a intermittenza, ho vissuto lì vicino e devo dire che ho sempre trovato il posto stimolante per sedersi e spendere del tempo a meditare sulla propria vita. La nostalgia fa parte della condizione umana e il cambiamento è inevitabile sia nelle nostre vite sia nel mondo che ci circonda. Le grandi capitali come Londra spesso amplificano il senso di cambiamento, anche se una cosa che sembra non cambiare mai è il cinismo di chi è al potere“. Zen & The Art Of Dating, si aggancia alla precedente attraverso uno scambio perfetto tra il basso corposo e l’organo che creano l’ossatura della traccia nella quale Johnson mette in campo tutte le potenzialità della sua voce. Inizia come confidente, poi come persona convincente e a seguire il suo tono diventa imperativo fino a concludere nel drammatico. “Zen e l’arte dell’appuntamento”, oltre ad essere una provocazione è anche un titolo vincente e fa riferimento alla filosofia zen, l’arte di ricerca di un equilibrio, qui associata all’amore e agli appuntamenti romantici. Il gioco è quello di dimostrare come alcune situazioni tendono in genere a farci perdere l’armonia e la misura a favore dell’imprevisto. Il basso prosegue come protagonista indiscusso anche nella successiva Kissing The Ring Of Potus. La canzone, notturna, porta con sé qualche elemento di Morphiniana memoria nei momenti in cui il sax si introduce sinuoso e mantiene legati i vari elementi a cominciare dalla batteria ben cadenzata e la chitarra, che qui si limita solo ad accompagnare. Life After Life è elegante fin dalla sua introduzione che ricorda i Radiohead del periodo Amnesiac (ascoltare per credere la loro Knives Out), solo più rallentata e, se possibile, più inquieta. I Want To Wake Up With You è un gioiello che brilla di luce propria e risalta in questo lavoro già di per sé di qualità. Gli accordi di piano aiutano Matt nella sua dichiarazione d’amore mentre basso e batteria ci guidano tra i corridoi di un albergo silenziosi e poco illuminati. I The The sono maestri del genere e in alcuni pezzi questo tratto è più evidente. Come nella successiva Down By The Frozen River, ad esempio, dove bastano solo due dita di piano, la sua voce calda e pochi orpelli per sedurre e conquistare chi presta ascolto. Risin’ Above The Need riaccende il ritmo e gli ampli in attesa delle sperimentazioni sonore messe in campo dalla successiva Linoleum Smooth To The Stockinged Foot, la quale, più che una canzone vera e propria sembra una colonna sonora per film noir, dove gli effetti minimal creati dai fiati e dal violino fintamente sgraziato, sono i veri protagonisti. È un susseguirsi di emozioni intime fino alla conclusione a tratti impegnata e a tratti spensierata di A Rainy Day In May, nella quale Matt Johnson riemerge dal suo ennesimo e personale viaggio notturno per ritrovarsi davanti a un nuovo giorno carico di speranze e nuove possibilità.

Fidatevi del buon Matt, non è mai scontato e dopo qualche ascolto non potrete fare a meno di immaginarvi con lui in quella mattinata a sorseggiare un buon caffè e mangiare un cornetto mentre valutate che svolta dare al vostro domani.

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