Phish - Evolve (2024)

 di Marco Di Milia

Quando hai fama di jam-live band costruita negli anni con show ogni volta travolgenti e diversi, riversare quella stessa strabordante energia in studio può risultare nient’affatto semplice. Un dibattito già acceso ai tempi dei Grateful Dead e rinnovato con le schiere di devoti fan - o meglio di phans - dei Phish, pronti a seguire il gruppo originario del Vermont ovunque per assistere a spettacoli dal vivo diventati dei veri e propri rituali collettivi. Non da ultimo, il filotto di date tutte sold out nella fantascientifica venue dello Sphere di Las Vegas, dopo la lunga residency degli U2, a cavallo tra il 2023 e il 2024.

Dalla creatività all'essenzialità

Cercando quindi di fare buon ordine tra fruibilità e improvvisazione, ecco quindi consegnare il sedicesimo album in carriera, che i Phish hanno intitolato con giusta dichiarazione d’intenti, “Evolve”. Ovvero, un processo creativo del tutto inedito, con dodici brani, “estratti” da jam già ben testate dal vivo, molti dei quali proprio durante gli show nella Sin City e registrate nel corso di sessioni piuttosto veloci secondo una logica di libertà espressiva, per poi ridurre il tutto a una sorta di necessaria essenzialità, condensata in poco meno di sessanta minuti.

Il quartetto guidato dalla fantasia del chitarrista e principale compositore Trey Anastasio, insieme al batterista Jon Fishman, al bassista Mike Gordon e al tastierista Page McConnell nella quiete del suo studio-fattoria ha così realizzato un disco denso e pulsante, carico di trame scomponibili, quanto di groove muscolari e ipnotici. Dall’apertura di “Hey stranger” con il suo incedere quasi jazzato e fumoso, alle sequenze ondivaghe di “Pillow jet” passando per le virate introspettive di “Lonely trip” e Monters”, i Phish offrono un repertorio carico di sfumature differenti, senza rinunciare alle consuete svisate virtuosistiche, ma anche a territori luminosamente pop, come al rock e al blues del grande canzoniere americano.

Così, sospesi tra Byrds, Frank Zappa e molto altro ancora, se con il ritornello di “A wave of hope” si fa d’improvviso trascinante, in “Life saving gun” arriva in un colpo solo un abituale stralunato paradosso lirico e grinta dalle reminiscenze hippie mentre con “Evolve”, i toni diventano luminosamente acustici per tuffarsi alle radici della tradizione folk statunitense. Con la conclusiva “Mercy”, si chiude il programma con una ballata pianistica e un altro testo fitto di enigmi visionari, “Io sono l’acqua, danza nella luce / Muoversi nell’oscurità con il sole al tramonto”.

Melodia e inventiva

Probabile che “Evolve” sia davvero una delle miglior sintesi del Phish sound o quantomeno un ottimo biglietto da visita, con pezzi relativamente brevi e accessibili - il più lungo “appena”, 6 minuti, di suite barocche nemmeno l'ombra - ma che pure non rinunciano alla loro proverbiale imprevedibilità.

Eppure, nonostante per moltissimi, il vero spirito del gruppo sia da ricercarsi esclusivamente dal vivo, con il nuovo lavoro la band di Anastasio e soci ha messo su nastro la propria intenzione di evolversi e andare molto oltre l’etichetta di improvvisatori tout court, in un disco capace di incastrare alla perfezione melodia e raffinata inventiva. Certo, un singolo album non cambia certo chissà quali orizzonti per una band con una fama ormai tanto consolidata, ma i Phish hanno anche dimostrato di non volersi mai compiacere troppo.

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