Los Campesinos! - All Hell (2024)

di Nicola Gervasini

Con All Hell i gallesi Los Campesinos! diventano più sofisticati ma anche più disillusi.

Non mancava certo anche una dose di ironia nella scelta del nome dei Los Campesinos!, traducibile un po’ liberamente come ”i campagnoli”, visto che è questa la definizione che darebbe un qualsiasi londinese se gli chiedeste cosa ne pensa degli abitanti del Galles. Loro vengono infatti da Cardiff, e nel 2008 il loro primo album Hold on Now, Youngster… pareva il preludio di una felice carriera da hit-makers. Sebbene la band abbia un seguito ormai consolidato nel corso di 15 anni circa di carriera, le cose non sono poi andate così, visto che gli album successivi non hanno incrementato le vendite, e fatto perdere un po’ di entusiasmo anche nella critica specializzata che li aveva promossi in partenza.

L’evoluzione dei Los Campesinos! dopo un lungo silenzio discografico

Alla band è sempre stata contestata la propria indole un po’ grezza e adolescenziale, sia nella produzione dei dischi, sempre molto più di pancia che di testa come approccio, sia nei testi, sempre ironici e irriverenti (basta anche solo leggere titoli degli album e delle canzoni), al limite della sboccata goliardia. All Hell è il loro settimo album, e arriva più di sette anni dopo Sick Scenes, che era stato accolto con qualche freddezza, e porta importanti novità come l’autopromozione (dopo anni di contratto con la Wichita, il disco esce per la Heart Swells, fondata da loro stessi), ma soprattutto un cambio di marcia decisivo nella produzione, affidata all’arrangiatore Tom Bromley, che ha portato una decisa sgrossatura dei suoni a favore di un indie-pop più sofisticato del loro solito.

Ascoltate A Psychic Wound per credere, ma anche altri brani come Long Throes e persino episodi più power-pop come To Hell in a Handjob risultano più studiati del solito. Non che la band abbia del tutto perso la naïveté per cui era famosa, ma, dopo una lunga pausa, è chiaro l’intento di fare un passo più in là verso un pop più elaborato e adulto.

All Hell è una ripartenza in bello stile

Il risultato è incoraggiante, in patria già gridano al grande ritorno, e sicuramente All Hell segna una importante ripartenza di una band che necessitava una rinfrescata nella propria proposta, anche se ancora affiorano alcune sbavature e i testi continuano a esprimere una sorta di filosofia dal basso, con metafore che coinvolgono sempre riferimenti ai video games, al calcio, all’alcoolismo, al wrestling e ovviamente al sesso, esattamente tutto quello di cui potrete discutere in un qualsiasi pub del Regno Unito sicuri di trovare veri esperti in materia.

Insomma, i Los Campesinos! continuano a parlare la lingua di un popolo non più giovanissimo e perso in una nuova idea di “No Future” (“A 37 anni senza figli e un lavoro sono un morto che cammina” cantano), e, soprattutto, di non appartenenza al mondo di oggi, con il continuo riferimento ad un “loro “ lontano (il verso “Non comprano le birre che bevo/ E non bevono le birre che compro” direi che esprime tutto), eppure musicalmente il disco si lega ad un sound più da brit-pop anni 90 in maniera convincente. Qualcuno potrebbe lamentarsi per la perdita di innocenza, ma All Hell è forse l’album che apre un futuro che non era troppo sicuro fino a qualche tempo fa.

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