The Grateful Dead - American Beauty (1970)

I Grateful Dead un giorno diventeranno la band dal vivo per eccellenza, anni e anni a girare gli States con un seguito di fedelissimi che in qualche modo riescono a pagarsi la vita tallonandoli da vicino, stravolti dalle droghe e piú ancora dagli assoli interminabili degli ultimi araldi della psichedelia. Ma è difficile anche solo immaginarlo, in questo 1970 in cui la band californiana (californiana del Nord, praticamente San Francisco) si mette in tasca il primo successo da classifica. E Workingman's Dead, il quarto album registrato in studio, che — un po' per scelta, un po' per necessità — nasce come una raccolta di canzoni, vere canzoni americane, chitarre acustiche e arrangiamenti semplici, provati a lungo prima di entrare in studio. Forse sono i 200 mila dollari che devono alla casa discografica, forse è tutto il tempo che Jerry Garcia, il capo della banda, ha trascorso con Crosby, Stills e Nash. Forse è un momento particolare, magico, se quando Workingman 's Dead è ancora tra gli album piú venduti in America, dal vivo cominciano ad affacciarsi pezzi inediti. Nel bel mezzo dell'estate, i Dead sono di nuovo in studio a San Francisco, nella sala grande di Wally Heider, quella in cui hanno inciso anche i Creedence Clearwater Revival, i Jefferson Airplane, CSN&Y, per realizzare un nuovo album. Esce prima ancora che il 1970 finisca, e prima di Natale raggiunge il suo immediato predecessore nella Top 30 americana. American Beauty si impegna duramente per diventare proprio ciò che il titolo promette: una rassegna non banale di grande musica folk americana, virata ovviamente sul verbo del momento, il rock'n'roll elettrico che, dopo la sbandata della British Invasion, è tornato a essere soprattutto americano. Chitarre, molte chitarre, registrate insieme con Jerry Garcia e Bob Weir che si guardano in faccia, quasi si toccano, mentre suonano. Poi mandolini, armoniche a bocca, voci intrecciate e armonizzate proprio come fanno Crosby Stills e Nash. Folk americano dei tempi moderni, dalle atmosfere rilassate, tanto rilassate da sfiorare il country, qua e là, che è poi il suono che Garcia e altri della band hanno praticato prima dei Grateful Dead e che in realtà non hanno mai abbandonato. La chiave è la semplicità, una semplicità che per tutti, anche per loro, sarà difficile ritrovare negli anni a venire. Ma questo è un momento magico, una nicchia nel tempo. (Mia valutazione: Distinto)

di P. M. Scaglione - Rock! (Einaudi)

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