AA.VV. - I’m not there (O.S.T.) (2007)

Bob Dylan, che è stato anche attore (14 film come attore protagonista o co-protagonista), non concesse mai la sua autorizzazione per un film biografico su di lui. Con una unica, spettacolare eccezione: Todd Haynes, creativo cineasta canadese, che ha grande passione per la musica nei suoi film (cito per esempio Velvet Goldmine sul mondo glam, o un documentario sui Velvet Underground uscito nel 2021), ha il suo placet per un film su di lui, I’M Not There, che esce nel 2007. Dove per tutta la pellicola non viene mai citato Bob Dylan per nome, ma dove è rappresentato da 6 storie potenti e profonde da 6 personaggi diversi, ognuno a raccontare un aspetto del Dylan leggenda: il Poeta Arthur Rimbaud, il Profeta Jack Rollins / Padre John, il fuorilegge Billy McCarty, il falso Woody Guthrie, il "martire del rock and roll " Jude Quinn e la "stella elettrica" Robbie Clark. Il cast è stellare: Marcus Carl Franklin, 11 anni, in una prova magistrale per Guthrie, ossessione adolescenziale di Dylan; Christian Bale come Jack Rollins\Padre John, per il primo Dylan acustico e folksinger; Cate Blanchett come Jude Quinn, che rappresenta il Dylan della svolta elettrica ‘65-’66, accusato di tradire lo spirito della musica folk, per questo “martire”; Richard Gere è il Dylan che interpreta Billy The Kid nello storico film di Sam Peckinpah Pat Garrett E Billy Kid, e del ritorno alla musica country e folk; Heath Ledger è il Dylan febbrile e martoriato dalla fine del suo matrimonio con Sara di Blood On The Tracks; Ben Whishaw è un Rimbaud decadente e immaginifico, e Dylan non ha mai nascosto il suo amore per la poesia del grande francese. Il film ebbe grande eco, e vinse a Venezia il Premio Speciale della Giuria (presieduta dal regista cinese Zhang Yimou) e la Coppa Volpi per la miglior interpretazione femminile andata a Cate Blanchett (il quale premio fu ritirato, data l'assenza dell'attrice, da Heath Ledger, in una delle sue ultime apparizioni pubbliche prima della morte avvenuta il 22 gennaio 2008). Haynes pensa ad una colonna sonora degna di tale progetto, chiamando una serie di artisti a reinterpretare il catalogo dylaniano, pescando in alcuni dei momenti non solo più classici, ma anche minori della sua lunghissima carriera. Il materiale è così tanto che viene utilizzato solo in parte per il film e viene raccolto in una colonna sonora da 2 cd, che esce con lo stesso titolo del film. I’m Not There è infatti un’altra perla di quel tesoro infinito che furono i Basement Tapes e qui è presentata in due versioni: la prima dei Sonic Youth, quella di Dylan chiude il secondo disco quasi a dire che beffardamente che “lui non sta davvero là”. In mezzo altri 32 brani, dove amici ed estimatori prendono e reinterpretano, la maggior parte in modo interessante, il catalogo di capolavori. Parto subito dal dire che si poteva fare meglio sulla versione che Charlotte Gainsbourg fa di Just Like A Woman (uno dei massimi di Dylan), per il resto il disco è pieno di gioiellini, soprattutto quelli che riscoprono brani del Dylan minore: tra questi, emozionante sono le riprese di Goin' To Acapulco di Jim James e i fantastici Calexico (da The Basement Tapes,1975), che con il loro tocco psichedelico-tex-mex sono favolosi, anche in Dark Eyes con gli Iron & Wine (brano dal disco Empire Burlesque,1985). Molti dei brani sono suonati dalla Million Dollar Bashers, supergruppo che prende il nome dal titolo di una canzone di Dylan - The Million Dollar Bash - composto da Lee Ranaldo e Steve Shelley degli Sonic Youth, il chitarrista Nels Cline degli Wilco, la chitarra magica di Tom Verlaine, Tony Garnier, bassista di fiducia di Dylan, il chitarrista Smokey Hormel e il tastierista John Medeski. Ci sono prove di classe di grandi vecchi: One More Cup Of Coffee di Roger McGuinn con i Calexico, Tombstone Blues cantata da Richie Havens, Just Like Tom Thumb's Blues reinterpretata dal grande Ramblin' Jack Elliott, Senor (Tales of Yankee Power) da Willie Nelson (da Street Legal, del 1978, uno dei primi dischi del Dylan convertitosi al cristianesimo). Caratteristiche sono le riletture mariachi dei Los Lobos di Billy 1, dalla colonna sonora di Pat Garret, I Wanna Be Your Lover dei Yo La Tengo (questa presa da Biograph, disco del 1985). Non mancano i super classici: All Along The Watchtower cantata da Eddie Vedder con i Millon Dollar Bashes, The Times They Are a Changin' da Mason Jennings, Highway 61 Revisited cantata da Karen O degli Yeah Yeah Yeahs con i Million Dollar Bashers, Simple Twist Of Fate cantata da Jeff Tweedy. Da ricordare una tenebrosa Man In The Long Black Coat di Mark Lanegan, brano tratto da Oh Mercy! del 1989 e la bella ripresa di The Wicked Messenger dei The Black Keys. Vennero scelti anche due brani particolari all’epoca: Can't Leave Her Behind, registrato incompleto su nastro e in video nel maggio 1966 in una stanza di hotel durante la mitica tournée nel Regno Unito di quell’anno, riarrangiata in parte e cantata da Stephen Malkmus & The Million Dollar Bashers ; Mama, You've Been on My Mind / A Fraction of Last Thoughts on Woody Guthrie, qui uniti insieme da Jack Johnson, erano usciti separatamente nel primo volume della Bootleg Series (1991), Vale l’ascolto anche You Ain't Goin' Nowhere di Glen Hansard & Markéta Irglová, che in due si chiamano The Swell Season, i quali nel 2008 vinceranno l’Oscar per la miglior canzone originale, Falling Slowly tratta dal film Once. Rimane un tentativo unico e davvero interessante di carpire l’essenza di Dylan, da sempre misteriosa e sfuggente, il quale nel brano omonimo dice: Sì, credo che sia giusto, oh, nell’animo lo credo\mi hanno detto, come ho detto io, quando prima portavo io il peso del delitto\quando lei è tutto quello che le hai detto, come ho detto, tira dritto\vorrei essere lì ad aiutarla ma non ci sono, me ne sono andato.

Commenti

E T I C H E T T E

Mostra di più