New Order - Power, Corruption & Lies (1983)

4 ragazzi di Manchester fecero una promessa, una volta creata la loro band: se uno di noi fosse andato via, la band sarebbe finita. Probabilmente non pensavamo che l’abbandono di uno dei componenti fosse definitivo. L’infausto 18 Maggio 1980, Ian Curtis, cantante dei Joy Division, viene trovato morto nella sua casa al numero 77 di Barton Street a Macclesfield: suicidio. La band si scioglie in quell’esatto momento, mentre l’album testamento, finito da poco, Closer, regala al mondo l’ultima perla oscura di quella band formidabile. Bernard “Albrecht” Dicken, nome d’arte Bernard Sumner (voce e chitarra), Stephen Morris (basso e voce) e Peter Hook (batteria) cambiano subito nome, e diventano New Order. Sono passati pochi mesi, siamo nel settembre del 1980, quando esce con questa sigla Ceremony \ In A Lovely Place, scritte in precedenza come Joy Division. Ancora confusi, scelgono una tastierista, Gillian Gilbert, e registrano un nuovo singolo, Everything’s Gone Green, che anticipa il primo disco, Movement. Legati a doppio filo all’esperienza precedente, con Sumner che cerca invano di somigliare a Curtis nel canto, idee lasciate allora e riprese con confusione, l’ancora irrisolto problema della presenza-assenza del cantante, decisamente imponente. Eppure il seme viene già gettato: seguendo i nuovi ritmi elettronici, diffusi anche dalla loro leggendaria etichetta, la Factory, che non era solo una casa editrice musicale, ma una comune artistica che segnerà l’estetica britannica e non solo, decidono di virare sui suoni dance, e Dreams Never End, Truth e Denial segnano la strada. Visto l’insperato interesse, dovuto anche all’emozione dei reduci, la Factory piazza subito una antologia di singoli, e c’è più tempo e idee da sviluppare per il secondo disco. Che arriva nel 1983, fresco e originale, spazzando via l’idea che i New Order fossero i fratelli poveri dei Joy Division. È un disco dove il basso di Hook è il gancio (proprio il caso di dirlo) con la ritmica meccanica e oscura dei Joy Division, profetizzata dal loro produttore Martin Hannet, che però si apre a riff ariosi, al canto “naturale” e non più scimmiottato di Sumner, alla batteria che si divide con la drum machine, al tappeto delle tastiere della Gilbert. Nasce un suono che farà scuola, e che segnerà la new wave. Power, Corruption & Lies sono tre parole che Gerhard Richter, un artista tedesco, scrive a bomboletta fuori da una mostra a Colonia nel 1981 come atto di vandalismo. Inizia con l’aria scanzonata e fresca di Age Of Consent, primo grande brano del gruppo, una cavalcata leggera di chitarra e voce, sorprendente. La canzone finisce così: Do you find this happens all the time\Crucial point one day becomes a crime\And I'm not the kind that likes to tell you\Just what I want to do\I'm not the kind that needs to tell you\I've lost you, I've lost you, I've lost you, I've lost you. Il gruppo sperimenta la disco (The Village), le lunghe introduzioni (We All Stand), sperimenta anche nella lunga 5 8 6, intricata e manifesto del synth pop. Altre canzoni meravigliano: Your Silent Face, con arrangiamento orchestrale, verrà citata persino da Bret Easton Ellis nel suo famoso romanzo Le Regole Dell’Attrazione (che è del 1987). Ecstasy è il lato chimico della Manchester del periodo, capitale indiretta della diffusione dell’Mdma come droga delle discoteche. Ultraviolence e soprattutto Leave Me Alone, magnifico strumentale, senza macchina ma fatta solo “dagli uomini”, sono il sigillo di un disco che attraversa il dolore con la passione dei Kraftwerk innestata sull’oscura magia del suono Joy Division, che rimarrà sempre nel loro animo. Il disco passa alla storia anche per la leggendaria copertina, opera di un grande artista e animatore della Factory, Peter Saville (che è l’autore dei quelle eccezionali dei Joy Division). Saville trova per caso una cartolina della National Gallery, che rappresenta una natura morta floreale, A Basket of Roses, opera del pittore francese Henri Fantin-Latour del 1890. Di lui, in un passaggio de Alla Ricerca Del Tempo Perduto, dirà Marcel Proust: “‘Molte mani di giovani donne sarebbero incapaci di fare ciò che ho visto là’ disse il principe indicando gli acquerelli iniziati da Madame de Villeparisis. E le chiese se aveva visto il quadro di fiori di Fantin-Latour esposto alla recente mostra”. Saville dirà sempre che “I fiori suggerivano come potere, corruzione e menzogne si infiltrano nelle nostre vite. Sono seducenti” e sceglie il quadro per la copertina. Ci aggiunge un tocco dadaista: nell’angolo in alto a destra ci sono una serie di quadratini colorati, sequenza che si può decifrare grazie a una ruota cromatica messa sul retro della copertina. Una volta risolto, il codice cromatico restituisce la scritta “FACT 75”, cioè la 75esima release di Factory Records. I New Order continueranno a suonare, e Low-Life del 1985 saluta il post punk e con Subculture e The Perfect Kiss aprono la strada al technopop. Rimangono una band che ha saputo saltare l’ostacolo, un ostacolo gigantesco, sulla cui lapide c’è scritto il suo verso più famoso: L’amore ci farà pezzi.

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