Van Morrison – Keep Me Singing (2016)

Chi si aspettava novità, ribaltoni o sconquassi lasci pure perdere: Keep Me Singing è il nuovo-vecchio album di Van Morrison che ci attendavamo. Con un pregio in più, però, ossia è finalmente prodotto. Ci spieghiamo meglio: negli ultimi almeno quattro lustri o quasi i dischi del Belfast Cowboy sono spesso sembrati risultato di un tizio che entrava in studio con la sua più o meno fat band, inserire la spina e registrare il più in fretta possibile – non che siano mancati brani degni ma l’idea di un po’ di mancanza di cura serpeggiava, eccome. Benvenuto, pertanto, il buon ma superfluo Duets/Re-Working The Catalogue dello scorso anno, che grazie a Don Was alzava la media della cura dei particolari. E questo Keep Me Singing di questa filosofia ci sembra che ne sia legittimo figlio, sebbene autoprodotto dallo stesso artista: provate a metter su giusto adesso Magic Time (2005) oppure Born To Sing: No Plan B (2012) e poi fate seguire questo nuovo lavoro – impossibile non sentire una gran differenza in positivo a favore di quest’ultimo.

Beninteso, Van Morrison il fuoco che ardeva in Veedon Fleece (1974) piuttosto che in No Guru, No Method, No Teacher (1986) se l’è lasciato allo spalle da un pezzo, l’uomo è invecchiato e non si può fargliene una colpa – ma i tredici pezzi di Keep Me Singing sono un buon ritratto di un artista over 70 che alle spalle ha una storia titanica. Insomma, con mestiere e bei jeb assestati a dovere, come di dice in questi casi, il buon Van porta tutto a casa con gran piacere dei suoi ferventi ammiratori – fra cui naturalmente ci piace molto essere annoverati. Continua a leggere...

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