School Days - Chuck Berry (1957)

Mi guardava come un alieno, "Tu sai chi sono?", mi chiese. Aveva lo sguardo corrucciato, come di uno a cui la vita avesse sottratto qualcosa. "Sei Chuck Berry, l'uomo che ha inventato il rock'n'roll", risposi. Sorrise, ma di un sorriso appena accennato, si avvicinò al tavolo, si versò da bere e poi disse: "Quasi giusto, amico. Ma non completamente. Chuck Berry non ha inventato il rock 'n' roll, Chuck Berry è il rock h' roll». Luomo con la giacca nera dagli improbabili lustrini argentati e stivali da cowboy con la stella sopra il tallone aveva ragione. Parlava di sé in terza persona, come Maradona, ma poteva permetterselo. Come El Pibe de Oro, era un genio assoluto. Senza di lui non ci sarebbe niente della musica che amiamo. Niente rock, niente di niente. Perché Elvis ha cantato il rock n' roll (e ne è stato l'emblema, la visualizzazione), ma Chuck Berry l'ha scritto e suonato. Ha forgiato la rock song propriamente detta, in termini di forma (riff trascinanti e ritornelli da cantare in coro muovendosi come forsennati), ma anche di contenuto: parlava di «school days» e di macchine (spesso arrivava sul palco a bordo di una Pink Cadillac, da cui usciva intonando proprio School Days), di primi baci e grandi amori, in sintesi dell'adolescenza. Chuck Berry è stato il cantore di quel magico periodo del secondo dopoguerra dove i teenager potevano finalmente riconoscersi in un suono e in una trama. School Days contiene quel verso che diventerà poi leggenda e slogan: «Hail, hail rock 'n' roll/ Deliver me from the days of old», ma, più in generale, School Days contiene l'essenza del rock 'n' roll.

(M. Cotto - da Rock Therapy)

 

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