Modern Nature – How To Live (2019)

di Fabrizio Siliquini

Un album davvero interessante quello realizzato dai Modern Nature , supergruppo composto da Jack Cooper degli Ultimate Painting e Mazes, Will Young dei Beak> e Aaron Nevau dei Woods, ai quali si aggiungono Rupert Gillett al violoncello e poi Jeff Tobias al sassofono (Sunwatchers).

Il lavoro che nella press release viene accostato ai Caravan e ai Talk Talk, ma , senza sembrare esagerati, si può benissimo accostare anche ai Pink Floyd, magari togliendo un po’ di chitarra e ai secondi Radiohead, magari togliendo un pò di autocompiacimento, è indubbiamente piacevole e per certi versi sorprendente.

In realtà la prima sorpresa l’ho avuto quando ho letto che il nome della band deriva da un libro di Derek Jarman ,”Modern Nature – Diario 1989-1990″.

Per quanto a molti il suo nome dica poco, in realtà è stato un artista poliedrico, regista, sceneggiatore, direttore della fotografia, scenografo, scrittore e pittore, morto prematuramente di aids, e che personalmente ricordo per aver incrociato alcuni dei miei miti giovanili quali Adam Ant , è stato il regista di ” Jubilee” film del 1978, primo film punk britannico con molti volti conosciuti come Richard O’Brien, Wayne County, e un giovanissimo Adam Ant come attore , ma anche il regista dei migliori videoclip dei The Smiths , quali ” The Queen is Dead”, “Panic”, “There is a Light That Never Goes Out” e “Ask” .

Cooper ha visitato la casa Jarman, ed ha colto il messaggio di come la natura si fonda ormai con il territorio urbano, una natura sempre pronta a riaffermare il proprio domino, ma che in questa unione dei contrasti tra rurale e urbano esprime un fascino moderno e caduco .

Questo contrasto di paesaggi e’ tipico del viaggio, nel quale i passaggi tra ambienti urbani e naturali si susseguono, ed è la sensazione che restituisce l’album, il ricordo di un viaggio mentre appoggiato al finestrino osservi il paesaggio mutare davanti ai tuoi occhi .

Questo piacevole ricordo viene immediatamente sostituito dal piacere dell’ascolto, superato il breve ” Bloom ” tutto del violoncellista jazz Rupert Gillett, si passa immediatamente a ” Footsteps “, brano che si contende con “Criminals” e ” Peradam ” il podio per il miglior brano dell’album, e che si sviluppa tra la voce tranquilla ma perfetta di Jack Cooper fino al sassofono di Jeff Tobias che segna il brano donando un fascino jazz davvero interessante .

La combinazione di Cooper con la sua voce avvolgente e le sue melodie morbide funzionano bene con le tastiere di Will Young sia quando il sound e’ più sussurrato e rarefatto, come per ” Turbulence ” e ” Nightmares ” creando un’atmosfera semplice ma efficace , sia quando chitarra e sintetizzatore creano un impatto melodico più immediato come in ” Criminals ” e ” Séance “.

Per quanto un riferimento al post rock della seconda parte della carriera dei Talk Talk è ampiamente condiviso, i Modern Nature sembrano fondere più decenni di musica, andando a rispolverare i ricordi che vanno dagli anni 70 e di un certo sound elegante e ricercato come quello dei Pink Floyd, come avviene per esempio in “Oracle”, fino ad alcuni riferimenti più vicini ai Radiohead come in “Peradam” , uno dei momenti più importanti dell’album.

Insomma un grande lavoro, piacevole e con un livello assolutamente alto per tutta la sua durata, potrei dire una grande sorpresa se non fosse che Jack Cooper e gli artisti coinvolti nel progetto Modern Nature sono artisti che non hanno nulla da dimostrare e già famosi e apprezzati, un album imperdibile per gli amanti della buona musica, finalmente un vero super gruppo che non delude.

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