Van Morrison - Moving on Skiffle (2023)

di Massimo Quarti 

Taluni lo chiamano con appellativi poco carini. “Dinosauro rantolante” è uno di quelli che mi è rimasto impresso e mi ha fatto particolarmente sorridere, perchè ascoltando l’ultima uscita di Van Morrison, quello che mi è arrivato e mi ha colpito e vivificato, decisamente non mi sono sembrati i respiri ansimanti propri degli agonizzanti. Anzi, le ventitre cover, tre delle quali di Hank Williams, ma poi troviamo anche Lead Belly, Big Bill Broonzy, Woody Guthrie, sono rianimanti.

“Moving On Skiffle” è composto da brani risalenti a prima della nascita del rock ‘n’ roll, canzoni di un mondo di persone che aiutavano persone e contribuivano a sostenere intere comunità tramite azioni. Infatti lo “skiffle” è un vecchio termine che si usava come sinonimo dell’espressione americana  “house rent party”, letteralmente “festa per l’affitto della casa”. In pratica, nelle comunità afro-americane della Chicago di cento anni fa, si usava organizzare intrattenimenti musicali al fine di supportare e aiutare famiglie bisognose. Il termine ha poi viaggiato oltreoceano fino all’Inghilterra degli anni 50 ed ha definito i complessi che usavano strumenti “casalinghi”, poveri, come i kazoo, le washboards e altre percussioni di fortuna che imitavano le condizioni di suddette feste d’ingaggio e ai quali si univano pianisti di blues, ragtime, boogie-woogie.

Praticamente è dalla preistoria del rock ‘n’ roll che Van Morrison attinge per realizzare il suo ultimo lavoro “Moving On Skiffle”. Ecco servita l’opera del “dinosauro”: un’ora  e mezza in cui “Uncle Van” canta alle persone, si aggira in contesti popolari, semplici e gioiosi, dove il ballo è la vera festa, un percorso di successione di storie, grazie ad un’esecuzione così fresca da far pensare ad un live in studio, una tracklist impeccabile che non ti lascia saltare nessun brano, e poi voci e cori e un lungo ballo di gioia che tocca lo spirito attraverso il movimento fisico, il corpo.  

Si può dire che “Moving On Skiffle” sia il contraltare di “What’s it Gonna Take” , album uscito appena l’anno scorso; un altare costruito di fronte ad un altro altare, quello del “Con” e quello del “Contro”, con le persone e contro il potere, e non viceversa. “Moving On Skiffle” è la fisicità della gioia e dimostra che, se questo stile di musica è datato, lo sono anche le nuvole.

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