Robert Forster - The Candle and The Flame (2023)

 di Carmine Vitale

Non è un ritorno che fa rumore quello dell’ex Go-Betweens, Robert Forster. Torna in sordina a distanza di quattro anni dalla buona prova Inferno – salutata su queste pagine come un’opera sostanzialmente pop con coordinate dalle parti di Nick Cave e R.E.M.- e con una storia nuova da esorcizzare più che raccontare. Sì perché The Candle and The Flame, per Forster, rappresenta non tanto un ‘semplice’ ritorno quanto un album necessario se non altro per allontanare fantasmi e ricucire i pezzi di una quotidianità fagocitata da uno spauracchio anche più inquietante del disastro pandemico: il cancro diagnosticato alla moglie Karin proprio durante le fasi di gestazione del disco (2021). Presupposti che farebbero pensare ad un’opera a tinte fosche e che invece, in appena nove brani, riesce a trasmettere il desiderio di voler risollevare, accarezzare, curare, abbracciare con profonda delicatezza. Un viaggio salvifico che vede la collaborazione dei sodali Scott Bromiley, Luke McDonald e Adele Pickvance (già nei Go-Betweens), con lo stesso Forster a produrre assieme a Bäumler e ai loro figli Loretta e Louis Forster (chitarrista e bassista nei The Goon Sax), mentre il missaggio è stato affidato all’esperto Victor Van Vugt (in repertorio lavori per Nick Cave, PJ Harvey, Beth Orton e Mojave 3 tra i molti altri).

Una sinistra assonanza spinge a legare a doppio filo The Candle and The Flame alla fatica, anche lì reale, del mai troppo acclamato Electro-Shock Blues a firma Eels (1998) dove Mark Everett, come Forster, accetta di scendere all’inferno per combattere una personale battaglia e, possibilmente, trovare il modo per uscirne vincente (basti pensare alla traccia conclusiva Ps: You Rock My World del succitato Eels per capire a cosa si fa riferimento). Tematiche che si intrecciano ma metabolizzate cercando fughe sonore completamente diverse: asciutta, essenziale, minimale eppure accorata è la traccia folk seguita da Forster, che ha il merito di farci entrare con orecchio indiscreto nelle camere più private del suo quotidiano attraverso frammenti di registrazioni estrapolate da momenti in cui la fatica della moglie Karin lascia spazio al desiderio di sentirsi nuovamente libera da fantasmi.

Il risultato è una prova magistrale segnata da pochi elementi tutti perfettamente bilanciati: voce, chitarra, xilofono, violino coesistono in una piccola bolla senza tempo. Facile rintracciare riferimenti – più che citazioni – nella mescola di ballad agrodolci dal tiro folk-pop che abbraccia l’intero album, il quale non manca di mostrare empatia e vicinanza ad un certo tipo di ‘storia’: provate ad ascoltare intro e arrangiamento di brani come The Roads e Go Free – due brani che da soli già valgono il prezzo del biglietto – e vi ritroverete a galleggiare a mezz’aria travolti dalla cullante malinconia in chiave Big Star; non mancano accenti arrembanti (She’s a Fighter), momenti contemplativi e surreali (Tender Years) sulla scia dell’ex Green on Red – Dan Stuart, parole che sono ‘cura’ (It’s Only Poison), tempi estatici e dilatati (There’s a Reason To Live) e quel desiderio, mai sopito, di spogliarsi dal peso dell’oggi cercando riparo in un tempo senza tempo (When I Was a Young Man).

The Candle and The Flame è un disco pregno di significato, ricco di sfumature e d’altronde come poteva essere altrimenti? A Robert Forster e soci va riconosciuto il merito di aver saputo domare il ‘mostro’ con la delicatezza del più navigato songwriter, oltre a consegnarci una delle migliori uscite di questo prima finestra di 2023. Un ritratto di famiglia in bianco e nero sul cui retro imprimere a fuoco le parole di Karin: “Suonare con Robert riesce a farmi dimenticare, anche solo per un istante, di avere il cancro”.

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