Bob Dylan - Blonde on Blonde (1966)

Mentre il mondo gli chiedeva di tenere fede al suo ruolo di nuova guida spirituale delle nuove masse di giovani americani, nel 1966 Dylan si dimette definitivamente da nuovo santone rock con il suo disco oggi più riconosciuto e celebrato. Cosciente fin dal brano d'apertura della lapidazione a cui andava incontro (everybody must get stoned…), questo Dylan resta ancora oggi il più credibile esempio dell'artista che, sordo alle necessità del proprio ruolo di star, propone con fierezza la propria personale visione della vita. Questo spiega come mai, a parte Just Like A Woman che è canzone nota anche a chi non mastica il verbo Zimmerman, e tolte forse I Want You e Rainy Day Woman (che non mancano mai nei The Best e nei tributi all'autore), il resto di questo doppio album è composto principalmente da ostici e verbosi brani adorati dai fans, ma ben poco masticati dal grande pubblico. Il simbolo del disco è dunque Visions Of Johanna, per molti - ma anche a detta del suo stesso autore - uno dei testi più alti della sua opera, brano difficile che rappresenta però al meglio dove Dylan stava andando a parare in quel 1966. Disco governato dalle figure femminili, dalla Joan Baez che stava lasciando alla Sara con cui si era sposato tre mesi prima della pubblicazione, il Dylan di Blonde On Blonde guardava infatti ormai solo al privato, in un momento in cui tutti gli chiedevano di continuare a combattere per il pubblico. Ma la sua risposta stavolta non soffiava nel vento, ma era tutta in quell'espressione tesa e infastidita della foto della copertina. Sbiadita, come lo era la sua voglia di essere una rockstar.
(Nicola Gervasini)

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