R. E. M. - Out Of Time (1991)

Si ha un bel dire che le date sono solo una convenzione, che i decenni, come i secoli, non iniziano li dove si crede, ma sempre un po' prima, o un po' dopo. A volte le date contano, eccome. L'arrivo degli anni Novanta, per esempio, porta l'esplosione del grunge, crea nuove superstar come i Red Hot Chili Peppers e i Metallica, fa entrare gli U2 in una dimensione parallela di popolarità assoluta e consacra il fenomeno più improbabile, quello che ha al centro i R.E.M., da Athens, Georgia. Passati alla Warner con Green, i quattro — protagonisti, nel decennio precedente, della programmazione delle college radio fanno il salto grazie a un album che parla d'amore. Ne parla alla maniera loro, senza nulla concedere al luogo comune e senza molto spiegare: pili che di un'analisi o un racconto, si tratta di un'evocazione di sentimenti e stati d'animo, dalla solitudine all'euforia, senza dimenticare l'ossessione, abilmente dissimulata in Losing My Religion, quello che diventerà il loro successo pili grande. Out Of Time è per molti versi l'album pili eccentrico della band pid eccentrica tra quelle di popolarità mondiale: è l'album meno chitarristico della loro intera discografia e quello in cui Michael Stipe canta di meno (in due brani la voce principale è di Mike Mills, il bassista, in altri due Stipe duetta con Kate Pierson dei B-52's). E l'album in cui il suono è pili vario, forse pili colorato (Shiny Happy People), ed è per certi versi un album di transizione, il perno centrale di una trilogia che con Green (1988) e il magnifico Automatic For The People (1992) si avvicina sempre pili ai sapori del country (sempre alla R.E.M. naturalmente) e che rimarrà per sempre l'essenza di ciò che questa band rappresenta per la storia del rock'n'roll. Non a caso, dopo Out Of Time, il gruppo decide di non partire per suonare dal vivo in giro per il mondo, e preferisce preparare un quasi immediato ritorno in studio. Come se il lavoro vero fosse ancora tutto da compiere. E il pubblico a decidere diversamente, e a fare di queste undici canzoni un punto di svolta nell'affermazione mondiale di quella che un tempo era l'alternativa, e che ora, almeno temporaneamente, va al potere. Con qualche buona ragione: come avviene in questo medesimo 1991 per i Nirvana, anche per i R.E.M. è tempo di assumersi le responsabilità. Dieci anni di esperienza in più li aiuteranno a cavarsela. (Mia valutazione: Ottimo)

di P. M. Scaglione - Rock! (Einaudi)

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