The Beatles - The Beatles (White Album) (1968)

Una copertina immacolata, bianca e misteriosa: dopo la grande confusione iconografica di Sgt. Pepper i Fab Four della fine del 1968 sono semplicemente The Beatles. Il disco passerà però alla storia come 'The White Album', doppia raccolta che schizza verso poli distanti e attrae nel suo caleidoscopio di stili e umori fuori controllo. Frutto di sessioni interminabili, registrando più brani e più parti nello stesso giorno ma in studi differenti, il doppio bianco è al tempo stesso il disco della disgregazione e della piena sbocciatura dei singoli. Impossibile non cogliere nel suo cammino le diversità di intenti, gli stimoli di ciascun autore, anticipazione di quell'isolamento e incomunicabilità che farà divergere entro poco tempo le strade di John, Paul, George e Ringo. In questi solchi però tutto si tiene magicamente insieme proprio nella contraddizione degli opposti, risultando opera visionaria e totalizzante, che anticipa e ancora oggi supera molti temi del pop contemporaneo. Nel calderone finiscono gli zampilli psichedelici di Glass Onion, gli strali di Yer Blues, la frenesia rock'n'roll di Birthday e Back in USSR e il punk ante litteram di Helter Skelter, per non dire di una collezione di filastrocche folk e pop eterei. Lennon lascia alla memoria due della sue ballate più intense personali (Dear Prudence e Julia), McCartney risponde con la dolcezza acustica di Blackbird e Rocky Racoon e il gusto retrò di Honey Pie, Harrison indovina un altro capolavoro grazie alla lacrimante While My Guitar Gently Weeps, marchiata dalla partecipazione della solista di Eric Clapton. Il singolo prescelto è Revolution, dove il sarcasmo politico di Lennon anticipa la sua carriera solista. (Mia valutazione:  Capolavoro)
(Fabio Cerbone)

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