Pink Floyd - The Dark Side of the Moon (1973)

La linea melodica di Speak To Me/Breathe è come un tramonto del 1973, in technicolor; i tramonti allora erano di un arancione intenso, tersi e dal freddo pungente. L'ineluttabilità, la profonda, vitale malinconia, l'alienazione proseguono sui sintetizzatori di On The Run e sugli esperimenti che conducono a Time, forse uno dei brani più profondi della storia del rock. Già, la storia del rock, Dark Side Of The Moon è uno di quegli album che, più di tantissimi altri, merita un trattato tutto per sé; concepito con lo stesso approccio dei precedenti ha finito per essere "casualmente" curato in ogni minimo particolare. Ma non è questo il punto, non sono queste le ragioni per cui è assolutamente obbligatorio includerlo in qualsiasi scaffale dal contenuto culturale, non solo musicale; non è l'assolo vocale da "gospel mama" di Clare Torry in The Great Gig In The Sky, né la melodia ideata da Richard Wright, né i cori della citata Time, richiamanti le atmosfere di Abbey Road, inteso come l'epico album dei Beatles, né i sette quarti di Money; e nemmeno i resoconti oramai non più attendibili sulle vendite dal marzo 1973 attraverso quarant'anni di ristampe, CD, SACD e DVD. Quel che conta poi è il vinile originale, opera d'arte, pur'essa originale e non più manomettibile, l'indiscutibile, intrinseca bellezza di Us And Then, Any Color You Like, Brain Damage, della ripresa di Breathe e di tutte le altre. Troppo ovvio identificare o associare il "lato oscuro della luna" a quello della vita. E' stato riportato in un vecchio sondaggio che Great Gig è la canzone ideale per l'amplesso amoroso, così come che molti all'epoca dei fatti acquistarono il disco per la copertina targato Hipgnosis: affascinante come le canzoni del disco. (Mia valutazione:  Capolavoro)
(Roberto Giuli)

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