Pearl Jam - Ten (1991)

Solo con il giusto distacco e un po’ di anni dopo il 1991, anno della trionfale uscita di Ten, si è capito che i Pearl Jam col grunge non avevano poi molto a che fare. Dell’ultima grande rivoluzione che ha scosso la musica condividevano la provenienza (Seattle) ma non certi estremismi sonori né una certa (spesso tragica) pulsione autodistruttiva. Il primo album che segna l’unione tra Eddie Vedder - vocalist dal carisma straordinario - Mike McCready, Stone Gossard e Jeff Ament è piuttosto un ritorno del rock alla sua essenza, senza fronzoli né sporcature, rigonfio di passione e di riff memorabili, di esplosioni improvvise e tracce melodiche accattivanti. L’urgenza di urlare il malessere e il disagio di una generazione che ha perso i suoi punti di riferimento è ben presente (il serial killer di Once, uragano d’apertura; i tormenti autobiografici di Vedder in Alive, cavalcata elettrica con un assolo di chitarra che farà epoca; lo studente che fa strage in una scuola di Jeremy), ma tutto ciò si delinea in una forma controllata, calibrata, di presa immediata (Black, la prima di una lunga serie di ballate elettriche di cui i Pearl Jam diventeranno campioni assoluti). Sofferenza (Deep) e redenzione (Gardens), rabbia (Why go) e voglia di trovare una via d’uscita (Release me): Ten dimostra che il rock può ancora dare molte risposte e dare senso a molte giornate. E dopo più di vent’anni continua tuttora a farlo, più necessario e vitale che mai.  (Mia valutazione:  Distinto)


(Gianuario Rivelli)

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