Donald Fagen - The Nightfly (1982)

Fagen è metà della ditta Steely Dan, venerata dai musicisti e amata da chi coltiva la perfezione dei suoni. Da tempo ha in mente di mettersi in proprio, almeno per un po', e raccontare cosí qualcosa di sé. Quando ci riesce, nel 1982, con il primo album da solista, gli viene fuori qualcosa di bizzarro e affascinante, accessibile eppure indecifrabile. E la storia sentimentale di un'infanzia come la sua, sullo sfondo di un'America in cui i bravi padri di famiglia costruiscono rifugi antiatomici in giardino e però non rinunciano a un ottimismo che solo gli anni Sessanta, con la morte violenta dei grandi leader, con le guerre in Raesi lontani e le contestazioni giovanili, potranno distruggere. E un album di prima della guerra, insomma, registrato tuttavia interamente (e caparbiamente) in digitale, un tocco futurista che non sfugge neanche all'ascoltatore piú sprovveduto. Tanto piú che Fagen, come tutti sanno, in sala d'incisione è un perfezionista, e questa volta vuole che ciascuno suoni la sua parte separatamente, forse per approfittare al massimo della disponibilità di un 32 piste, forse per distaccarsi del tutto dal modo di lavorare tipico degli Steely Dan. Gli strumentisti sono infatti quelli che lavorano con il gruppo, tra i migliori, e solo le loro qualità gli permettono di realizzare un album come lo vuole lui, perfetto nei suoni, aerodinamico e levigato come l'astronave immaginata da un ragazzino degli anni Cinquanta. Il senso dell'operazione è proprio questo: una specie di scavo archeologico del futuro, una rievocazione di come l'America (e il rock'n'roll) avrebbe potuto essere, o forse lui stesso, Donald Fagen da Passaic, New Jersey, immaginava sarebbe diventato. Con i leggendari disc jockey che trasmettono solo di notte, l'Anno Geofisico Internazionale, i party nei rifugi antiatomici e i biglietti per le ruote che girano nello Spazio che sono già in vendita. E per questo che l'atmosfera di queste otto canzoni (una è una cover, Ruby Baby, del leggendario duo di autori Leiber-Stoller) è cosí malinconica: non c'è niente di peggio che avere nostalgia del futuro, quando si hanno piú di 30 anni e si comincia a capire che i ponti alle spalle sono ridotti in cenere. Dopo The Nightfly, Fagen impiegherà piú di dieci anni a fare qualcosa di significativo in ambito musicale: a volte raccontare i proprio sogni — e le disillusioni — costa maledettamente caro. (Mia valutazione: Buono)

di P. M. Scaglione - Rock! (Einaudi)

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