Bon Iver – 22, A Million (2016)

Caro Justin,
è da qualche anno che non ci sentiamo, per la precisione dal 2013, quando uscì Grownass Man, disco del tuo progetto parallelo, Shouting Matches. In quell’occasione, ti dissi che avevi fatto un mezzo passo falso e che il disco era una discreta cagata. Certo, tu sei uno che anche fuori dall’egida Bon Iver di cose ne ha provate tante, e ti do atto di una straordinaria creatività . Però, quella volta, la ciambella ti è venuta senza il buco. Capita. Mi dispiace che tu te la sia presa: per me l’amicizia è anche dirsi le cose in faccia, senza filtri e con onestà. In fin dei conti, come ben sai, quando ho potuto spendere per te le mie migliori parole, l’ho sempre fatto con entusiasmo e appassionatamente, senza aspettarmi nulla in cambio. Ti ricordi cosa ti disssi a proposito di For Emma, Forever Ago? Quel disco, quelle canzoni, e la solitudine del Wisconsin, mentre lenivano il tuo dolore, facevano altrettanto col mio. E’ allora che siamo diventati amici, quando ho capito che avevamo tante cose in comune e che tu sapevi raccontarle molto meglio di me, grazie a canzoni come Flume, capolavoro che mi accompagnerà per tutta la vita. Quando, poi, uscì Bon Iver, Bon Iver, mi schierai dalla tua parte, mentre qualcuno, dopo averti assurto rapidamente a enfante prodige della scena nu folk, non ebbe esitazione a voltarti le spalle. Certo, avevi perso l’innocenza degli esordi, costruendo la tua musica in movimento con arrangiamenti complessi e melodie oblique. Eppure, quel cambiamento mi piacque molto, nonostante preferissi di gran lunga il soliloquio interiore del tuo esordio. D’altra parte, un artista non può essere sempre uguale a sé stesso e deve seguire la propria ispirazione, ovunque questa lo porti. Adesso, la tua ispirazione ti ha condotto fino a 22, A Million, terzo disco di una breve, e fino a qui ineccepibile, carriera. Continua a leggere...

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